Sento disagio nel pubblicare questa nota rabbiosa e che aggiunge parole e basta alle tante dette e a venire.
‘Scolta però, ti dico, mio padre aveva un amico, mira sto parlando di defunti anni venti,’ e come si dice fraterno, attributo di vaga interpretazione ma insomma fraterno, cresciuti insieme, stesso dialetto triestino d’origine, stessa strada stessa osteria. Lui Luciano convinto fascista; mio padre, vittima precoce del regime, come suo padre e sua madre antifascista culturale e genetico, partigiano, decorato e bla bla. Lucy Luciano appena più grande di mio padre, partì per andare a spezzare le reni alla Grecia, poi quando la Grecia le spezzò agli italiani si trovò infognato a Mostar-Bosnia con un freddo tale che i soldati si rompevano a vicenda il naso per non che gli cadesse(sic). Farla breve e per voce di Luciano che ricordo bene assai, Visto che l’esercito italiano era comandato da delinquenti (sic)– al mito postbellico di italiani brava gente egli non aderì mai e senza riserve – e vista la bontà dei locali, Luciano disertò. Con cautela passò ai titini e per qualche tempo combatté con loro. Poi siccome di guerra ne aveva avuto abbastanza, s’avventurò a Milano, dove stette nascosto ma palese: andava in giro un po’ sì un po’ no, con spilla del PNF (vedi in Wikipedia) all’occhiello e nessuno osava chiedergli cosa ci facesse a Milano, del resto era stato dato per disperso. Documenti falsi. A Milano quando mio padre ebbe bisogno di nascondersi perché non solo comunista, ma Bandit ricercato e condannato a morte in contumacia, Luciano lo nascose in casa propria, tra l’altro in via Monte Nevoso nello stesso stabile divenuto poi famoso per la vicenda Moro/BR. Mise in atto una forma di protesta radicale l’uomo, individuale ma efficace. A suo modo, forse molto in piccolo contribuì alla disfatta del regime.
A mio avviso sta prendendo o si farà strada nelle orecchie della gente una leggenda simile a quella del Itabragente, quella dei russi brava gente cacciati in guerra nolenti. XXI secolo: i soldati russi sono signori che usano Internet, venivano in vacanza chissà a Rimini, prendevano paste occidentali in discoteca, avevano un account FB o Instagram, loro amici o familiari giorni or sono hanno forse fatto la coda per mangiare l’ultimo burger prima della chiusura di McDonald’s. Da soldati sanno benissimo che se si spara a un vecchietto che cerca di fuggire, spesso muore, se si sgancia in volo una bomba su una casetta di paese o su ospedale, succede quel che sappiamo. L’ufficiale a bordo del bombardiere è un ingegnere, astronomo, navigatore navigato, matematico, ne sa più di Bertoldo, sa benissimo cosa fa, lo sa benissimo il capo carro. E invece di fuggire con l’aereo in Polonia o dove ti pare e consegnarsi, disertare, e il capocarro invece di girare il cannone e far fuori gli ufficiali e poi correre a consegnarsi agli ucraini, disertare, ecco questi due individui cosa fanno invece, bombardano alla sanfasò, deviano le condutture dell’acqua, tagliano l’elettricità. Si dice che già sia cominciata l’allegra sarabanda degli stupri, del resto pare che il grosso Putin abbia cooptato unità siriane, forse all’uopo. Piccoli e grandi Putin si divertono, per me è fuori di dubbio. Non hanno giustificazioni. C’è niente da capire. Sai, dici, hanno sofferto da piccoli con padri ubriaconi: e cchisefrega, meno botulino e più TSO. In Normandia, se non prima, i soldati tedeschi avrebbero potuto consegnarsi, smettere di sparare, arrendersi, invece crucchi nichts. Combattere a dispetto dell’evidenza. Per dispetto. Ma i tedeschi forse contribuivano a un mito personale, alimentato da un’ignoranza crassa. La propaganda li aveva imbesuiti. Forse sì forse no però. Scusanti zero. Agli assassini piace sparare. I poveri braccianti meridionali spediti al fronte nella prima guerra mondiale, a un certo punto si ribellarono. Poi furono fucilati certo ma perché non furono capaci di ribellarsi sul serio e sparare agli ufficiali o sparire come Luciano. I braccianti non sapevano niente. Non leggevano e non erano nemmeno letti dalle classi dominanti. In Tutti a casa, il coniglio Sordi alla fine però prende il fucile, si difende e insegna a difendersi.
