Rumori in primo piano

Vedi che come a molti mi si formano opinioni per sensazioni. Di solito negative data la mia propensione e non vedere bicchieri né mezzi vuoti né mezzi pieni ma rotti. Insomma mi pare sempre che le cose non che possano andare male ma che ci vanno proprio e non chiedono il permesso. Questo si chiama non nutrire speranze anzi levare loro in scienza e coscienza gli alimenti. Le mie opinioni sono dovute in larghissima misura a una sintesi interpretativa non priva di logica ma non so quanto motivata o supportata dai fatti. Come molti la visione del mondo è basata su notiziole la cui rilevanza statistica è discutibile. In soldoni, più avanzo nel corridoio dell’età, più mi accorgo di sapere poco, ma proprio poco di tutto e di capire poco ma poco, con molta difficoltà, di tutto che non appartenga al mio strettissimo campo di esperienza e di relativa conoscenza. Poi anche lì, io mi stupisco che uno possa dire mi è piaciuto molto di una porcheria come Il campo di battaglia, film squinternato e inutile di un regista, Gianni Amelio, che in passato ha fatto film di un certo peso e invece adesso : film da proibire perché deteriora il gusto che non sia già deteriore. Però mi rassegno a essere inattuale, a non capire l’aria che tira o a capirla troppo, ma tacere bisognava andare avanti. Per lì passa il gusto corrente e la corrente del gusto mi dico, e non ci posso fare niente. Indignarsi o esprimere la mia opinione, sì lo faccio qui tanto quei quattro gatti che siete a leggermi sapete vagamente con chi avete a che fare e lasciate anche voi correre. A commentare – il commento è funzionale a una normale e sana e costruttiva e istruttiva dialettica – lo sai siete in quattro altri gatti ; quattro pensieri per lo più pertinenti e interessanti. Osservo invece il rumore di fondo che ha conquistato il primo piano. Non sto parlando per metafora, sto parlando del gusto per il rumore che devasta le città, che si appropria di ogni spazio per vivere con il frastuono. Del gusto per la scoreggia, per la caciàra, per lo strepito e la furia e il gusto protervo di occupare ogni frammento di privato, di intimità con il mondo a disposizione, che anima il bipede umano e il quadrupede canino che dall’umano apprende. Come se il mondo gli appartenesse, secondo l’insegnamento monoteista che esclude invece di includere. Come se il mondo fosse il campo di battaglia designato – e forse lo è da un dio fetente – a perpetua disposizione per sparatorie di ogni tipo anche televisive. L’urlo di Munch era il suo, al prevedere e presentire la bolgia (anche in pizzeria). E il mormorio del Piave?

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L’ElzeMìro di Martedì 17 Settembre

Mille+Infinito-La psicologia del personaggio

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Direttamente nel menu di testata della rivista Gli amanti dei libri , a cura di Barbara Bottazzi, e nelle categorie L’ElzeMìro e Spazi della rivista stessa, si trovano l’ultimo in ordine di tempo e tutti i racconti precedenti quest’ultimo

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Desideria Guicciardini-L’Elzemiro alla sua tastiera

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Papi popi e ùpupe

Qui nello stivale i non credenti, cioè quelli che non se la bevono su nulla, né hanno sete di bicchieri pieni, non esistono, o non sono tra i noti blà blà mainstream. Ho l’impressione di essere un caso isolato, come di quelle malattie che non hanno sufficiente valenza statistica. Vabbè ricordo, caro mio, di avere sempre sghignazzato al sentire lodare questo papa coi parapà perepè dei self nominated laici o addirittura non credenti che, come il defunto Scalfari, avevano e hanno sempre un angolino di cuore devoto a Maria ( e alle cattedre di Vita e Salute) non fosse che fosse la loro vicina di pianerottolo. Ho sempre sghignazzato dei cosiddetti e anche mi sono sempre ‘n tanticchia incazzato al vederli sbrodolare in osanna, alleluja, e lo vedi che il papa è di sinistra. Ma va là, il papa non dice quello che pensa ma quello che conviene e quando non conviene più se ne esce con questa bella tirata sull’eguaglianza tra Harris e Trump. Ma non c’è da stupirsi, la demenza lascia andare l’autentico di quello che resta di una persona. Prima cultura e autocontrollo sono solo potenti freni inibitori. Quando sono rotti addio fichi. Nemmeno l’accortezza di andar giù in prima col freno a mano. Ciao.

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Agli aratri non far sapere…

È Salvini che traccia il solco ma è Meloni che lo difende.

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Geografie senza espressione

Da abitante e piccolo elettore in questa geografia nostrale dall’espressione truce , caro mio, la mia impressione è che questi fascisti al governo, qui in scranno e affacciati alle tribune altrove, siano degli incapaci anche di delinquenza comune. Non sanno che il capitan Fracassa era una maschera della Commedia dell’arte. Ma i metodi di governo sono simili agli antichi : parenti e serpenti infilati per ogni buco a mordere e arraffare e spetacciare sotto lo sguardo bovino di opposizioni che non si oppongono a nulla. Poi ci sono Trump e il suo omologo, i suoi omologhi ; lui è un pericoloso schizofrenico e chissà stupido ( indossa la permanente come un burqa, sotto è difficile fare diagnosi) tenuto in piedi da una banda di ricchi delinquenti e agito da una folla demente ma armata di roncole e fucili non meno che, altrove o altrimenti, di Bibbie, telefonini, media al servizio e servizi così poco segreti che ognuno li vede agire e approva. Delle folle, anche di turisti in piazza del Duomo a Firenze, e delle approvazioni provo fastidio e spesso paura. Vedi tu. Penso poi alle altre espressioni geografiche d’Europa che, da metà ottocento in poi non hanno fatto altro che agitarsi, frignare e assassinare Arciduchi e ora, più di un secolo dopo, mettere veti. Sarà Jevo. Boh.

