Soumission – sottomissioni

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01/02 UARR https://blog.uaar.it/2020/01/02/banchi-sardine-mare-antirazzismo-laicita-forse-no/

01/16 Le Figaro Alerte info : 14h51 Marine Le Pen annonce sa candidature à la présidentielle de 2022

01/21 ROARS https://www.roars.it/online/noi-ricercatori-difendiamo-lautonomia-della-ricerca/

01/23 Ilsole24ore https://www.ilsole24ore.com/art/salvini-citofono-tutte-violazioni-giuridiche-compiute-capitano-ACxfugDB?refresh_ce=1

L’aspirazione rivoluzionaria ha una sola possibilità, quella di portare, sempre, al discorso del Padrone. È ciò di cui l’esperienza ha dato prova. Ciò a cui aspirate come rivoluzionari è un padrone. L’avrete.

Jacques Lacan, Il Seminario, libro XVII-Il rovescio della psicanalisi-Einaudi

A mio modo di intendere le interpretazioni, per quanto sia accusabile di trasformarle, com’è proprio delle interpretazioni, in fatti, tanto Cassandra’s way quanto simply a muzzo, l’inaudito agire del legaiolo di mammebimbipapà che ha restaurato la gogna col plauso della massa – l’istituzione della massa, dei profeti e dei capifabbricato andrebbe soppressa in culla, Erode fu inascoltato ma rudimentale talento – le dimissioni in blocco di mille e tanti medici francesi per protesta contro la perversione della medicina a fabbrica di ricoveri (https://www.sanitainformazione.it/lavoro/francia-mille-capiservizio-si-dimettono-per-salvare-lospedale-pubblico/), e i discorsi aperti nei link incollati qui sopra, se letti con qualche grammo di intuizione, destrezza pindarica e animo apocalittico, rimandano tutti qui a quello su Soumission di Michel HouellbecqJ’ai lu, 2018. 

Con vezzo da scrittore di fantascienza Houellebecq situa circa nel 2022 ( cfr. qui sopra Le Figaro) il pretesto storico del suo libro, una crisi totale ed esiziale della Francia e il collasso culturale che ne consegue, molto bene immaginato nei contorni e in alcuni particolari; obbedendo al paradosso temporale del genere fantastico, per raccontare egli usa il passato, confermando al lettore l’idea che si tratti ormai di un viaggio in un ineluttabile ieri, a ritroso; un À rebours, di Huysmans, i riferimenti costanti all’opera del quale costituiscono l’autentica trama di Soumission. 

Tengo a precisare ora quel che di continuo premetto a qualsiasi discorso sul lavoro d’arte altrui; che non scrivo mai da critico ovvero sì da critico, entro però la misura del restituire all’arte la sua parte critica; e tutti sappiamo l’enorme apparato riflessivo che costituì Leopardi. In sintesi preciso che ogni arte, se è autentica, è utilizzo critico dell’arte, dei suoi strumenti stessi; I promessi sposi, Guerra e Pace, La recherche sono dei paradigmi in tal senso; l’impressionismo costituì non una negazione/distruzione dei mezzi d’arte ma una loro esplosiva revisione critica; la parola vero non pesata è ideologica. Farla breve, se parlo di un’artista ne parlo da modesto camarade che immodestamente è costretto per amor di precisione, a dichiararsi tale, e chi mi conosce sa quanto e se mi spiace; tuttavia è evidente che già aprire un blog è mettersi in mostra e non poco, sicché nello strip-tease una volta arrivati ai guanti, tanto vale finire con lo string, col nudo integrale chi se lo può permettere; pochi e poi fa tavolo settorio. Ebbene, in Soumission-sottomissione, c’è un io narrante ( qui di seguito il Narrante) che si narra senza nominarsi ed è professore di letteratura francese in una della sedi della Sorbona; è un esperto di Huysmans il professore, di Là-bas, Un dilemme, En rade, À rebours, Le folle de Lourdes, e oltre di En route con cui apre il racconto; su questo il Narrante intreccia la trama all’ordito del discorso, sospeso tra due spolette, la piena prustiana dell’incipit, Pendant toutes les années de ma triste jeunesse, Huysmans demeura pour moi un compagnon, un ami fidèle* e quella svuotata del finale… vedremo. Huysmans veste di eteronimìa la metafora del Narrante, Alors bien entendu, lorsqu’il est question de littérature, la beauté du style, la musicalité des phrases, ont leur importance… la profondité de la réflexion de l’auteur, l’originalité de ses pensées ne sont pas à dédaigner; mais un auteur… l’essentiel est qu’il écrive et qu’il soit, effectivement, présent dans ses livres.** (Soumission pag.13.)

