
Francisco de Goya – Saturno devorando a su hijo (1819-1823)
Non è da poco che la rete si popola di inviti, allarmi, predicozzi e predizioni di nutrizionisti e consigli per gli acquisti e ricette della pletora di cuochivendoli che passano tute le frontiere del ridicolo suggerendo come cucinare il cavolo nero …poco mi raccomando – petula la giornalista-in-cucina – per non perderne il contenuto vitaminico… ahi, il cavolo nero o lo cuoci almeno 40 minuti o è crudo cioè immangiabile. Vabbè, il silenzio non è contemplato da nessun sito che fondi la propria esistenza sulla ciarla, sull’ esprimersi su tutto, sul sistematico ricorso al nulla per assemblare pupazzi di neve con la neve che non c’è né ci sarà mai più ; ma i pochi commercial che mi passano davanti agli occhi, anche il filmino ultimo di Esselunga, mostrano una realtà innevata che sì forse a Sankt Moritz, forse a Oslo. Il forse non è tirato per i capelli… qui nella più o meno nordica Lecco di giorno la temperatura sale senza fatica a 10 o 12 gradi, altro che Babbo Natale.E non si avvista una nuvola nera da settimane.
Ma il discorso che mi perplime e angustia è circa il cibo. Un discorso co-ossessivo-compulsivo rivolto, non so a chi, ma a gente, ce n’è un sacco in giro e io ho difficoltà a uscire perché non voglio vederla, a gente che sul cibo e sulla sua preparazione, scelta e conseguente ostensione su tovaglie in regola con l’etichetta (non intesa come pizzino di stoffa col nome di frabbica o brand) fonderebbe pare la sua ragione d’essere. Del resto e sempre per timore, ho qualche ritegno ad andare a fare la normale spesa alimentare per non sentirmi chiedere e se sto qui per Natale – avessi delle renne e una slitta forse mi muoverei ma altrimenti dove vorrei andare, rispondo – per non vedere l’occhio lubrico del negoziante che apparecchia sul banco i suoi prodotti per le feste come un tempo i barbieri offrivano calendarietti profumati allietati da figurine porcelle, e preservativi. Scopate fratres. E mmagnate.
Non capisco e non giustifico in questo mondo occidentale dove è già il Tutto ad essere alla portata di tutti, tranne dei poveri che sarebbero pochini nelle gibigiana delle statistiche, e senza riguardo né attenzione al troppo, che è dubitabile certo ma osservabile, non giustifico e non capisco questa bulimia ostentata e propagandata di cui osservo peraltro gli esiti, tuttaltro che salutistici e temperati da una attenta analisi psicovitaminica, in giro per il supermercato, guardati attorno : sempre più obesi e sempre più giovani, sempre più coppie la cui distanza tra le teste è antivirale, sempre più carrelli gonfi di cocacole, caccole, snacks e bric-à-brac alimentizi fondati su sintesi ardite di innumerevoli prodotti tra cui qualcuno anche alimentare ; il resto grassi trasformati in mercedes da chi li idrogena, zuccheri in sostituzione di vari tipi di neve… e E E E da 102 a 203.
Vabbè poi l’uomo e la donna alla moda smaltiranno la foia alimentare correndo indemoniati per le vie dalle sei alle sette di tutte le mattine. Senza dimenticare lo sci sui chips da imballaggio. Ma attenzione, dietro l’angolo è pronto il nutrizionista a spiegarti, Oh tu sportivo, cosa mangiare in inverno per dare una sferzata al metabolismo
Nota bene : per me e mia moglie al solito anche a Natale brodino di verdura con pastina, integrale ovvio. Amen e arrivederci

Da qualche anno, da queste parti, si è ormai scoperto tutto il vantaggio della consegna a domicilio. Ricordo ancora il disprezzo con il quale insoddisfatte cassiere lanciavano frenetiche il cibo come fosse spazzatura lungo la pista di metallo lucente con me sempre dedito a insacchettare in calma e attenzione, perché in quel sacchetto stavano i risparmi di anni come il lavoro di giorni. Mi piaceva infastidirle, quelle isteriche, rallentare il loro processo meccanico disumanizzato. Contro programmarle. Adoravo vederle in faccia, vederle guardare nel vuoto, vederle insofferenti per la mia imperturbabilità. Vederle mentre capivano che erano loro a servire me e non viceversa. Pensate, si sono inventati pure il doppio scompartimento per permettere a due clienti di imbustare nello stesso istante. Impacchettare come se si dovesse pagare senza accorgersi di quanto si compera. Come a non doverci pensare, per evitare di avere ripensamenti. Al culmine della malizia, sovente, il sottoscritto si divertiva nel riempire entrambi gli anfratti sopra citati destinati al riempimento di sacchetti due alla volta pur di rallentare quel sistema claustrofobico. Combattere il consumismo è una mera boutade
tuttavia penso che lo si possa ancora addomesticare come si sono addomesticati i manganelli del ventennio. Si può ancora cercare di piegare il fascismo degli antifascisti, citando Pasolini, in modo che questo non ci domini. Non del tutto, perlomeno. Nei recenti anni, avendo gusti d’avanguardia e vintage al contempo, trovo più etico avvalermi di garzoni per i vari negozi, così che pure loro possano guadagnare qualche spiccio, piuttosto che essere costretti alla fame o al sussidio. Se si lascia qualche mancia, se si può, è pure meglio e di certo sempre meno costoso, per ogni senso, dell’automobile. Per Natale, si mangia come nel resto dell’anno. Ci si pappa quel che si può, quello per chi ha l’ernia jatale, il reflusso duodenogastrico e la colite indeterminata. Poco è sano. Poco e sano. Unico fuori menu? Un panettone tradizionale, ordinato a distanza da una pasticceria Milanese DOCG. Controllato nel senso che pare non si tratti di uno dei tanti panetti industriali i quali pasticcerie storiche rifilano come artigianali. Garantito perchè non c’è il sovrapprezzo per beneficenza a marchio Influenzer. Sfarzo si ma concesso in nome degli anni indimenticati di studentato a Milano. Bei ricordi. E Buon Natale a tutti, se volete. Sennò, niente.
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Ho letto con gran diletto questo che a tutti gli effetti è un raccontino gustoso di una resistenza anche in questo caso all’ovvio, al filisteismo alla fine dei conti che permea di sé l’intero nostro modo di vivere e , a volte, con un po’ di senso critico, di comportarci. Ma la storiella racconta anche una cosa che ha il sapore della verità e cioè che ogni resistenza, ogni ribaltamento del luogo comune principia dal piccolo, dal nostrale, dall’orto in cui razzoliamo. Non voglio farla lunga perciò concludo con un grazie per il divertimento procurato forse senza volere. Il che aggiunge pregio a una cosa di pregio.
P.s. ogni atto di risparmio secondo me è riconoscere non tanto che possiamo fare a meno del troppo o del del tanto ma che abbiamo raggiunto la misura delle cose. La ratio.
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