Lui ti amo, beh così pare
Lei già
Lui vorrà dire qualcosa
Lei qualcosa sì
Lui mi sento stupido
Lei non del tutto zuccherino, non del tutto
Gwyneth Moreno I diari di Austin Texas
La signorina aftermath ha un lavoro irreprensibile in un irreprensibile ufficio da cui la vista, è un bel vantaggio, domina il mare, il porto e l’oceano laggiù a ore 12 ama dire il capo, s.a., come società anonima ma sono le sue cifre personali; ufficio dotato di tutti comfort, colleghe stupide per esempio, con cui è necessario discutere di amenità, cioè di uomini in tutte le loro rappresentazioni e segni zodiacali; colleghi invidiosi attenti ai campi di competenza; per chi non lavorasse in un ufficio irreprensibile spieghiamo che il campo di competenza porta sé stesso all’antica e mai bene dibattuta questione del tu hai fatto una cosa che non dovevi fare, hai pisciato nel mio vaso usano dire i più irriguardosi, hai abusato della mia disponibilità i più cortesi e ingenui, in tutti i casi si conta che il lettore sappia sulla propria o sull’altrui pelle di che stiamo parlando, quella pelle cioè che può capitare venga lisciata a torto o ragione con tela smeriglio acuminata. Quanto alla signorina aftermath è invulnerabile, con il suo modo composto di stare a proprio agio davanti al suo ordinatore, suo non è, è ovvio che esso appartenga alla switch & limes seguros s.a., di ottima marca l’ordinatore e dallo schermo ampio; lassù nello schermo corrono i nomi e i files di centinaia di assicurati di cui la signorina aftermath nulla sa né deve sapere, la signorina aftermath ne cura gli interessi con cura, appunto, controlla le scadenze, le polizze auto, incendio, furto, premorte; ci sarebbe da dire su questo tipo di polizza, dal latino medioevale apòdixa derivazione greca of course, essa non le previene né le garantisce con rimborsi in denaro dunque non si riferisce alle percezioni classificate sotto l’ombrello inglese di new death experiences ma al più semplice caso che una morte avvenga a una certa data ma solo prima di altre date prevedibilmente adatte all’evento da tutti ritenuto a ragione o a torto disagevole e pauroso. Ma l’argomento di questa improvvisata narrazione non sono affatto le polizze, né di preciso la morte per la quale no, no vale la pena di aspettare a parlarne, ma la signorina aftermath la cui compunzione non è un atteggiamento solo momentaneo, né in relazione all’hic et nunc di chi legge, né al tempo leggermente spostato nel tempo della signorina stessa; ella è compunta sempre, bene e sommessamente vestita non lascia che il suo grazioso seno né che le sue ben costruite gambe inducano con atti pensieri o ostentazioni alla benché minima fantasia o ardire chi la circonda, soprattutto la dr.ssa logrona; della switch & limes seguros s.a., casa solida, capitali inglesi e di chissà dove in questi tempi di declassamento del sud del mondo da parte del nord che tracolla ma non lo dice, nessuna impiegata ha mai voluto resisterle, alla dr.ssa logrona non alla s&l s.a, quella per piaggeria, chi per difficoltà personali, alcune per ragioni economiche data la generosità della dr.ssa dopo nel distribuire premi e agevolazioni, molte, e ciò pare davvero lodevole, molte invece per curiosità estetica; la drssa è una donna, come si dice, avvenente, non nel senso che avviene ma che diviene in certi abiti e sotto luci adatte molto desiderabile, ma non ha mai attratto la signorina aftermath; intendiamoci non perderemmo tempo a dire di una che è molto sicura di quello che fa, cui non sfugge un dettaglio svantaggioso da celare con abilità al cliente pignolo, se non avesse occhi inglesi tali da essere adatti al confronto con oceani settentrionali cui un pittore avrebbe in passato voluto copiare tutte le sfumature dei grigi e dei blu affogate nel bianco titanio; a motivo di ciò e per sfuggire a frasi che mettano in relazione i suoi occhi con l’oceano di queste parti, uguale a quello di lassù benché un poco più caldo, la signorina aftermath evita di apparire, si lascia andare a una normalità gradevole e sfuggevole agli uomini di genere maschile che non vedono più in là di una trina, abituati come sono al travestitismo. Ebbene si dice che la signorina aftermath seduta per ore sei al suo ordinatore riceva solo ogni tanto telefonate dal suo attuale convivente, in quanto essi convivono, tale lp, sì sta anche per long playing, volendo parlare di analogie complesse tra la sua passione di tenore dilettante con qualche successo nel nuovo teatro municipale in vari ruoli di grossolani, dal duca di mantova a alfredo germont, e la sua infuocata resistenza nei diletti di letto, insomma un uomo che la diletta pare e che per di più fa il pompiere, non suoni né lapsus né ironia pesante, egli si preoccupa di spengere incendi che per fortuna sono rari in una città sul mare come quella di cui stiamo parlando, dove il pericolo maggiore sarebbe una tempesta tanto perfetta che con un’onda sola potrebbe l’oceano travolgerla del tutto, la città, scavalcarla e affondarla insieme con il lungo dito di roccia su cui fu costruita; il tenore è intuito più che noto nell’ufficio della signorina aftermath, convivente, per il tenore delle sue telefonate che non si deve credere infuocato, dato il suo mestiere; la coppia condivide tutto con ardore, pardon, con quieta passione, dai vomiti influenzali alle cene celebrative di eventi sparsi nel corso degli anni come tutte le piccole dolcezze care ai mortali incluse quelle del sesso in cui la signorina aftermath a dispetto del mondo e della sorte, come scoglio immota mai non resta. Sì è una dotta citazione di un noto autore di libretti d’opera che si adatta all’allusione nella presente vicenda. E non creda il lettore che essa riguardi una donna, la signorina aftermath, dalla condotta amorosa priva di quella decenza, umiltà, pudore, intransigente fedeltà e insomma non dotata di tutte quelle grazie che agli occhi di molti tiepidi fedeli una donna deve avere; non è così e qui entriamo nel vivo del nostro racconto
A presto chissà. L’Autore