Trovo evidente che con la sinistra e la destra unite nel pacifismo e nel pacifismo degli italiani che 6/10 sono contrari all’invio di armi agli ucraini, pare, sia difficile essere concilianti. È lo stesso atteggiamento panciafichista si diceva un tempo e fascista di fatto che adora e blandisce il prepotente, il vincitore, si fa i cazzi propri nella migliore delle ipotesi o ciuccia i cazzi altrui per blandire e vedremo le lamentele della Confindustria per i mancati guadagni dai traffici con la Russia. Signo’ tenimmo famiglia e spiagge private.
Siccome ho studiato qualcosa ti ricordo che nel ’36 la fine della Repubblica Spagnola la determinarono le potenze occidentali che per paura del comunismo non inviarono armi e munizioni ai repubblicani. ( a parte Stalin che le mandò, in comode rate, ma poi fece in modo che i comunisti assassinassero gli anarchici, aggiungendo guerra civile a guerra civile).
Ma che persone sono costoro? Sono dei Salvini, trincerati dietro il mantra negoziale. La dignità del battersi, la stessa degli ebrei a Varsavia, degli Irlandesi, dei Curdi, non sfiora la mente di costoro. Finalmente il cerchio tra sinistra e destra si salda in un un’unica visione implacabile dell’umano: il ratto, l’infame, il comodóne, se non il comèdone. Gli aggettivi danno soddisfazione a chi li usa ma non modificano la realtà che è peggio.
Senti poi. Una mia ex collega mi dice che tra i russi iscritti al Conservatorio di Milano, è invalsa l’attitudine a strisciare lungo i muri, a non parlare russo tra loro, a cercare di sparire. Si tingerebbero i capelli di castano, mi dice l’amica. Un accenno di dissenso scritto o anche il contrario nada. Uno, Straccio il passaporto e chiedo asilo politico, nada. Nada. Nada. Tutti chiacchiere e solfeggi. La domanda è che persone sono? Che infami. Che svergognati. Che inestetìsmi. L’aggetivazione denuncia il disagio di avere a che fare con umani così.
Su tutto ciò, su questa rovina brilla tuttavia la stella della signora Netrebko, la soprano black&decker, la sabotatrice dei teatri d’opera occidentali. Si è rifiutata di dissociarsi dal suo santo patrono; l’hanno cancellata dai teatri mondiali ma vivaddio la smetterà di portare rovina all’opera specie italiana con i suo rutti da alcolista. Canterà kalinka a motore sulle rovine di Odessa. È una grande consolazione per noi sapere che non si farà più viva a Milano.
Sento disagio, ti ho detto, in generale sempe quando oso dire dell’indicibile. Trovo disagio per non stare zitto fronte ai ronron di quelli che non ne provano: intellettuali e professori e filosofi, qualcuno che conosco e non nomino, tutti mangiatori di merda del mago che discettano, accusano, tutti pacifisti sì ma col culo degli altri. Degli ucraini nella fattispecie. Difficile per essi/loro/li da capire che tra essere pacifici e pacifisti ne corre di acqua. Un Dniepr. Provo disagio e non sono sicuro di non essere fuori luogo qui e in generale. Aggiungo soltanto che me lo permettessero età e salute, già sarei perlomeno in una cucina da campo lassù a preparare minestroni. Almeno. Ma sarei d’impiccio e me ne dispiaccio. Mi accontento di quel che riesco qui a distanza. Contribuisco al conflitto con sapone, coperte e pannolini. E me ne vergogno.