Dopo averlo ascoltato da El Paìs cui sono abbonato, per tutti coloro che non lo sono ho cercato il riferimento al podcast di ‘stamanae mattina. L’ho trovato e lo propongo ad autorevole corollario di quanto mi sono azzardato a scrivere qui, giorni fa, in Eichmann a Trenord. Sottolineo che la scorsa volta dimenticai di specificare che Eichmann andrebbe richiamato in vita da Netagnau perché il ferroviere sarebbe senza dubbio molto abile nello smistare palestinesi da una rovina all’altra infino alla Endlösung, la soluzione finale, che molti reclamano en alta voz in Israele e a media luz come il tango anche nell’Europa ballerina che, con l’inazione, manifesta la propria patente connivenza con il governo israeliano. Connivenza che senza tanti complimenti si sta stemperando in molle complicità. Non ho strumenti che io conosca per tradurti il podcast – puoi magari metteri i sottotitoli e tradurteli uno per uno – ma non dubito che tu che sei un nerd specializzato sia in possesso di traduttori, trasduttori, guglatori per ascoltare la magnifica conversazione tra Andrea Ricci, corrispondente dal mondo per El Paìs e Silvia Cruz Lapeña, la conduttrice del podcast. Magnifica, a mio avvviso, ché afferma l’importanza, sempre a mio avviso, di ogni piccolo atto individuale di boicottaggio verso il prepotente. L’ho già detto ma ripeto, è come per la spazzatura, se ognuno fa la sua raccolta differenziata, allora cambia, o almeno si muove qualcosa, in meglio ; almeno alla bell’e meglio. Ai fascisti locali, alle Meloni d’ogni tempo e d’ogni età raccomando di non voltarsi dall’altra parte come Josep Borrell dice, ma di guardarle bene le braccia, le facce, gli occhi, le mani di questa gente affamata, ridotta alla brutalità della fame. E provi a non dire mai più ho fame, o se mai con ripugnanza per sé stessi ; di ripassarsi le facce fotografate nell’Europa terrorizzata del 1945, sfinita e affamata anch’essa e dell’Italia prosciugata in cioce e stracci, spinte nel baratro dalle dementi idee di quei dementi che ancora oggi i camerati glorificano con i loro bracci tesi, le loro pistoline alle feste di capodanno, le loro leggi di inconcludente ferocia, i loro anoi. Ahinoi, oìmoi.
( p.s. mi hai trovato retorico eh, sì, ‘u sacciu ‘nu tantillo, ma quanno ce vo’ ce vo’)
