Dopo Mezzanotte-La terza stanza
in http://www.gliamantideilibri.it a cura di Barbara Bottazzi

Desideria Guicciardini-L’Elzemiro alla sua tastiera
About dascola
P. E. G. D’Ascola
Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi della rivista Gli amanti dei libri, diretta da Barbara Bottazzi, sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito
Bellissimi gli ultimi due. Io nella mia limitatezza leggo sperando sempre che alla fine ci sia un finale “positivo” o per lo meno indefinito. In questo secondo caso sarei libera, come dicevo, nella mia limitatezza mentale, di pensarne uno a misura mia. Comunque ho letto due bellissimi racconti!!
Elena G.
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Sono molto contento di aver dato alla lettrice facoltà di concludere a proprio piacimento. Ogni scrittura è un “aspettando Godot” si direbbe. Il lavoro qui citato per caso finisce con queste battute ” Godot dice che non verrà” (cito a memoria il senso non la lettera). A buoni conti ogni lavoro d’arte finisce proprio così, (cito di nuovo)”come vi piace”. La limitatezza che lamenti o dichiari è figlia di un pregiudizio: che il lavoro d’arte abbia un progetto definito ab initio. Non è così. È una vecchia storia che portavo i miei studenti, non meno limitati di te all’inizio, a scoprire. Che ogni scrittura è automatica e soltanto governata e da chi scrive (che è scritto) e dal mezzo usato. Figurati che esiste una differenza palese tra quanto si scrive a penna( ho ripreso da un po’ ad usarla proprio per il suo potenziale diciamo creativo) e l’adorata macchina per scrivere, adorata da Pirandello che, diceva, “io non scrivo niente, sono le situazioni e i personaggi a scriversi da soli, li seguo”(sempre a memoria). Il musico un tempo non poteva che scrivere a penna, sono recenti i software per scrittura musicale, i Word musicali. Naturale che in un saggio le cose sono diverse, anche nel mio blog parto da una conclusione che tendo a (di)mostrare. Ma è un’altro tipo di scrittura. L’altra, la letteratura non (di)mostra nulla. Mostra e come a una passerella di indossatrici ognuno elige la più bella e il costume per lui più bello per motivi tutti suoi così il lettore o l’ascoltatore di musica conclude a modo proprio il lavoro altrui. Che non ha senso (significato) alcuno (ché è un percorso o un concorso di significanti; in musica assoluti. ) Ma è indispensabile che così sia o non esisterebbe l’arte che presuppone una relazione, un transfert; di preciso come in analisi la conclusione se la fabbrica l’analizzante non l’analista. Ma questa è un’altra storia. In ogni modo di fronte all’estasi di Tersa d’Avila l’errore, l’abaglio è credere che sia storia. È folgorazione e non vuol dire nulla. Brucia.Grazie Elenina
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