Opera : L’impudenza premiata

Non ho idea se o no l’abbia in mente ma caldeggio presso lo zerbinetto gentil di Tramp, dr. Vance (que se lea Vanche como la concha de la muñeca de la puta que lo parió), di istituire un premio all’impudenza. Per estrema impudenza potrebbe attribuirsene il primo, degli allori, per la prima stagione. Monaco 25, la vendetta è poi il titolo del film che si potrà imbastire a breve. Cerco di sfuggire all’idea diffusa, ossia puah ‘sti mericani tutti cobòis che manco sanno dov’è Barcellona e qual’è la capitale della Svizzera. Allora al quesito sul tipo di persone che si sono impadroniti della Merica, e sul fatto che sia un ben riuscito colpo di stato, tale ai mie occhi la presa di potere del biondino stinto, come tutti i golpe subdoli, mica quelli belli sanguinari latini a partire da quel di Franco, no no, qui tutto secondo le regole, folle imbesuite e plaudicanti, elezioni nemmeno truccate, il poppolo è un trucco di suo e stravince, parlamenti clap clap, Anschluss, io mi assumo tutta la responsabilità etica storica politica e casa bianca con diritto di prelazione su una casetta in canadà, al quesito dunque la risposta è già data : dei delinquenti, assassini come solo in Europa ai tempi. Delinquenti che non agiscono, qui sta il busillo, per ignoranza : dire dell’Europa che è un posto dove si sta perdendo la libertà d’espressione guarda che nemmeno Mussolino, il brigante in ghette, avrebbe forse osato dirlo.

Allora deduco che c’è un piano carogna inteso a far terra bruciata qui da noi dove peraltro c’è esperienza, a resuscitare lo scontro con la Russia e poi via, a coltellate e vincere vinceremo scaraventando milioni di dollari in una guerra, perché sarà guerra ci scommetto ; altro che commerciale, tutti ci guadagnano da sempre nei conflitti a pentoloni bollenti, la stanno cucinando e per ora sono al taglio delle cipolle e alla preparazione del pentolone. L’Europa dormitat, sonnecchiante Omera, ov’era, Opera : l’impudenza premiata vance. E la voce democratica qui al solito irride, quando lo fa, si preoccupa nel migliore dei casi quando bisognerebbe tagliare i ponti con gli Stai Uniti prima di essersene sommersi. È scritto nelle parole e nei fatti. E tutto sommato non mi preoccupo perché in fondo un’ecatombe è auspicabile, come disse giustamente Papini della guerra, la prima immaginati mondiale, che è un’operazione malthusiana al problema del sovraffollamento. Irrisolto quello dello smaltimento dei cadaveri. Vedremo ma non ci sarò a dovermene occupare. Mi spiace per i figli. Credo che o si trasformeranno in partigiani o carogne tagliagole a loro volta. O in entrambi.

A questo proposito, non avendo più l’età per partigianare, buttare bombe a mano ai summit (by the way ricorre il 19 p.v. Yekatit 12, il quasi centenario dell’attentato al Graziani nel summit di Addis Abeba : per rappresaglia pei loro sette morti gli italiani assassinarono 19.000 abissini, ay gli tagliani brava gente, oh Montanelli) lanciare razzi su un ballo alla cassa bianca, niente, fuori commercio sono. Inetto e inutile anche a scrivere pamphlet tranne qui dove conto quanto, no meno del due di picche. E dunque solo soletto giorni fa ho intrapreso un modestissimo boicotaggio antiamericano, prima all’Iperal niente noci della California ( peraltro di qualità e gusto inferiori alle nostre, alle di Grenoble) poi, come ritorsione alle belle levate di scudi da shampista eya eya di Tramp dello Zuckerberg ( Zuccherindelcolle) che, anche lui, ha proclamato la necessità di ripristinare la libertà di parola, bla bla, e basta con i moderatori e basta con le attenzioni ai negri, ai froci, a quelle puttane delle donne e Q, insomma me mi sono preso la briga di boicottargli Whatsapp e ho chiuso il mio account. Poi ne ho aperto uno con Signal. Punto. A latere però, ti racconto questo che, dopo avere avvisato gli urbi et gl’orbi del mio gesto prima con una mail neutra 😑, poi con un invito in Signal chi volesse 😌 poi co’na mail circostanziata sui motivi politici quanto inutili della mia decisione 🧐 bè, sai che è successo, che dei duecento avvisati mi hanno dato riscontro in otto 8️⃣ – perché manca Lancillotto – gli altri gnanca un plissè. Ciò mi ha suscitato dubbi e ubbìe interpretative. But I’ve been actually ghosted. Capisco, per carità, che nulla è dovuto, che tra gli urbi ci siano degli orbi appunto, dei malaticci, degli occupati dai santissimi cazzi loro o a preparare il minestrone, a dare lo straccio e stirare le lenzuola, lo immagino e lo capisco perché figurati stamane appunto, dopo la toilette, mica niente, preparata ed è già cotta la minestra ( buona : pak choi, cavolo nero, ceci, verza, un’ombra di concentrato di pomodoro e cipolla) passata aspirapolvere, dato lo straccio, tirati a lucido i vetri dei velux – è il mio quotidiano, tu ci creda o no – capisco che ognuno sta solo sul cuor della terra ed è subito happy hour, lo capisco… mi domando perciò dove trovo il tempo da buttare a indignarmi. E a scrivere, oh Elze…mio

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About dascola

P. E. G. D’Ascola Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi della rivista Gli amanti dei libri, diretta da Barbara Bottazzi, sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito
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2 Responses to Opera : L’impudenza premiata

  1. azsumusic's avatar azsumusic says:

    Bisogna sempre fare i conti con il “a chi importa di noi chi vuoi che sia”. Un dramma esistenzialista destinato all’infinito. Guarda Tenco, “Ciao Amore”, simbolo degli emarginati, degli immigrati (si andava dal Veneto alla Lombardia per fame, pre e dopoguerra, ma si emigra pure ora da una città a un’altra, riguarda tutti insomma). Eppure il popolino a chi diede retta? A “Io tu e le rose”. Fiori, cuore, amore. E se qui ti ammazzi per protesta, ti dimenticano. Mentre in Giappone ne fanno un monumento. Ma in quell’anno, il 67, non si poteva divorziare, c’era la corruzione, la burocrazia, la mafia, la malasanità (vedasi la “Ballata di Renzo” poi) e sai quanto altro. Come oggi, niente di differente. Come potrebbero quindi essere cambiate le persone? Parliamo pur sempre degli stessi che quando il Musoduro dichiarava guerra al Monno, se ne uscivano in piazzza dicenno: “Daje! Namo en guera! Viva er Duce!”. Poi, il giorno dopo la disfatta, pronti ad accucciarsi di fronte al nuovo padrone. Le persone, qui di più ma forse pure altrove, sono come cani. Obbediscono a chi ha potere. E se da te non possono avere nulla, ma chi sei, cosa vuoi. Chi ha avuto, chi ha dato, scurdammoce il passato. La scimmia la deduci dalla musica che ascolta. Insomma, che ci si aspetta da questi?

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