amen e arrivederci

Amen e arrivederci è il motto con cui Nietzsche chiuse più volte i suoi scritti. D. ha ormai un sacco di anni, non può dire quanto sia vicino all’amen e ricordare la distanza dagli infiniti disattesi arrivederci ; né sa ancora di preciso che persona adottare e con che mezzi presentarsi, se in prima in seconda in terza, se con un plurale sontuoso ; né  ha mai saputo che faccia fare, che maschera indossare per far dire agli altri, è lui, sicché dopo i promettenti inizi di carriera da regista, prima alla Scala, poi con ottimi esiti anche di critica qua e là dove il lavoro chiamava e per lo più nell’ambito del melodramma, preso atto però della propria scarsa, quasi inesistente capacità di presentarsi appunto, di rappresentare un personaggio, ovverosia di andare alla ribalta, di vendersi bene, di vincere in una parola gli ostacoli naturali del mestiere, per ritrosia ma non si escluda la vigliaccheria di chi non sapeva vivere senza uno stipendio e il traguardo di una pensione, superati alcuni concorsi con inatteso successo, per il resto della sua vita attiva, e mica poco, per 35 anni, ha insegnato arte scenica agli allievi di Conservatorio, di canto per lo più ma non solo, a Milano. Con un certo portato per la parola coscritta dalla necessità ha riscritto, adattato o composto dal nulla molti lavori di cui non è da credere sia rimasta traccia tranne che per i pochi pubblicati e subito smarriti dalla rovina di una casa editrice, la Ipocpress di Milano ; e alcune opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura di Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Pubblicati invece anche due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e due romanzi, il Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, tradotto questo per avventura in spagnolo da Orizzonte atlantico, altra casa sparita a sé stessa. Di sicuro c’è che D. occupa da molti anni nella rivista Gli amanti dei libri, diretta da Barbara Bottazzi, lo spazio quindicinale di racconti essenziali, L’ElzeMìro.