Con il suo (s)oggetto principe di studio Karl Huysmans, come in certi film di Hitchkock, il Narrante precipita a ritroso – i riferimenti all’alto medioevo franco, all’arte antica, saranno molteplici – attraversa le rapide scene di un teatro di ben organizzato disordine, di una Francia che, sottomessa a una sorta di water-boarding politico, riemerge da sé su un governo di compromesso, di socialismo islamo-liberista ma tale comunque da capitombolarne le principali istituzioni identitarie, Académie e Sorbonne, sotto il piedone del credo in un dio padre onnipotente Allah akbar. Tutta la vita quotidiana del paese – si legga l’episodio del supermercato dove di colpo non si vedono che donne in pantaloni – rovina in una pantomima per i giorni a venire, per citare Céline cui Houllebecq è largamente debitore, pantomima dove tutta la classe dirigente recita i dovuti confiteor di sottomissione, e il resto del poppolo mette subito in atto il desiderio di uniformarsi. Il narrante, uomo senza convinzioni meditate tranne quella di non averne come lo Huysaman oggetto dei suoi studi, approda all’accettazione, alla soumission; perdendosi per mesi in una specie di pellegrinaggio nel sud della Francia ma ci arriva; arriva a una mutazione antropologico-letteraria ma, si badi, Houellbecq è fatidico in questo, non in un clima interiore di lotta tra le verità della fede cattolica odiatrice della vita così com’è e un qualsiasi antagonismo, pagano, nietzscheano o icche è; non c’è lotta ma sprofondo nella sabbia mobile di un credo truce e lusinghiero. Nel titolo c’è tutto il desiderio di seguire un’onda quale sia sia purché sia. Del Narrante conta la scarsa se non nulla adesione ad alcunché, non a sé stesso in primis; è un intellettuale smagato, sfibrato, una poltrona vuota, coniglio come molti accademici, chiuso nel suo delirio, con una vita sbandata come molti, senza accettazione di lievità, umorismo, jouissance (godimento) che non sia quella greve dell’alcool – si leggano le invettive di Céline (cfr. in Bagatelles pour un massacre o Les beaux-draps)al popolo francese drogato d’alcool – della paura autoriferita e di donne transeunti; una in particolare, una maddalena, molto giovane e generosa, Myriam, che però, come è naturale che sia quando lo sfaglio tra le età mostra la corda all’impiccato, molla il Narrante, dopo un’ultima notte tragica e fatale, sorta di ultima cena con sperma per particola; l’intellettuale, il Narrante, intuisce e vede oltre il proprio naso la nebbia; ma tra intelligenza e sapere non sa passare l’estetica, anche del proprio vivere estetico, al vaglio della critica etica; come molti ha difficoltà nel maneggiare la responsabilità del saper sapere; viene pensionato d’ufficio (con una buona pensione tuttavia, garantita del nuovo governo sostenuto dai paesi arabi) erra in un contesto sociale stralunato, ma poco per volta accetta la strada indicata e, tra blandizie, allusioni e miraggi ben sostenuti (si legga bene alle pgg 254-276  la scena della visita al prof. Rediger, nuovo rettore de’ rettori) passa anch’egli dal detto al fatto; e si converte all’islam. Un parto, anzi un torno, indolore, anestetizzato alla nascita. Reintegrato nell’incarico, con un favoloso aumento di stipendio e una splendida offerta di ricerca, le ultime parole del Narrante saranno per quelle studentesse che egli sa verranno assegnate come moglie e che aussi jolie soit-elle, se sentirait hereuse et fière d’être choisie par moi, et honoré de partager ma couche (…) je n’aurais rien à régretter ***( op.cit pag 314)Poi ognuno si legga il libro e ne valuti da sé la ragione o i torti.

