Un affezionato lettore Azsomusic mi scrive un lungo commento al brano sul film di Cortellesi. Il commento ha scatenato una replica chissà se eccessiva ma che mi pare centrata o decentrata forse. Propongo qui pertanto e il commento di Azsumusic e la mia replica
«Penso che il cinema sia come la politica: il successo dipende dal saper cogliere il sentimento del momento tra le masse. Fare neorealismo alla Cortellesi è un punto di vista femminista, movimento che ora punge e fa presa, come presa l’ha fatta il politicamente scorretto prima che si arrivasse al silenzio dei recenti tempi. Il film in questione, si intenda, anch’esso possiede una comicità scorretta sebbene con accezione negativa. E bello, è bello. Un po’ perché, come riportato dal Fatto, ricorda Parasite ovvero quel genere di film che evolve con il personaggio, partendo dal comico e culminando nel tragico, per poi magari ritornare al semiserio. Un po’ perché ricorda quello che di meglio il cinema italiano, nel dopoguerra, ha saputo realizzare. “C’è ancora domani” come una citazione del “Bellissima” di Visconti, con a capo la suprema Magnani. Impossibile non vincere l’Oscar, non soltanto come miglior film straniero. Si pensi a “Roma” di Cuaron in B/N che riuscì a vincere un po’ di tutto, con certo una poetica differente e probabilmente più originale nel concetto. L’unica pecca di “C’è ancora domani” è non essere riusciti a rappresentarlo nell’oggi. Esperimento in cui Sorrentino riuscì, nella sua visione della “Dolce Vita”. Per il resto, davvero un gioiello. Ed ho visto solo il trailer.»
Dopo aver ascoltato di prima mattina un po’ di Brahms e qualche Schumann, caro Azsumusic, prendo carta penna e calamaio per dissentire. Intanto sul fatto di fare valutazioni da un trailer : non è vietato ma è poco. Poi con l’assunto che il cosiddetto femminismo sia un sentimento di massa. Di massa femminile intendo dire. Sì, non nego che ci sia un certo non so che di sono femmina e me ne vanto – atteggiamento non so quanto diffuso e in ogni caso stupido – che circola ai piani alti. Ma, a giudicare dall’ondata di vittime donne giù nei basements direi : più che all’orgoglio siamo, come pare, alla guerra. A proposito di guerra donne e bambini sono di regola, parlo di adesso stesso mentre ti sto scrivendo, le vittime innocenti del funesto amor loro (parafrasi da Simon Boccanegra-Prologo/S3) L’amore del maschio nasconde il pugnale o il cuscino in faccia. Non lo dico io, lo dice Shakespeare con Otello. Hamas e Putin sono la metafora di Otello e le Desdemone subiscono. Se vuoi, la tragedia è l’emblema dell’incompatibilità tra i due generi maggioritari. Gli unici realisticamente parlando. Il maschile e il femminile non sono complementari ma, a mio avviso, enantiodromici. Sono la cultura senza spocchia, l’amabile ragione, il buon senso cortese, l’educazione intesa anche come buona educazione, la gentilezza coltivata con cura, e la coltivazione di sé, persino la convenienza non dico di no, a rendere possibile l’incontro tra “specie” così diverse come mi sembrano essere l’una del maschio e l’altra della femmina.
Mi pare pertanto che se vogliamo parlare ovvero scorporare dal come il cosa, la sintassi dai contenuti, cosa che quasi sempre mi provoca orticaria, mi pare pertanto – mentre ti scrivo dei primati, tutti maschi lo so, in automobile suonano i clacson per esorcizzare un ingorgo scatenato da un incidente che qualcuno di loro ha provocato per imprudenza e stolidaggine forse in una galleria qui vicino ( di solito è così) ; i primati chiamati in causa alla fine si stuferanno di dovere assomigliare agli uomini – mi pare pertanto che bene il film della Cortellesi illustri la tesi che il progresso è cultura ( Delia, la protagonista, mette da parte i soldi per mandare la figlia a scuola) e anche politica (Delia finge una fuga d’amore e invece fugge al seggio elettorale). Andando a votare le femmine di allora invertirono il ruolo della tragedia shakespeariana e misero loro il cuscino in faccia agli Otelli : fessi tutti presi dal un wagneriano incantesimo del cazzo ; la vicenda collaterale del matrimonio della figlia di Delia saltato alla lettera per aria mi pare emblematica. Dissento sul modus della politica : è vero per carità che quella che da mo’ si chiama così insegue le masse ; è circa dal fascismo in avanti, per dare indicazioni temporali fumose, che la politica si manifesta nel titillare le prudenda delle masse là dove esse prudono ( per scabbia, piattole, pulci e affini) ; e dove desiderano essere grattate. Il fascismo cos’è in sintesi : sostituire all’argomento lo slogan che soggioga a se stessi tutti i masanielli. Alla cura paziente la pubblicità. Da lì l’inutilità del dibattito, del parlamento, della dialettica. È il trumpismo e il melonismo : Meloni un caso di femmina perversa che attende da se stessa un’erezione (al cielo), Trump il caso di un equivoco perverso che vuol scendere dal grattacielo.
