Profondo, concamerato fondaco sotterraneo, in attesa. Penombre.
L’uomo di supposto sapere, il riflessivo
La signora Narcisa, l’opaca
Una giovane voce, la brillante
Ha strappato la pelle allo zinco il pittore e ne è scaturito un urlo. Le parole dell’uomo di supposto sapere si dettano… Scaturiscono occhi che non vedono ma attingono e illuminano… insiste l’uomo con la signora Narcisa appresso… Affiorano da dove per dove vorrebbero guadagnare consistenza. E l’uomo tace.
Ma la signora Narcisa è alla ricerca di immagini per decorare i propri desideri familiari, non ha tempo per attendere altro che l’atteso. Così allunga le sue vocali preferite… Occhiiii, ah sìii. E siccome l’è lombardesca drento e italica de fœura, non si sa se interroghi e chi; di sicuro nuddu che le stia nel cuore e che urli. E passa oltre, madame, seguita dagli occhi specchi del pittore che peraltro, altro hanno da fare. Sono essi stessi il loro cheffari. L’altro. Di loro stessi i soggetti… continua per sé l’uomo di supposto sapere… Come in quel gioco di rimandi ma come si chiama… si interroga l’uomo. E in basso a destra, dall’immagine che segue, idda divisa in quattro settori… Ah perfetto si chiama filetto o tavola mulino… egli decifra una scrittura in una lingua antica ma non morta. Cu è chiddu.
C’è del Bacon qui… sussurra fuori campo una voce giovane… E non è maiale. Essere intelligenti aiuta. Cut.
Salvatore Anversa -Personale- Galleria Tolomeo – via Ampère, 27, 20129 Milano dal 12 maggio
Dipende da come si suppone il supposto. Ciao Diego.
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in effetti la supponenza supposta la si subisce facilmente (per via orale, anche se è supposta) ai vernissage
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