Come è facile capire, di quel non troppo inimmaginabile governo il fine e il risultato sono eguali a quelli di qualunque dittatura in gestazione, qui avviene tutto con estrema rapidità ma la differenza sta nel metodo; l’accettazione che si insinua che, al limite, non pretende la convinzione; come se il reale fosse convinzione implicita della sua esistenza. Allora, ce ne fosse ancora bisogno e per dirla con Lacan, la domanda che interroga è certo circa il disvelarsi dei limiti del sistema democratico che nella propria contraddizione contiene la propria fine, ma più imbarazzante quella circa l’origine della spinta (il desiderio il desiderio) che convince a convincersi. Non ci sono risposte; non esplicite; la narrazione procede piuttosto a interrogare un morto J.K Huysmans nel merito della sua conversione a sottomettersi; voilà, credere è secondario. Non ci sono risposte. Per intenderci meglio possiamo riferirci a Psicologia delle masse e analisi dell’io di Freud, all’Uomo senza qualità di Musil e, sul versante opposto allo Zenone della Yourcenar che nell’Opera al nero – opera che i mestatori nel torbido del mondo uniti hanno così ben compiuto, consolidandola, guardare fuori dalla finestra il bel sol dell’avvenire, guarda guarda che ti passaè l’intelligente etico; padrone della propria critica a un società con la morale dello sterminio in corpo, colui fa del coraggio un abito, coraggio che in Soumission è un bandito, un imprevisto previsto e addomesticabile. Qui la questione è grave e per le anime belle ricordo che etica non coincide per senso, direzione, e nei possibili significati con morale che appunto è altro. La morale è del Padrone che se la detta, la usa, la impone. La questione grave che Houllebecq pone in essere, alle corte la questione che fa affiorare dalla tessitura narrativa è circa l’attualità, circa il concetto, esteso, la fisiopatologia della sottomissione. Lo Zenone al contrario crepa e con naturalezza (si taglia le vene e descrive il proprio trapasso) non si sottomette; è l’uomo di Musil a farlo, anafettitivo, indifferente, acritico di sostanza. con ciò il titolo Soumission, racconta fin dall’inizio chi è il morto e chi l’assassino, per usare un paragone duttile; tra questo e quello in mezzo c’è il percorso dell’uno e dell’altro, dall’uno all’altro. 

Ripenso per associazione alla polemica di Nietzsche con il borghese Wagner, ma che mai dire davvero a chi concepì il Tristano. 

Superstiti dei due secoli precedenti e che ci hanno improntati – questo in corso non ha caratteristiche e non può segnalare altro che la propria estinzione, basta aspettare, le cose si fanno da sé – in cui l’arte e la filosofia parvero potere gettare un ponte oltre l’evoluzione della società borghese, oltre l’umano, di essa abbiamo osservato invece il condensarsi alchemico da stabilimento ecclesiale,  chiesa essa stessa in contraddizione, ma inestricabile da quella dominante, la cristiana, a dittatura del variegato mondo professionale e industriale, mutato in Stato unico e in istituto statale di sottomissione, e infine, oggi, a marmellata senza gusto; parafrasando Petrolini, senza il minimo disgusto di sé stessa. È un libro complesso, Soumission, Houllebecq di cui i cristiani dovrebbero fare lettura per vedere in sé stessi la causa che continua ad alimentare il quadro che Houellebecq fa di un mondo avvenuto sotto la lemme lemme dittatura del bene, identificato ma nell’Islam; sì alla Sorbona si entra solo velati, ma chiunque, da una hijab mentale, da un velo indispensabile di accettazione contenta, acritica tout-court, oltre 1984; non è forte l’ideologia principe, né è debole chi ne ha un’altra, è debole chi non ne ha affatto, chi è libero, autentico e differente, con il coraggio degli antichi, coraggio del pensare e di più del pensarsi fuori da qualsiasi chiesa, non in una chiesa sostituiva. Per mancanza di principio di individuazione, di sapidità, il Narrante invece sfuma ciò che resta del proprio tratto in un quadro livellante ma corroborante, accogliente come i progetti attuali di inclusione; a pensarci la metafora, no, forse è il doppio artaudiano della pratica ultraliberista… in cui veniamo vissuti… una pozza dove… Nous sommes tous au fond d’un enfer dont chaque instant est un miracle – Siamo tutti nel fondo d’un inferno di cui ogni istante è un miracolo

