Da leggersi Dune

Dal basso della mia posizione di specialista dell’insuccesso qual io mi vanto posso parlare con il massimo agio di film di fantascienza perché circa la loro genesi e sviluppo mi laureai a suo tempo, relatore Umberto Eco che mi accusò di spiritualismo senza sapere che di Bergson non avevo letto nemmeno le date di nascita e morte, che ero ateo genetico e nietzsciano acquisito dopo averne acquisito ed eletto l’opera omnia, hmm quasi omnia, dell’adelphi; ma a lui, all’Umberto stetti semplicemente sulli cabasisi perché non usai i suoi strumenti di indagine semiotica. Un punto mi diede per premio, un punto e mi fermò a 109.

La fantascienza è nata con il cinema, il cinema fu in sé fantascienza e, per esteso, l’arrivo della locomotiva in sala vista dal punto di vista di uno che sta sui binari fu il primo di una serie di film catastrofisti. Ma insomma se vuoi sentirti citare qualche titolo più denso prendi Metropolis di Lang, senza gli interventi di Moroder al sintetizzatore . Poi il cinema si sbizzarrì in avventure spaziali, molte di serie B o C, Quatermass, Forbidden planet, in mostri, The Thing, Them, nelle distopie, 1984, e poi Brasil che di serie era A con relativi cliché di paura e orrore ( vidi Cittadino dello spazio al cinema Prealpi di piazza Prealpi a Milano, ah Milàn Milàn l’era bela granda , avevo 3 anni e baby sitter era termine ignoto ai miei giovani genitori sicché sempre con loro dovunque : e io mi spaventai a sangue alla vista di un cervellone gigante che cento ne pensa e mille ne fa) Il genere, piuttosto tipico prodotto della guerra fredda – gli alieni, i manipolatori, i cattivi del di fuori sono i sovieti, vero è uguali a oggi, come poi in 007, a guardare i film con occhio interpretativo ; la lotta degli umani, cioè dei buoni occidentali è sempre per salvaguardare le proprie cocacole, i frighi e la cucina americana – , il genere prese a declinare intorno ai sessanta del XX sec. A parte arrivarono Alphaville di Godard che a suo modo fu un capolavoro, e poi Stranamore, capolavoro, e Space Odissey, Solaris, sai di chi, e Star wars, il primo, che vidi nell’enorme cinema Manzoni a Milano in prima fila centrale allucinato dalle immagini ; infine Blade runner, visto e stravisto : I’ve seen things you people wouldn’t believe… Attack ships on fire off the shoulder of Orion. Ma dei film moderni, anche la serie Spazio 1999 che passava in tv la domenica pomeriggio alle cinque, visti o rivisti appaiono come prodotti di un declino. La vera ascesa allo spazio e tutta la tecnologia connessa, compressa quella qui che mi permette di scrivere sciocchezze e di metterle in rete, volessi persino dettando a questa macchina, bè hanno in larga misura superato i limiti fantastici evocati dal cinema.

Ma se capita, vado ancora a vedere cose. A suo tempo, con piacere, il Dune di Linch, molto disprezzato e che invece era un bel lavoro di costumistica, ambientazione, luci, messa in sccena e recitazione – il barone Arkonnen come un brufolo raccapricciante e capriccioso e il bellissimo androgino Sting, superbi –. Quindi dei sequel, del sequel del sequel in sala da ieri mi pare, che vuoi che ti dica perché guarda che è difficile parlare male di una cosa che non è un film, questo dune ; leggilo all’italiana dune perché altro non è se non  la proiezione di diapositive – sai gli amici che ti suppliziano con le loro foto animate a Photoshop – del viaggio di nozze in Marocco di Paul Atreides and Chani Kynes. Si può invero lamentare la riduzione del cinema a questo, si può lamentare la mancanza di cinematografia, di mise en scene. E si può osservare come il regista che ha il nome di un automobilista di F1, sia apparso alla madonna della mediocrità e sotto il suo manto azzurro si sia accoccolato. Hic manebimus optime. Altro boh. Di Dune la prima e l’ultima cosa bella che ho avuto dalla noia è Zendaya, per cui ho un debole e che trovo di cangiante e inquietante bellezza da quando la scopersi, fino a scovare in rete tutte le sue apparizioni da ragazzina, in quella formidabile serie fuori dalle righe che fu Euphoria… andata a male in secondo stagione in un autocliché…. e in coppia con la fulminante e bellissima anche lei Hunter Schaefer ( mi rifiuto di qualificare la sua situazione di genere di cui non ce ne può fregà de meno). Zendaya/Chani, qui tra le dune si muove bene, ex ballerina, agile agile studiata, regge benissimo il primo e il primissimo piano, è intensa senza essere straordinaria e si vede che ha cercato di suggerire al regista, senza essere ascoltata ma lasciata fare senza volante, che occorre essere credibili. Chalumet-della-pace-sia-con-lui, forse dovrebbe riflettere invece sul cosa fare da grande ammesso che arrivi ad esserlo e decida di cambiare parrucchiere. Il resto del cast con qualche nomone, omesso per rispetto alla carriera, attinge ai propri ricordi di scuola d’arte drammatica i dejà vu  appresi, ma senza nemmeno l’impegno contrattuale. Forse pagati poco o stufi di tenere la testa ferma, le braccia ferme, gli occhi sgranati in un esoftalmo maligno, la bocca in un ghigno da ictus. Ma ripeto, tutti ospiti del viaggio di nozze, tra tramonti, arconti, pobbie, sabbie, rune, crune, lune e dune e tiro alla fune, con verme.

Volevo uscire dopo il primo tempo che in questo caso è arrivato gradito a lasciare sgranchire il sedere formicolante. In più ostia, davanti a noi una coppia disturbata di piccioncini presi da una còrea extraterrestre, e tuffa le dita nel popcorn e bevi la sprite e apri la minerale e pulisciti il bocchino e vai a fare pipì. Veri alieni? No, autentici rompicoglioni. Dune è risultante di un marketing fascistoide, vedér per credér, che conosce mandibole, tentacoli, ureteri  e allahkbar del suo pubblico.

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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2 Responses to Da leggersi Dune

  1. azsumusic says:

    Si dispongono tutte le imbeccate sul blocchetto degli appunti rigorosamente virtuale. Da inserire nel paniere l’Arancia Meccanica, fantascienza pura al pari degli altri titoli, per la riprogrammazione chimica della scimmia. Mentre su Eco avanzo l’inchino, su tutto il resto dello scritto applico il rakʿa. Salamelècco.

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    • dascola says:

      Muy rico, me alegro y gracias. Rak’a sarebbe il triplo kotow cinese insomma. Arancia assolutamente sì, concordo.

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