Quante volte capita e sarà capitato di ascoltare anche da parte di insospettabili la frase, Non capisco ma cosa ci vuole a decidere. È un mantra che passa per le nostre democrazie baraccone e periclitanti. Cosa ci vuole a decidere che un termovalorizzatore è utile e utili sono le pale eoliche e altre provvidenze. Ci vuole che la democrazia è lenta nel decidere e a volte si capisce che è esasperante perchè sotto il termine democrazia si passa spesso, mi pare, l’incapacità di vedere non solo le questioni, ma anche gli ingredeienti delle questioni in pentola. E così le opinioni di un consumatore di aperitivi al bar, di un maniaco-depressivo, di un’ossesivo-compulsiva, valgono più, perchè di più vengono utilizzate come strumenti di propaganda per tramite di una stampa, l’italiana per dirne una, trizzillosa e codina, valgono di più delle osservazioni meditate e sapute di studiosi e specialisti e persone dabbene che a un certo argomento hanno dedicato il loro tempo nell’interesse del sapere e del far sapere. Nell’interesse generale e più esteso possibile, collettivo insomma non di una casta, termine fastidioso lettere per lettera, perchè anche la collettività può rivelarsi casta e delle migliori tra le peggiori, pessima.
Senza alcun titolo per rivendicare qualche primato ricodo che qui già ho detto quanto basti dare un’occhiata a una carta geografica per avere contezza dello stato di salute delle democrazie liberali, tout court dei paesi liberi. E della cinghia che si stringe a mio avviso, niente più che un avviso, intorno a questi ultimi. E della coincidenza di intenti, ma spesso di modi, che accomuna in un unico calderone delle streghe sistemi di fatto fascistoidi quando non peggiori: sultnati, emirati, banati, putinati. Non faccio interpretazioni perchè qui si dovrebbe parlare d’altro. Però.
Da lettore di favole e appassionato di Mission impossible osservo come il processo di identificazione che presidia la lettura tanto de Il soldatino di stagno quanto di Anna Karenina ( dove sfido i maschi a negare di sentirsi Elle al cento per cento, col vantaggio che il treno non ci può investire; del resto Flaubert, Madame Bovary c’est moi). Nella narrazione politica, per quanto sordida, viene fatto di dire che il processo di identificazione sussiste ed è simile. Chi non vorrebbe talvolta essere ‘u tintu, ‘u Rambu, e tutte le epitomi dei tinti, quello che dice Sono troppo vecchio per discutere ( Eddie Constatine in Alphaville di Godard) cui le democrazie liberali non meno delle teocrazie (ogni dittatura è una teocrazia) senza vergogna affidono i lavori sporchi: gli 007 non meno di certi ministri adusi a fara sorbire le minestre amare spacciandole per ambrosie. Ma basta, lascio per ricordo da leggere questo lungo articolo di Andre Rizzi apparso oggi domenica 22 maggio s El Pais (a proposito di libertà) che cerca di succingere, traendone lo spunto, il lungo rapporto di Freedom House in merito. Anche di questo lascio traccia, sfidando il copyright ma la libertà di pdf dovrebbe assolvermi; ognuno ne faccia la traduzione che gli pare.
Putin, Xi y la primavera ‘horribilis’ de los regímenes autoritarios | Internacional | EL PAÍS
https://freedomhouse.org/report/freedom-world/2022/global-expansion-authoritarian-rule