Per inaugurare l’anno nuovo e con immenso godimento propongo qui senza miei commenti questa inattuale, unzeitgemässe Betrachtung* – dell’amico Leonardo Taschera
Tutti gli asini agitano la coda e tutti i coglioni dicono la loro ovvero della falsa coscienza democratica
Il titolo è in dialetto mantovano ed è un detto che ho imparato da mia nonna -classe 1869-di origine contadina, nata a Gli Angeli, frazione del Comune di Mantova. Amo credere che il detto sia espressione di un’antica saggezza popolare, temo ormai perduta, e che oggi, come altrettanto temo, verrebbe liquidato come una delle tante manifestazioni-reazionarie- del cosiddetto populismo. D’altronde il dialetto mantovano abbonda nell’uso della denominazione degli attributi maschili, talvolta, probabilmente, anche nelle classi colte, alla Belli o Porta, per intenderci, come dimostra quest’altro detto: Ag secarìa i coioni a Netüno che i ha ga semper in d’l’aqua* – detto di persona che, per dirla alla Camilleri, rompe i cabasisi. Ma, per tornare al titolo, quello che mi diverte è che oggi il politicamente corretto, i cui effetti sono smisuratamente ampliati dall’uso del web, vuole esattamente il contrario del detto mantovano. Oggi il concetto di partecipazione – ricordate l’importante è partecipare di sessantottina memoria che aveva anche ispirato una canzone di Gaber?-non si concretizza nel dibattito, nel confronto diretto, nello scontro, vòlti ad ottenere un risultato, ma si esaurisce in una sorta di scarica verbale lanciata, come il classico messaggio in bottiglia, nel mare della falsa comunicazione, specchio appunto della falsa coscienza democratica. L’agorà è stata sostituita da un incontrollato fare voci, sempre per dirla alla Camilleri, a senso unico che crea l’illusione della partecipazione alle decisioni, e che anzi viene incoraggiato da chi poi le decisioni le prende davvero. E qui bisognerebbe aprire una discussione sulla scomparsa dei corpi intermedi, o comunque sulla scomparsa dei loro effetti nel tessuto socio-politico, ma lascio, appunto per non menare la cua, ad altri l’onere e l’onore di disquisire sul problema. Leonardo Taschera
in effetti, vien da riflettere, democrazia non è «partecipazione» se per essa si intende il poter declamare a vanvera le proprie scemenze; in passato la «libertà di parola» era sinonimo di libertà, oggi probabilmente la vera libertà è stare al riparo dalla pioggia di parole; non credo che una democrazia funzionante possa funzionare senza corpi intermedi, senza gruppi qualificati ad approfondire i problemi; certo, il rischio che si formino delle caste c’è sempre, ma è meglio avere delle caste qualificate che delle caste ignoranti e incapaci
LikeLike
Probabilmente la vera libertà è stare al riparo dalla pioggia di parole.
LikeLike
Gustose e sacrosante considerazioni. Timidamente, tuttavia, azzardo l’opinione che mi sembrerebbe più aderente allo spirito della seconda citazione mantovana la traduzione “asciugherebbe”, riferito, col soggetto sottinteso “egli”, alla persona che rompe……
LikeLike
Corretto, ho corretto
LikeLike