Emil Cioran – Pensées étranglées – Folio pg. 86

* Durante tutti gli anni della mia triste giovinezza, Huysmans restò per me compagno e amico fedele 

**Allora per intenderci quando si parli di letteratura, la bellezza dello stile, la musicalità delle frasi, hanno la loro importanza… la profondità della riflessione dell’autore, l’originalità dei suoi pensieri, non sono da disdegnare; ma un autore… essenziale è il fatto che scriva e che sia davvero presente nei suoi libri.

***sia bella finché si voglia, si sentirà fiera e felice di essere scelta da me, e onorata dal condividere la mia coperta(…) da rimpiangere non avrò niente.

 

 

 

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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4 Responses to Soumission – sottomissioni

  1. Biuso says:

    Sì, Pasquale, la distopia di Houllebecq è vieppiù inquietante perché è del tutto plausibile. La forza demografica dell’Islam e la sua semplicità dottrinaria ne fanno un pericolo grave e reale. Dei tre monoteismi, infatti, quello coranico è il peggiore.
    L’ebraismo è una religione biologica, razziale, tribale. Non si può diventare ebrei, si nasce tali.
    Il cristianesimo è profondamente permeato di filosofia greca ed è stato questo a dargli una misura.
    L’islam invece è volto a far proseliti e a negare ogni realtà che non sia la cupa miseria del Profeta.
    La fortuna è che la Umma è soltanto un anelito e i musulmani sono tra loro divisi sino alla ferocia. Nelle terre in cui è stabilito da tempo, è possibile un Islam moderato ma in terre di nuova conquista esso non potrebbe che combattere sino a distruggerli la bellezza, la differenza, la pluralità, il piacere, la filosofia.
    Un’Europa con una prevalenza o anche forte presenza islamica non sarebbe più Europa, semplicemente. Sarebbe spenta, monocorde, fanatica.

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    • dascola says:

