The Room of Flowers, 1894 by → Childe Hassam (1859-1935)
Non v’è alcun merito-detto Zen
I am only picking up here and there some samples of great American literature. Splendid, in my opinion, which is the only I have, amid the possible ones. Questo è solo un esercizio che forse continuerò, o forse no. Esercizio nel proporre, esercizio per me nel pretendere di tradurre, tradendo di necessità a favore di chi meno di me conosce l’inglese e le sue infinite articolazioni; del resto per tradire occorre essere per lo meno in due, ed essere d’accordo. Ogni linguaggio è un argot, a pensarci bene, o è solo lingua e c’è chi scrive attingendo a un catalogo di nomi; c’è chi scrive a vocabolario. La differenza è all’incirca la stessa che corre tra menù fisso e alla carta. Basta così, in questi giorni tristi e grevi, tutto mi pare troppo. Ecco qui una →elegia, bellissima parola per dire qualcosa che in sostanza si costituisce di non detto e attinge al canto. La differenza è musica. Ci torneremo.
→ Anne Sexton(1928-1974)
Elegy In The Classroom
In the thin classroom, where your face
was noble and your words were all things,
I find this boily creature in your place;
find you disarranged, squatting on the window sill,
irrefutably placed up there,
like a hunk of some big frog
watching us through the V
of your woolen legs.
Even so, I must admire your skill.
You are so gracefully insane.
We fidget in our plain chairs
and pretend to catalogue
our facts for your burly sorcery
or ignore your fat blind eyes
or the prince you ate yesterday
who was wise, wise, wise.
Nell’esile aula, dov’era nobile
il tuo sguardo e le tue parole architettura,
trovo al tuo posto questa sverzata creatura;
sbandata, sul davanzale della finestra,
irrefutabilmente appollaiata lassù,
enorme massa di una qualche rana
che ci guarda dalla Vu
delle sue gambe di lana.
Anche così, devo ammirare il tuo stile.
Così pieno di una grazia insana.
Noi agitate sulle nostre seggioline
ostinate nel catalogare
fatti privati per il tuo gagliardo incanto
o ignorare i tuoi occhi grevi e ciechi
o il principe che hai mangiato ieri
ch’era sagace, sagace, sagace.
Virtual Reality, 2015 by →Laurie Lipton (b. 1960)