Silence, We Are Dreaming, 1991-Moebius (1938-2012)
Mi pare che farsi le cose da sé sia il più grande incentivo al sogno che si possa sfruttare. Quanta poesia nasca dall’asse da stiro non so dire; per me di sicuro il lavoro domestico è fonte di ispirazioni e non solo, di aspirazioni a macchinari sempre più ingegnosi e tali da sostituirmi nell’età che non tarda affatto né si attarda anzi galoppa, e già adesso si industria ad impedirmi nel quotidiano. Non so quando l’artrosi, la semplice artrosi, mi inchioderà le dita tanto da non poter battere la tastiera, intanto mi stiro ancora i pantaloni da me. E questa, parlando col Totò de → I due marescialli , è una grossa soddisfazione. Del resto il principe De Curtis convisse per tutta la vita col suo servo, Totò appunto. Per metterla sul metafisico – cipperimerlo – ricordo di aver letto in epoca preistoriche un intervista con il grande Chomsky, dove non so né la ritroverò, che non credo per burla né per affettata semplicità affermava, per l’intervistatore, che il lavoro della sua vita di cui andava più fiero era la canalina di scolo per la neve nel suo giardinetto. Non gli do torto, tutta la filosofia mi pare il frutto di scarsa applicazione al giardinaggio e al ferro da stiro. A sapere di chi si tratta questo l’ha scritto p.e.g.d. Pare.
Oh cccome ti capisco, oh cccome ticapisco. Oh cccome!
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Caro mio, pochi ma bbuoni. Signori si nasce e noi modestamente lo naccuimo.( o naccuemmo a seconda, la Crusca ammette.)
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