La repressione è civiltà

Quello che ti può succedere in uno stato autoritario è che uomini in borghese e mascherati ti fermino per la strada e che tu sparisca in un van nero, quindi almeno per un po’, dai radar. Al pubblico verrà fornita la storia migliore, la che  il pubblico vuole sentirsi dire, che eri un terrorista o forse no ma che hai detto scritto o chissà solo letto in pasticceria cose che davano fastidio al governo o che il governo ritiene contrarie a sé stesso e tali da farlo contrariare.

In uno stato autoritario succede che lo stato pretenda giurisdizione su di te – lo so che già lo pensò-disse-scrisse Foucault, biopolitica, ma cabe destacar – proprio come corpo agente  e pensante e che ti sottragga il diritto di persona a decidere per te, per la tua vita e per la tua morte. Al pubblico, che è il più zelante e filisteo difensore dello stato autoritario, al pubblico che è il grande aguzzino, il pasdaran, direi con la Arendt che è l’elemento statutario dello stato autoritario, a quel pubblico verrà fornita la versione diotelàdata-guaisetelatocchi, la vita e la morte, tutto pertinente alla divina amministrazione nonché alla biologia reazionaria, ché la persona non è persona né biologica, né giuridica, né politica perché la politica, che il pubblico confonde con i politici, è l’uffa.

In uno stato autoritario succede poi che se per caso un tribunale ti riconosce reo di un qualche reato ah bè allora per te comincia il calvario della prigione, che è in sé tortura e che lo SA non riconosce tale anzi in galera e buttare la chiave, ma che si raddoppia se per caso hai idea di che cosa sia la prigione di uno SA : in pratica il buco di un latrina con quattro pareti di cemento intorno, farcito da una folla di dannati ridotti a deiezioni dello SA.

In uno SA succede che i libri vengano espunti dalle biblioteche, in uno SA succede che un blogger salutista non si limiti a ricette  per frullati vitaminici ma che diventi ministro della salute e solo perché è vicino di casa dell’autocrate.  Autocrate, che  al soglio di sé medesimo arriva beninteso in grazia del pubblico, della audience dei cui teatri di posa è il divo.

Succede tutto questo, un po’ meno un po’ peggio ancora. Con paesi come quello non dovremmo collaborare in nessun modo. Dovremmo mollare gli ormeggi specie da noi stessi. Riconoscerci infami. Questo se avessimo un po’ di midollo e anche di ossa, e non chele di parassiti, come ci è stato ricordato siamo, buoni per il Flit in quanto europei ; cioè in quanto nipoti di Kafka. Succede tutto, un giorno dopo l’altro tra dotte analisi e dibattiti televisivi, con gradi modulati di sadismo, efferatezza e statistica, succede con il plauso o l’indifferenza del pubblico o, più che con l’indifferenza, con la rassegnazione di molti tra noi, al lamento come questo ché il più delle volte si sa mica che fare. Dovunque  immanente, soprannaturale quanto è presente, v’è una nerocchialuta, feroce, catafratta, sbirraglia. Proprio sbirraglia, i cui piedi dice Florinda Bolkan al commissario Volonté in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto puzzano di caserma. Tutto nel mondo non è la burla di Falstaff ma la Kaserne di cui il termine compound è l’upgrade. Vedi sopra.

Qui registro l’appello di Avaaz cui ho risposto con una piccola donazione ulteriore, visto che pare sia anche questa organizzazione spontaneista il prossimo bersaglio, dopo i titolari di green cards e gli universitari, dei fumi funesti delle palle del toro di bronzo in cima alla tower la famosa quella della merda che quando che la monta in scanno o che la spuzza o che la fa danno, e fumiga caro mio, accipicchia se fumiga, tutto un aerosol.

Cari avaaziani,
Questi ultimi mesi sono stati una tragedia dopo l’altra. Non c’è altro modo per dirlo.Avaaz si chiede, come probabilmente molti di voi: su cosa ci concentriamo in mezzo a tanto dolore e tante cose da affrontare?Ci siamo risposti in modo sorprendente: recuperiamo l’entusiasmo per ribellarci al fascismo, generare una nuova forza progressista e costruire un mondo in cui tutti possano prosperare.
Ti piacerebbe che nel prossimo futuro la comunità di Avaaz si impegnasse in questo senso?Il parere di ognuno dei membri di Avaaz è fondamentale, e abbiamo bisogno anche del tuo contributo per fare la cosa giusta.Crediamo che sia il momento di una rivolta globale, fatta di persone determinate a non perdere di vista il nostro amore, i nostri figli, la nostra salute o quella del nostro pianeta. Persone che non si girano dall’altra parte davanti alla sofferenza. Che non si accontentano di false soluzioni o di politici che sono il male minore.Ci sono altre strade per il futuro, ma dovremo costruirle noi, insieme, perché i nostri politici non ne hanno intenzione. Ma per fortuna, abbiamo una comunità globale di milioni di persone preparate e determinate ad affrontare questa sfida.
Che ne pensi? (Ci interessa davvero! Rispondi a questo breve sondaggio con i pulsanti Sì/No sopra e dicci il tuo parere).

Dal profondo del cuore, con speranza e incrollabile determinazione,Nell, Nana, Patri, Aloys e tutto il team di Avaaz

Finito di scrivere questo appunto, stamane mattina leggo che in Turchia, a partire da Istambul due milioni di manifestanti, dice il partito socialdemocratico, hanno inondato la città a protestare per l’arresto del candidato presidente e per gli arresti indiscriminati di manifestanti.  Le proteste non sono solo a Istambul dove due milioni, anche fossero tali,  su una popolazione di 15 milioni, per la sola Istambul bah dico non pochi in percentili, un po’ più del 13% mi pare,  e se escludiamo dal censimento bambini e dementi, di sicuro un po’ di più; a Roma il 15 Marzo per l’Europa, e ipso facto quindi contro il fascismo di tutti i fratelli e cugini di campagna zie e nonne incluse, scésimo in piazza (del Popolo, pensa te) in 50mila. In termini di aventi diritto al voto, 47 milioni alle ultime europee quelle della vergogna, l’indice percentuale di manifestanti del 15 marzo è dunque del 4,5%. Spannometrico. 

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About dascola

P. E. G. D’Ascola Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi della rivista Gli amanti dei libri, diretta da Barbara Bottazzi, sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito
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