Ambrogio Lorenzetti (1290-1348 ) Il Buon Governo-particolare – Siena, Palazzo Pubblico
Siena, Siena, Siena. Siena mi fe’ disfecemi Maremma…a Siena repubblica progetto, architettura sull’onda di colli d’acqua, che scorre sotto. Siena difficile da dire. Ben in arnese un giapponese un dopo l’altro fotografa i dettagli del buon governo dell’Ambrosius Laurentii, soit Lorenzetti, 1337 forse 38 o 39 insomma a una plausibile distanza dalla Commedia di Dante -1321. Quanto durasse un anno al tempo si può mica tanto dire. Il buon governo è pittura laica e politica, per magnificare la magistratura di governo. Cartigli in volo e una lunga iscrizione che si legge con fatica nulla e commozione tanta, lingua è l’italiano, la mirabile la più di tutte lingua, fuori dal greco e forse dal tedesco, l’unica con cinque vocali tutte precise e due accenti esatti per definirne il suono se grave o acuto, se della pésca o di una pèsca, dialetti esclusi. Fuori fìschiola un vento arso, die Luft ist kühl und noch es dunkelt nicht und ruhig fließt kein Rhein, sondernb un ricordo d’Arbia, d’Ombrone e Merse che arriva su alla grande loggia del palazzo comunale, alta e maestosa come in genere i palazzi di Siena sono, volessero arroccarsi su sé stessi, non soltanto sui saliscendi della bizzarra natura collinare, ora erta, ora sprofondo o borro. Santa Caterina dà Siena. Da lassù boschi e monti lontani, colline colline e colline, i monti metalliferi e ancora e ancora. E non piove non piove non piove. Pare che il cielo voglia indurre a pensare che questa è l’ultima volta che vediamo, se ne resterà qualcosa, tutto questo bello costruito dalla disperazione a dispetto degli enunciati di speranza, ma in che, delle chiese, intese come edifici, il duomo più di tutti, la sua facciata succulenta di panna e crema rosa e di biscotto dall’alto di una vetrina di pasticceria fine. Nel caso resterà sola, inceneriti i turisti, chissà se qualche mummia rattrappita nella piazza imbuto, racconterà il paesaggio umano ad archeologhi futuri. Le pietre per quanto calcinate durano, vedi Marte, gli affreschi non si sa. Ninive scomparve. Alessandria bruciò prima che il sole ne terminasse la combustione. Persino il British Empire. Siena ancora non si sa. Il sole il sole il sole promette male. Ma nessuno di noi sarà lì a controllare. Il giapponese ci ringrazia. Da escludere che ci veda eredi di tutto questo magnifico carattere, di torri e prospettive. Il pianto che ci riempie gli occhi tratteniamo. Mai sprecare lacrime per piangere. Chiaro che accanto a noi non è la nostra l’ombra.
a Dante –Purgatorio V , 130-136
b Heinrich Heine Das Lied von der Lorelei. Parafrasi della seconda strofa.. L’originale, È fresca l’aria e imbruna e quieto scorre il Reno, diventa qui, È fresca l’aria e non ancora imbruna, non è tranquillo il Reno bensì..
Simone Martini (1284-1344) La Maestà – Siena, Palazzo Pubblico
Raffinata e intima, caro Pasquale, rassegnata e tenace questa vostra visita alla città modello del Medioevo europeo.
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Mi…. non faccio a tempo a fare le solite puntigliose correzioni che tu già hai letto dottore mio. Raffinata e tenace mi piace. Tibi gratias ago.
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