      Ora, possiamo credere davvero che un autore è tale non se il suo discorso suscita una reazione bello/brutto ma se innesca discussione, biasimo, scandalo, se è inteso per quello che è eversivo; il consenso è sempre sospetto e per quel che riguarda la mia povera opera mi piacerebbe tanto che scatenasse un po’ di bordello, l’orrore altrui sarebbe un piaceretto per me. È forse un po’ lapalissiano ma mi pare dunque che di M.H. si possa dire tutto tranne che non sia tale e quale. Ciò detto tu sai bene che l’Impero romano non crollò, si dissolse, si consumò in Occidente dall’interno grazie a’ barbari, dicono, sì sì ma che ne presero possesso ma c’erano già da tempo e a lasciarli entrare in molti casi, i Goti per esempio, fu il governo imperiale in crisi di carattere. I cristiani, giudei, furono tra questi barbari che a mani pulite e basse si impadronirono dell’impero. Se guardiamo è sempre più per cause interne che per assalti frontali di stranieri che un potere, un ordine si estingue. A guardare, il governo di Putin cerca solo di evitare che la Russia si trasformi in un Europa pallidula, nudula, frigida. Resuscita miti ma li supporta con la costruzione di un esercito spaventoso, opere pubbliche e un sistema scolastico/culturale, ne ho un aperçu diretto, orgoglioso, robusto, sostanzialmente sovietico. È una mia impressione, ma credo che vi siano elementi di autentico nell’impressione.
      Avevo scritto molto di più su Soumission poi ho tagliato come d’uso per non dissipare in mille associazioni il discorso. Lo faccio sempre ma in questo caso avrebbe distratto. Tuttavia credo che per M.H., l’Occidente, l’Europa cioè, svanisca nella sua distopia proprio come l’impero romano, cancrizzata; ciò che non poterono a Poiters/Tours nel 732, i Mori ottengono nella cabina elettorale e, come i nazismi assortiti d’Europa, senza trovare ostacoli (perché la guerra di Spagna fu importante, e mi pare trascurata come evento cardine dell’asfissia europea, perché a combattere davvero contro i fachas furono gli spagnoli, armi contro armi vince chi ne ha di più e forse è più carogna; la battaglia dell’Ebro durò mesi, ben condotta, accanita, l’Europa non capì un cippirimerlo e abbandonò la repubblica in mutande e senza aerei e cannoni e pane). Le porte della fortezza vengono sempre aperte dai traditori, dai conigli dentro e dai pusillanimi fuori. Da masse paurose e manipolate con abilità. Chi sono i traditori, è ovvio che siamo noi stessi; privi di quella spina dorsale salda di chi ha qualcosa da pensare, da dire e si difende ma che non oppone, a un’ideologia, un’altra e ormai spesso impallidita. Ricorderai De Unamuno, Venceréis, porque tenéis sobrada fuerza bruta. Pero no convenceréis, porque para convencer hay que persuadir. Y para persuadir necesitaréis algo que os falta: razón y derecho en la lucha. E mi pare che questi belli ragione e diritto nella lotta risaltino bene per loro assenza da una delle letture possibili di Soumission; avrei anche tenuto di più da leggere circa L’Europa senza qualità che lascia passare i barbari in gellaba che sono lì/qui, come der Mann ohne Eigenschaften permette l’avvento dei barbari in camicia bruna. Non hanno qualità, die Männer und Frauen und ohne Eigenshaften, per opporsi ad alcunché, qualcosa da pensare; non si difende o ci si oppone a un’ideologia con un’altra ormai impallidita. È mi pare quello che succede ai vari sfasciumi come Salbini che agitano i fantasmi di un cristianesimo ad orecchio, su cui eventualmente un Islam ben organizzato e inteso com’è alla conquista, pena la sua dissoluzione, avrebbe facilmente buon gioco; possiamo star sicuri, perché non c’è differenza tra lui e un imam di Pescarenico o tra la paranoica mamma furetto de Roma con una velata di Bagdad, possiamo direi star sicuri che sarebbero i primi a sottomettersi e a recitar credindiopadrakbar, a conquistar posizioni di potere in un europa insalamizzata, coppoletta e hijab in testa; per primi; star sicuri; la voce di Salvini è adatta a gnagnare da un minareto, maamàbabbàaakbar; e quella dell’altra a ullallì ullallà in piazza ‘gitando fotografie di terroristi che a quel punto solo in Russia e in Cina sarebbero in grado di pescare e far fuori senza esitazioni; pum pum fine. In Russia e Cina poi il coltellaccio te lo sequestrano prima che tu lo compri. Vedi che in tre giorni stringono in un cordone sanitario 33 milioni di persone; in Europa più che altro, andassero male le cose con la Wuhan si riuscirebbe ad aumentare il traffico a Lourdes e Medjougorje. Altro che. Poi comuni, mimisteri, giornaliste, blogger litigherebbero l’un con l’altro circa le misure da prendere e deroghe al fermo del traffico. Forse a Milano, Torino e Genova funzionerebbe qualche provvedimento, ma forse. Quindi se c’è da aspettarsi qualcosa e di meglio v’è l’espansione dell’enorme potenza atea cinese, motivata, disciplinata, obbediente e convinta da un sistema che non distribuisce pane e giocattoli, ma che, amministrando dal centro con pugno di ferro ricchezza e benessere, sa di doverli distribuire, pena la fine del sistema. Dunque chi avrà ragione alla fine, ammesso che non ci si dissolva tutti in un gran falò prima, quel che vedremo è ciò che Céline previde, tutti cinesi. Forse. Ma sarà almeno senza dio altro che un treno elettrico.
      Carissimamente
      Pasquale

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      • Biuso says:

        Queste tue considerazioni, Pasquale, sono assai amare ma credo realistiche.
        Lo sono certamente per la questione della caduta dell’Impero Romano (come ha mostrato ampiamente Jacques Le Goff).
        In generale, le civiltà crollano dal loro interno, sempre. Le ragioni però possono essere le più diverse. E nel caso dell’Europa del XXI secolo sono tante, complesse, tra loro differenti. Ma sono prima di tutto, secondo me, culturali.