Ma c’è stato un tempo un cui politica significava proposta: dopo la sgangherata stagione degli assolutismi senza idee ( lo scettro come metafora del manganello come metafora del cazzo) il XIX secolo produsse proposte – vedi Marx e poi muori – articolazione di pensiero, di idee, gioco argomentativo. Sostanzialmente rinuncia al muscolo ischiocavernoso, a vantaggio del circolo, del cortile, persino della baruffa chiozzotta, del fare calmo e cauto del femminile migliore. Si veda ne I compagni del Monicelli la fatica educativa dell’intellettuale tra le masse operaie.
Dopo tanto sproloquio torno al cinema. Non c’è mi pare niente di male ad annusare il vento e surfarne l’onda. Il cinema è industria ma un’industria che si rispetti (riflessivo) è quella che anticipa non quella che si accoda e aspetta. Lo diceva Steve Jobs. Mi pare pertanto che Cortellesi non c’entri niente con il neorealismo né con Bellissima. Il neorealismo portò la macchina da presa per strada. Negò il teatro di posa, persino l’attore. Prese il signor Umberto D. e lo inquadrò nell’unico modo possibile, b/n e ratio 3/4. Il film era il proseguimento, dall’attenzione ribaltata, della Settimana Incom e l’antitesi al l’irreale del Film L(d)uce. Ma il neorealismo faceva piangere. Cortellesi mima, agita la maschera del neorealimo, non punta alla lacrima, anche per questo va detto detto che il suo è straniamento. Non vuol far piangere, prende per il bavero, costringe, come diceva e ddaje Brecht, costringe il pubblico a prendere partito, a dividersi. Se fossi un uomo, dalla proiezione di C’è ancora domani uscirei con la coda tra le gambe circondato come nel film da un coro di donne decise. Le troiane si sono incazzate e tutto questo non lo sopporteranno mai più.

Risposta stuzzicante e apprezzata.
Mi sentò però di dover inserire, più che dissentire, una nota di colore: ovvero, “Tutte a me capitano”.
Ricordo quel maschiaccio di famiglia, la sua ossessione per la mannaia e gli inseguimenti ai danni di noi maschietti in casa.
Poi penso a quello zio e alla sua relazione con una donna tranquilla, dedita allo sport e alla passione per le lame lunghe non meno di 20 cm, accuratamente poste sotto al proprio cuscino nel letto matrimoniale la sera, prima di dormire.
C’è poi la mia prima fidanzata, giovane donna con il desiderio di far distogliere lo sguardo e la parola del sottoscritto da qualunque altra donna, parenti incluse, meglio se inclinando la vista a terra oppure verso di lei.
La fidanzata…e si era persino spinta oltre: limitare i miei contatti con l’ambiente musicale, quello maschile.
Fu a quel punto che me ne fuggii.
Ma ero giovane…e ne avrei qualche altra da raccontare.
Di fatto, gli uomini non denunciano, non ne parlano.
Noi maschi sappiamo il perché…
Mentre le donne, a essere onesti, dovrebbero seriamente temere più loro stesse che gli altri.
Non è una provocazione.
Chi lo direbbe, che per numero di giovani cadute, la causa primaria sono le malattie?
Chi direbbe che a seguire ci sono gli incidenti?
Chi direbbe che, come cause ultime delle vittime donne, ci sono le azioni violente?
Già, solo le cause incidentali sono in rapporto di 5 a 1 rispetto alle uccisioni.
Non è che forse il problema principale è che non si parla del problema principale?
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Mai sentito parlare di Erinni? Di Diana cacciatrice? Eh bè sì bè…
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Eh già. Proprio così.
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