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Sogni

Ho fatto un brutto sogno : che nascevo in Italia e poi… poi mi sono svegliato. Finisce così Non è un paese per vecchi, il film dei Cohen e il libro di McCarthy e la maggior parte dei racconti di sogno.

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L’ElzeMìro – September song

17 Settembre

La psicologia del personaggio

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Direttamente nel menu di testata della rivista Gli amanti dei libri , a cura di Barbara Bottazzi, e nelle categorie L’ElzeMìro e Spazi della rivista stessa, si trovano l’ultimo in ordine di tempo e tutti i racconti precedenti quest’ultimo

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Desideria Guicciardini-L’Elzemiro alla sua tastiera

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Conciossiaccosaché

I confess, che fino in pratica ai  trent’anni quando mi presi una scuffia per il Kung Fu così che  mi strapazzai fino ai sessanta per allenarmi quotidianamente, da piccolo invece e poi da giovane nutrivo un’avversione metodica per lo sport. Un po’ per snobismo perché vigeva in casa il detto, e chissà perché dal momento che i’ mi’ babbo era stato giocatore di hockey su ghiaccio e schermitore ( mia nonna conservava la sua maschera  e la sua spada), in casa vigeva dunque il detto testa di calciatore.  In tutta evidenza era un insulto e per carità ognuno ha diritto a insultare chi vuole e i miei erano schiavi del preconcetto che esiste un solo tipo di intelligenza, cioè quella speculativa, filosofica o politica o logico matematica. L’intelligenza del corpo, delle mani, dei piedi ob brob brio. Ricordo in proposito una mia strenua difesa della mente musicale o pittorica , insomma artistica che sì, secondo mio padre era intelligente ma non come… aggiungi il nome che vuoi dal firmamento dei geni fisico matematici. Se mio padre avesse solo pensato un attimo si sarebbe intelligentemente accorto dello sproposito che andava difendendo. E dunque me della sciocchezza mia nel non volere giocare al calcio, che confondevo col tu che squadra tieni ( o peggio,  di che squadra sei) . Ebbene piccolissimo riuscì a farmi escludere dal gioco tirando delle gran cannonate nella porta libera che era la mia e facendo dei gran falli, di mano, di quel che ti pare. Via via sei negato. Snobismo quindi e con molta maggiore probabilità un voler evitare il confronto che confondevo con scontro, l’aggirare la possibilità di perdere. Ed ecco perché l’educazione dovrebbe per forza comprendere qualsiasi sport di competizione e di squadra. È così che gli Inglesi hanno vinto le guerre, patendo e sopportando le sconfitte. Credo. Poi sotto sotto mi è sempre sembrato che lo sport fosse un’esaltazione, che non mi piaceva punto, di un virilismo del cazzo – alla lettera –  e le Olimpiadi una roba da sollevatori di pesi bulgari. Roba da maschi, categoria dalla quale mi sono sempre tenuto lontano. Non so che cosa mi è successo quindici giorni fa. Non solo ho seguito con curiosità l’apertura dei giochi e tutto il rituale di contorno e la tenacia di tutti sotto un’acqua che diolamandàva ma da quel giorno a ieri sera, chiusura dei giochi, ho seguito tutto quello o quasi che Sky mi condiva :  ciclismo, nuoto, tuffi, arrampicata, taekwondo, judo ( facile quello, mi piace e un po’ ci capisco), scherma tanta ( viste le sconfitte italiane e senza rammarico perché parteggio soltanto per la bravura, l’ardimento, il gioco a prescindere dal colore che indossa), lotta, la finale magnifica della maratona femminile, gli skaters, gli arrampicatori, persino la boxe femminile ( che è molto femminile) e tanta ginnastica e nuoto artistico. Morale, mi è parsa una festa questa Olimpiade ( e forse sono tutte così) una festa finalmente pagana, un grecismo di abilità e intelligenza ( prova tu a giocare senza prove una partita di pallavolo che è tutta improvvisazione e calcolo del momento) e infine di bellezza. Bellezza autentica nei volti vittoriosi anche sulle lacrime, di corpi magnifici come monumenti, e soprattutto di donne, altro che, donne combattive, fiere, bellissime a prescindere, decise, precise, eleganti… un’Olimpiade delle donne. Cosa mi dici dei quella corridora britannica truccata come Amneris nei 1500 metri?  O delle incredibili ginnaste dell’artistica, lascia perdere un attimo la Biles che è una dea di un Olimpo di dee – che meraviglia – ma hai visto le cinesi, hai visto le bulgare e anche le italiane, le farfalle  di nome e di fatto, le hai viste?  Hai visto i logaritmi  di quella Egonu – cui vorresti ma assomigliare Vannaccio Mustaccio altro che lineamenti ditaliani povero  babalone – o della sua compare Miriam eQualcosa ( inutile che cerchi il nome tanto lo dimentico) ? Cioè hai avuto la visione?  Sfolgoranti e buffe e ingenue. Donne. Alcune bambine. Senza genere. Dèe. Dèi. E a dispetto dei segni della croce che qui mi hanno fatto la stessa impressione delle corna napoletane o dei tocchiamo ferro, tutti pronti a battersi per un attimo and then is heard no more. Testimoni dell’impermanenza. Del magnifico caduco.  Pagani. Oh.

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L’ElzeMìro – “Settembre andiamo è tempo di migrare”

Mille+Infinito

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Desideria Guicciardini-L’Elzemiro alla sua tastiera

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L’ElzeMìro di Martedì 30 Luglio

Mille+Infinito-Acqua, ammoniaca e latrar di cani

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