Grant Wood –American Gothic– 1930
Così fan tutte A2/S2 Fiordiligi e Dorabella
FIORDILIGI
Sorella, cosa dici?
DORABELLA
Io son stordita
Dallo spirto infernal di tal ragazza.
FIORDILIGI
Ma credimi, è una pazza.
Ti par che siamo in caso
Di seguir suoi consigli?
DORABELLA
Oh, certo, se tu pigli
Pel rovescio il negozio.
FIORDILIGI
Anzi, io lo piglio
Per il suo verso dritto:
Non credi tu delitto,
Per due giovani omai promesse spose,
Il far di queste cose?
DORABELLA
Ella non dice
Che facciamo alcun mal.
FIORDILIGI
È mal che basta
Il far parlar di noi.
DORABELLA
Quando si dice
Che vengon per Despina!
FIORDILIGI
Oh, tu sei troppo
larga di coscienza! E che diran
Gli sposi nostri?
DORABELLA
Nulla:
O non sapran l’affare,
Ed è tutto finito;
O sapran qualche cosa, e allor diremo
Che vennero per lei.
FIORDILIGI
Ma i nostri cori?
DORABELLA
Restano quel che sono:
Per divertirsi un poco, e non morire
Dalla malinconia
Non si manca di fè, sorella mia.
FIORDILIGI
Questo è ver.
DORABELLA
Dunque?
FIORDILIGI
Dunque,
Fa un po’ tu: ma non voglio
Aver la colpa se poi nasce un imbroglio.
DORABELLA
Che imbroglio nascer deve
Con tanta precauzion? Per altro ascolta:
Per intenderci bene,
Qual vuoi sceglier per te de’ due Narcisi?
FIORDILIGI
Decidi tu, sorella.
DORABELLA
Io già decisi… segue duetto. Bon bon borobonbòn, premettiam che non son tra quei che si esaltano per le letture psicoanalahitiche dell’universo mondo; da ex analizzante invece, così si dice il paziente per esempio presso i lacanahiani, ho avuto il mio periodo di passione forte per il metodo, convinto che, alla pari con tutta la medicina, si trattasse di una pratica efficace, quando risultava efficace, intesa a incerottare, la definizione è della mia compianta dottora Pandolfi, a incerottare l’anima perduta del poveretto me, al fine di fargli fare i conti con la frattura tra un sé medesimo e l’altro e ritornare al mondo non di prima – ‘tenti che c’è del Recalcati qui – ma a un mondo nuovo da una rinnovata prospettiva. Può sembrare strano, signori miei, ma con me l’analisi c’è riuscita. Posso dire persino che ci riesce perché una volta appresi i rudimenti strumentali non è difficile rimettere i cerotti al loro posto quando si scollano o si bagnano – succede ai forsennati orsetti lavatori come lo scrivente –. Diverso appunto il discorso che vuole la pissipissispipsic lo spic&span universale, la chiave filosofica che capisce quando e dove nessuno capisce niente – sapessi le volte che non c’è niente da capire, buci neri in apnea –. È una pretesa filosofica infilare le mano nei detti buci per vedere se riesce dall’altra parte ma se è per quella, oggi non saprei la filosofia a che ambito utile appartenga se non a quello dei professori di filosofia, non lo dico io, lo scriveva Schopenhauer qualche po’ di secoli orsùno; qualcuno obbietterà che Schopenhauer va interpretato ma il qualcuno si interroghi su che cosa non può o non deve essere interpretato. Il mondo come volontà di interpretazione. Yuk yuk – dice il Pippo che è in me – sento l’orma dei passi spietati (Un ballo in maschera A2/S3) dei carcerieri del penso e ripenso e nel pensare impazzo. Allora tra poco ti lascio al Ricalcati con cui qualche volta mi sono trovato in così forte disaccordo da scriverne qui a sciabolate. Ma vabbè. C’è un motivo per cui questa volta non lo sono, in disaccordo, e mi pare giusto presentare questo Ricalco oricalco allo specchio dei tuoi occhi lettore. In questo periodo di confinamento – confinamento che è l’estensione del mio normale modo di vivere, latino modus vivendi, perché preciso che a me andare in giro non mi è mai piaciuto, amo la mia tana – cfr. Massimo Recalacati – e ci sto bene, ‘o covidde infuria, a mio modo di vedere