        A proposito di ciò che dicevo dell’ebraismo, una clamorosa conferma si legge su Haaretz di ieri: “Israeli High Court Allows DNA Testing to Prove Judaism” (https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-israeli-high-court-allows-dna-testing-to-prove-judaism-1.8439615).

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      • dascola says:

        Sì caro Alberto , è paradossale ma in un paese diversamente fondamentalista non poteva che accadere; è stata respinta la proposta, intuisco nel titolo, ma non mi sono abbonato per leggere l’articolo perché non ne vedo la ragione; povero Himmler, chissà quanto avrebbe gradito possedere le chiavi di un test di quel genere. Pensa la certezza, mille in fila e zac niente storie sei ebreo, alè, legge mille forni altro che mille proroghe. In un tassellino della pagina di ingresso ho intravisto peraltro un titoletto, In Israele l’indottrinamento comincia all’asilo. Tutto circolare come in culinaria. Sempre al forno. Vabbé.
        Se ci pensi fare clinica storica, specie al presente è come affrontare una diagnosi sul soggetto singolo; i sintomi sono così vicini tra loro che arrivare a erronee diagnosi è facile. Se i sintomi sono molteplici e contraddittori, e spessissimo è così, arrivare a una conclusione è arduo. Perciò è vero che occorre prudenza e buon senso e tanto sapere; mi rendo sempre più conto che l’intuizione diagnostica, anche se supportata dall’istinto di Cassandra per la rovina, può rendersi fallace, In generale, le civiltà crollano dal loro interno, sempre. Le ragioni però possono essere le più diverse. E nel caso dell’Europa del XXI secolo sono tante, complesse, tra loro differenti. Ma sono prima di tutto, secondo me, culturali.
        Sono del tutto d’accordo con te. Ripenso al Satyricon, quello di Petronio certo e a quello di Fellini soprattutto che prosegue un lungo discorso del suo cinema, discorso che ha, secondo me, come argomento la Fine, bref la morte e che in La dolce vita, mi pare così bene esplicitato. Fellini fu un visionario sociale a dispetto delle pretese, dalla critica, istanze analitiche. Scemenze, ogni osservazione sul reale è analisi. Tornando a Soumission, è indicativo che the first strike sia proprio al centro del cuore culturale francese. Non l’ho sottolineato ma viene a confortare quanto mi hai scritto. Si dice confortare ma non c’è nessun conforto sapendo come tu sai perché continui a viverne la décadence che è proprio la Sagunto del sapere in piena débâcle; e come abbiamo bene inteso è pur vero che essa è sotto assedio, ma i traditori sono all’interno della fortezza. Io ho fatto in tempo ad andarmene dal Conservatorio prima di assistere al diffondersi della metastasi che altri mi descrivono, Sonia per esempio. Con ciò sì, sono amaro. Se penso a tutto quanto di forte, bello, e meraviglioso è stato scritto, fatto e pensato, e quasi tutto in Europa e così alto, che riesce difficile comprendere come sia avvenuto che certe cose siano state concepite so that… – la Recherche…il Tristano per esempio, quando noi ci dobbiamo sentir dire che Sanremo è la più importante manifestazione musicale del paese(sic)da parte di 29 illustrissime Mistress… e taccio su ciò che si pubblica – … all those things will be lost in time, like tears in rain, time to die, e il mio cuore si stringe; ascoltare musica, che sidera dritta i ventricoli, mi diventa sempre più motivo di dolore e lacrime. Non so con che e come proseguire. Dunque, punto.

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