C’è un’isola in mezzo al pacifico, che resiste a tutte le tempeste pare, è di plastica infatti, grande quanto il texas, texas is a state of mind is an obsession*, una stella solitaria e galleggiante, oh numi possenti km e km di quadrati, sei-cento-novanta-seimila-duecento-quarantuno per essere precisi, un enorme patrimonio, anche a calcolarlo in centesimini di dollaro o di euro o di lire turche, di sacchetti e pezzettini di tutte le plastiche immaginabili, qualcuno persino si può supporre derivato, il pezzettino, la particola, dal grasso petrolio texano per cui, viene fatto di pensare, è come se esso di nuovo affiorasse nella sua epifania definitiva, l’angelo o il cavaliere non previsto da Giovanni l’apocalittico, il sacchetto di plastica. Si sono riuniti, è questo il fatto curioso e non si sa, si fa fatica a immaginare come si siano trovati, quale attrazione fatale si sia esercitata tra loro, come sia stato facile ai sacchetti quanto sarebbe difficile non solo tra uomini, persino tra maschi e femmine che costituiscono la maggioranza relativa della specie, ma anche tra formiche; o c’è da credere che esista una così enorme solidarietà tra le plastiche, la stessa che coalizza le cavallette.
*La frase, completa di virgole e maiuscole, di John Steinbeck suona, Texas is a state of mind. Texas is an obsession. Above all, Texas is a nation in every sense of the word