dunque non vedo perché andarmelo a cercare col lanternino del Diogene – in questo periodo ho avuto due lutti, il primo è noto a chi frequenta qui il sito ed è stato il decesso del qui citato amico Dario, un artista che così è entrato nell’olimpo dei mancanti e vabbè, l’altro è stata la scomparsa fin dalle note d’attacco della pandemia di un altro amico, intellettuale preclarissimo che, non diversamente da altri preclarissimi qua e là nel tempo, ha scelto di fare quattro passi nel delirio e non è più tornato. È sbandato e io non ho avuto il cuore di dirgli nulla, che la sua libertà di non mascherarsi non valeva quella collettiva di farlo, che la paura è sana e non dei prudenti che sulla piana di Troia tengano la testa bassa e lo scudo ben sulla testa, che dire me ne infischio tutte balle del governo, può essere eticamente, politicamente ragionato ma non di preciso ragionevole; di fatto eguale, politicamente, ai discorsi della fasistissima coppia Angurie & Salviette – la mia defunta e amata suocera, disse un giorno alla sua fasistissima cognata, Vedi F** che a furia di andare a destra finirai per trovarti a sinistra –, deliri; e ai deliri anche un mio conoscente psichiatra mi disse di non replicare, Magari gli passa, mi disse ché, Il delirio è un mettersi in guardia ringhiando al mondo, stare alla larga. Fatto sta che non gli passò; ma tempo fa, giorni, dopo tanto silenzio prudente, preso dalla stizza, commisi l’errore fatale di replicare a sciabolate, sul suo blog, al commento di una sua corrispondente, se possibile più delirante della matrice. Morale la sua libertà dell’amico corrispose di fatto alla privazione della libertà mia di dire liberamente. Fatto bizzarro per un che difende la libertà mi censurò il commento al commento e, in somma delle somme altezza cosa vuole, mi tagliò via dal novero dei followers sua. Ostraco tra gli ostrachi, ostracotto. E qui mi fermo. Non ho, cara i me’ sciuri e sciure, nessuna capacità di pensare altro che sciocchezze e mi fa paura e compassione chi ritiene che di là dalla letteratura io, chi come dov’è quel lì, possa manifestare i segni di una qualche erudizione, tale da poter dimostrare un checchessia a chicchessia. Si fidino, io non so nulla davvero, ma lo so alla perfezione, così lo travesto e il costume è a volte bellissimo, questa è l’arte mia, signora cara. Sartoria. Sì sì, a motivo della quale la quale metto da parte per divertirmi un po’ e non crepare della malinconia… leggere Da Ponte. Ecco perché adesso e con piacere Massimo Recalcati…
Che malinconia e che tristezza, aggiungo io!
Non si travesta, essere se stessi è l’unica cosa giusta nella vita, vale per tutti però.
tm
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Forse non ho reso l’idea cara Tina, con l’arte si crea un’altra realtà; questo è il vestito. Non meno autentico di quello del quotidiano apparente. Ciascuno si fa di ognuno una sua fantasia o un suo fantasma. Pensi ad Amleto. Con ciò la ringrazio molto di avere ancora uan volta sorvolato con la sua parola calorosa questo blog. Un abbraccione
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Sono sicura di avere inteso bene già prima delle sue precisazioni. Naturalmente il fatto che io “sorvoli” appunto da l’impressione che io non colga a fondo. È chiaro io non la conosco come non si conosce mai altro da se stessi! Però. ..
Non è solo l’artista tout court a dover versare “lacrime e sangue” ma tutti quelli la cui vita è ricca di intelligenza che lei ( e forse anch’io ) chiama “pasticcio”!
Comunque, grazie per l’accoglimento nelle sue stanze!!
tm
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Grazie per la risposta.
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