Senza perspicaci postille, mi fa piacere fare eco alla lettera di commento che ho ricevuto ora ora dall’amico dr. Paolo Prato, esperto di aghi e fili. Per sè meritabonda di lettura. D’Ascola
Caro Pasqual,
si inciampa nei dislivelli all’inzù, ma si strapiomba nei buchi all’ingiù. Il delirio aritmetico dilagante sa creare inciampo e voragine: “cintura E bretelle ED un par de chiodi, entro E non oltre…”. Demoniaca pervasione ed evidenza dell’incapacità di portare a compimento un pensiero lieve, fresco e proficuo. Ricordo una delizia di Poli, con Messeri che recava in processione un crocifisso, diligentemente sollevandolo alla massima altezza possibile in sincronia con la citazione dell’Altissimo da parte dell’officiante. Più alto dell’alto, ed ancor più in alto. Sempre più in alto con grappa Bocchino! Ed il Mike restò bloccato sul Cervino. Il mio “grazie!”* voleva sottrarre l’elevato al timbro prefettizio finale, al piombo dello stereotipo, al demonio che si abbarbica alle ali della spiritualità. Se vogliamo, nessuno capiva il latino, ma il latino dava la libertà dal contingente. La spiritualità e l’arte non sono sinonimi, ma di certo non sono fatti amministrativi, ed almeno per questo piangono oggi le medesime lacrime.. Come diceva uno che se ne intendeva, grazzzieaddiosonoateo. Besos da Paolo
* ivi in L’accompagnamento 27.06.18 (n.d.r.)