Una nomination non si nega a nessuno

Come di consueto,  ho letto l’Okboomer di Michele Serra su il Post di questa settimana al termine. Tema Barbie. Mi ha talmente colpito, in negativo, che il Serra si sia allineato nei ranghi dei tenori primi al coro degli osanna, che mi sono al solito divertito a replicargli nel modo che qui di seguito copio e incollo :

De gustibus non ad libitum est sputazzellam. La battuta è di Totò ne Totò, Vittorio e la dottoressa, caro Serra. Scrivo solo perché non sono d’accordo con te. E finalmente dirai. Ma proprio per niente e su un campo in cui  gioco in casa : Barbie – non in casa di Barbie –. Premetto, alla mia età e dopo avere visto, per passione e mestiere io non so quanti, forse 10.000 forse 20.000 film, boh, nulla oggi mi cattura più, non come Frenzie o Barry Lindon  e del cine dai primordi fino a non escludere alcune belle pellicole del ventennio, prendi Condottieri, Grandi magazzini, e inorridisci, Olympia Triumph des Willens. Ho visto tutto e di tutto. Totò in toto. Come si fa il cinema lo so. Questo per dire che Barbie quanto l’altra pellicoletta della tale quarantenne signora Gerwig, Saltburn, altro motivo di osanna, vien via no dai. Vuoi trovarci una critica della Merica, beh guardati tutte le serie compresa l’ultima di Fargo e allora lì vedi cos’è lo humour e il sarcasmo e anche qualche bel sentimento (l’ultima puntata dell’ultima stagione è un capolavoro di montaggio e di tenuta degli attori al primo piano che Eisenstein avrebbe promosso.) Barbie : trovo più interessante la vicenda di Klaus di questa sceneggiata così faticosa e in giravolta continua intorno a niente che nessuna regia l’avrebbe potuta salvare : perché non c’è nessuna regola di inizio, centro, sviluppo e fine. Nessuna messa in scena. Solo il continuo associare un puzzle di inquadrature non vincolate al tempo che è il cinema. Nessuna suspense o agnitio… insomma nessuno dei capisaldi drammaturgici riconosciuti. Barbie : frankly non saprei che cos’è. Ah no, ci sono, è un  30 secondi di due ore in stile algida/kinderbrioss ma della Mattel ; una sciocchezza in cui una attrice, con mezzi espressivi e bellezza però, sostituisce alla meno peggio un(a) regista impegnata come oggi si usa in tutt’altro che alla direzione.

Al regista, lo dico pour connaissance de cause non è richiesta l’invenzione di niente che non sia già scritto in sceneggiatura ( Hitchcock scrisse : i miei film sono scritti con tale precisione che chiunque potrebbe girarli e la mia presenza sul set sarebbe superflua). Il regista è poco o niente se non crea il clima di innamoramento, bellezza e incantamento che mette a proprio agio gli attori permettendo loro di creare lo spettacolo, non il personaggio che è solo omoretismo e annoia. Chi mai si diverte a guardare uno che si trastulla. Così qui in questo film assistiamo ai tentativi volonterosi di orgasmo da parte dell’attrice e il nuddu ammiscatu co’ nnenti di Gosling cui si vede che la regista ha forse raccontato un sacco di scempiaggini intellettuali cui ello, per solito bravo attore, non ha saputo che gesto dare. Tutto brilla per assenza di stimoli. Nulla vieta che lo spettatore se li inventi  : per non annoiarsi come una scimmia in gabbia sono incredibili i salti mortali dal trespolo che fa lo spettatore, peraltro nel ruolo di terzo narrante  – c’è chi al ristorante mangia non quello che ha nel piatto, anche una porcheria, ma le sue fantasie sul chi è del cuoco o del padrone  ;  e se il fruttarolo te la racconta, il mandarino secco sarà frutto dei più migliori–. No, il vuoto è la cifra che distingue il cinema di oggi e non è solo di giovanotte come la signora Gerwig ma anche gli anziani in fine di carriera e di vita, Scorsese o Allen ma non Loach, ormai languiscono a fare film di inquadrature, vedasi l’ultima scorsesata appunto per non dire del Coup de chance dalla cui proiezione non sono uscito solo perché la sala era caldina, fuori faceva freddo assai e io ho pisolato davanti a uno schermo per me vuoto. Peccato,  perché gli attori sono anime candide : quando gli viene raccontato che parteciperanno a una grande impresa, è tale in loro la necessità di crederne la sostanza, indispensabile per mettersi in scena e in gioco, che la inventano come l’assetato inventa l’oasi. Credimi, quella del regista è una mitologia, il cascame del titanismo romantico e della nouvelle vague : Renoir figlio di sé disse a ragione che faceva un mestiere d’arte. Il regista che c’è, non si vede e a rigore non se ne parla nemmeno. Il regista bravo sparisce dopo le riprese. L’attore resta e se non c’è quello addio fichi e anche… vag-iai-na. ( come da ultima battuta di birba barbie)

Cordialmente, tuo Pasquale D.

 

p.s. Letto e riletto chissà quanti refusi non ho visto e mi scuso. Il tu con Serra è dovuto al fatto che da tempo ci diamo del Pasquale e del Serra

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About dascola

P. E. G. D’Ascola Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi della rivista Gli amanti dei libri, diretta da Barbara Bottazzi, sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito
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2 Responses to Una nomination non si nega a nessuno

  1. azsumusic's avatar azsumusic says:

    Il monologo di Barbie rimarrà scolpito come uno dei più grandi cliché che si siano mai sentiti nella storia del cinema americano. Buono giusto per le famigliole della media borghesia contemporanea, morbosamente preoccupate dal fatto che i loro figli possano venire esclusi dalle amicizie dei coetanei. Ficcherei piuttosto quella deliziosa biondina in una giusta causa: uno sceneggiato alla Hitchcock. Quel brivido dell’ariana dagli occhi azzurri, alta, algida, magari frigida, mezza madre e mezza criminale. In sintesi, imprevedibile. Amici, non se ne può più con questo vittimismo di genere anacronistico: è almeno da inizio ‘900 che la donna può riconoscersi nella Medusa descritta dalla mitologia greca ed è almeno da altrettanto tempo che incute timore in chiunque nelle sue crisi isteriche Freudiane. La donna ha la sua dignità.

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    • dascola's avatar dascola says:

      Citi la TIppi Hedren de Gli Ucceli, Marnie e Qualcuno volò sul nido del cuculo. Bravo bravo, ci sta. Mi compiaccio. La chiusa finale non implica ulteriori commenti. E una chiusa appunto.

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