Capisco e la gravità e la bizzarra eterodossia e il gusto di semplificare il nonsense che vado a esprimere. Tutti parlano di pace. Ora, è accertato che la pace sopravviene in un incontro di boxe quando uno dei due contendenti è al tappeto. Se non per altro per sfinimento, o ai punti. Prima e durante, lo spettacolo intorno delle fazioni che, attrici integranti della contesa, incitano al massacro con urli e strepiti e furia, signifying nothing. In medio oriente, popoli o nazioni a parte che sono il disco rotto dei piccoli e dei miopi e del fascista eterno, abbiamo annosamente di fronte, due tipi opposti ma omogenei di ossessioni, ben sostenute dall’idea delirante di essere i migliori, i più perseguitati e persino gli eletti da un dio così minuscolo da non esserci. Ebbene non si creda che sia questo un elogio di malthus; mi pare invece che sia il caso di ricordare, maiuscolo, Remarque, quello di all’ovest niente di nuovo; si pestino, diceva un soldato in trincea, si pestino re e patriarchi, vinca il peggiore, sembrerà il migliore. Entrambi gli eletti, i migliori offerenti sul mercato dei sacrifici fumanti al nasino del signore degli eserciti, si esercitasse a sparire una volta per tutte, hanno l’evidente obbiettivo, benchè negato con salti mortali e rimozioni, di far fuori l’altro. Lo facciano dunque finché in piedi non rimanga più nessuno o per lo meno, abbastanza in pochi da aver paura; quella che si sa, fa novanta. Avremo un nuovo evento grandioso da ricordare, i massacri sono sempre i più venduti nel supermarket della storia, e tanti problemi in meno. Mi dispiacerebbe per Grossmann, maiuscolo; dovesse morire assassinato da un folle profeta del niente di niente su nessun fronte, mi mancherebbe. E mi scuso con l’eventuale letterato arabo che non conosco, che immagino buono, niente corano e moschetto, esterrefatto da tanta ostentazione psicotica e del cui decesso altrettanto mi dorrei. Se c’è, la letteratura batta un colpo, forte. Bisognerebbe obbligare il mondo allo studio di Freud, maiuscolo. Punto.
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che dire Pasquale…Hai ragione, semplicemente.Punto.
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Mi piace Mariangela trasmettere queste righe di quello che io considero il mio maestro in tutti i sensi, José Saramago, con il compito di ampliare i contenuti del mio discorso e commentare le immagini, che ho visto ieri, delle ruspe israeliane. Più dei corazzati, mi sembrano simboli dell’involuzione dei tempi. Non so bene dire di quali tempi, ma continuo a sentire odore di roghi e auto da fé. Associazioni. Ci penserò.
Da Wikipedia, voce José Saramago; copio e incollo
Nel commentare il conflitto israelo-palestinese, Saramago aveva recentemente affermato che gli ebrei non si meriterebbero più «comprensione per le sofferenze patite durante l’olocausto. Vivere nell’ombra dell’olocausto ed aspettarsi di essere perdonati di ogni cosa che fanno, a motivo della loro sofferenza passata, mi sembra un eccesso di pretese. Evidentemente non hanno imparato molto dalla sofferenza dei loro genitori e dei loro nonni». La Lega per l’Anti-Diffamazione (ADL), associazione per i diritti civili degli ebrei, ha definito queste affermazioni anti-semite. Abraham Foxman, presidente dell’ADL, ha dichiarato: «I commenti di José Saramago sono sovversivi e profondamente offensivi, oltre a dimostrare l’ignoranza relativa agli argomenti che porta a sostegno dei suoi pregiudizi nei confronti degli ebrei».[6]
Saramago dichiarò, per contro, che i suoi commenti erano diretti alla politica dello Stato di Israele nei confronti dei palestinesi. Sostenne che Israele non poteva affermare di rappresentare legittimamente il giudaismo a livello mondiale e che stava usando le accuse di anti-semitismo per sminuire qualsiasi critica riguardante azioni ingiustificabili e che sarebbero considerate inaccettabili se perpetrate da qualsiasi altro Stato medio-orientale. Tutto ciò è spiegato in questa lettera scritta con altri intellettuali:« Una lettera di John Berger, Noam Chomsky, Harold Pinter, José Saramago, Gore Vidal
Il capitolo più recente del conflitto tra Israele e Palestina è iniziato quando effettivi israeliani hanno prelevato con la forza da Gaza due civili, un medico e suo fratello. Di questo incidente non si è parlato da nessuna parte, eccetto sulla stampa turca. Il giorno dopo i palestinesi hanno catturato un soldato israeliano proponendo uno scambio con i prigionieri in mano agli israeliani: ce ne sono circa 10 mila nelle carceri di Israele.
Che questo “rapimento” sia ritenuto un’atrocità, mentre si considera un fatto deplorevole ma che fa parte della vita che le Forze di Difesa Israeliane esercitino l’illegale occupazione militare della Cisgiordania e l’appropriazione sistematica delle sue risorse naturali, in particolare dell’acqua, è tipica della doppia morale usata con ricorrenza dall’Occidente di fronte a quanto sopravvenuto ai palestinesi, negli ultimi settanta anni, nella terra assegnata loro dai trattati internazionali.
Oggi, all’atrocità segue un’altra atrocità: i razzi artigianali si incrociano con i sofisticati missili. Questi ultimi hanno il loro bersaglio dove vivono i poveri ed i diseredati che aspettano l’arrivo di quello che qualche volta si è chiamata giustizia. Entrambe le categorie di proiettili lacerano i corpi in maniera orribile; chi, salvo i comandanti in campo, può dimenticare questo per un momento?
Ogni provocazione ed il suo contraccolpo vengono impugnati e sono motivo di sermoni. Ma gli argomenti che seguono, accuse e solenni promesse, servono solo da distrazione per evitare che il mondo presti attenzione ad uno stratagemma militare, economico e geografico di lungo termine il cui obiettivo politico non è niente di meno che la liquidazione della nazione palestinese.
Questo bisogna dirlo forte e chiaro perché lo stratagemma, solo per metà manifesto, ed a volte occulto, avanza molto rapidamente nei giorni che passano e, secondo la nostra opinione, dobbiamo riconoscerlo quale è, incessantemente ed eternamente, ed opporci ad esso.
Mieussy, Francia 23 luglio 2006[7] »
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