Arundhati Roy

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Cremazioni non-stop in Varanasi-India © BBC news – 4 maggio 2021

Arbasino scrisse mille anni fa che gli intellettuali italiani avrebbero fatto bene a fare ogni tanto una gita almeno a Lugano.

Posso sbagliarmi ma non credo sia per caso che la lettera di Arundhati Roy – è una scrittrice notissima si sa – circa la situazione in India non sia stata pubblicata in Italia. Ho fatto una ricerchina, ripeto posso sbagliarmi ma nix ( Iodonna ne parla per detto riferito). Invece è stata pubblicata ieri in El Paìs e quattro giorni orsono dal Guardian. Allego qui i link ai due quotidiani cui sono abbonato. La lettera è troppo lunga perché io mi sia invogliato a tradurla. Ognuno si arrangi con Google translator se non conosce a sufficienza le due lingue.
Ho poco da aggiungere. 

Sì, altri può dire e c’è senz’altro più di una voce a dire che, chi se ne frega di questa scrittrice che bercia contro l’hindofascista Modi ( il modello indiano di dittatore), il suo modo scellerato (ma comune) di comandare un paese, minchie loro, noi… Ecco noi, guardare un mappamondo. Tentare la conta  delle nazioni che in qualche modo possono ritenersi democratiche (diciamo dove l’individuo ha qualche garanzia e buone opportunità di fare la propria vitarella) e osservare con questo motto di Totò che, È la somma che fa il totale. 

(Soffochino il loro forum interiore quelli che devono cavillare su ogni termine come se loro avessero la verità sul senso dei sensi di tutti i sensi. Le persone religiose di ogni tipo di fede in sé stessi. Si includano i filosofi, i giornalisti che in Italia sono come i preti, interpreti delle sacre scritture per lo più e gli intellettuali che adesso non possono nemmeno andare a Lugano e si lamentano.)

Certo ognuno ha le sue rogne ma, ripeto, contare. Ho l’impressione che la più parte del mondo sia intrappolata tra governi fasci e governi religiosi o tutte e due. Anche in Europa. E l’Italia ha dato pasque e natali a un nanetto della Valdarno, laudatore di governi che definire fascisti è eufemistico. Il papa è osannato come santo rivoluzionario. E che dire del nostro parlamento ( minuscolo è d’uopo). Di fatto adesso non saprei che cos’è ma mi pare che il nostro stia da tempo limando i particolari per diventare a tutti gli effetti un paese clericofascista. Sinonimi peraltro.

Ma non ho voglia di polemiche. Non servono a niente, sono già stufo di aver aperto questa parentesi, perciò la chiudo. Ecco la bella lettera e un articolo dal Washington Post di oggi. Ognuno ne faccia ciò che gli piace di più. Lo scopo era quello di rendere nota la voce (si dice così) di un valente Scrittrice. Punto.

The Guardian

https://www.theguardian.com/news/2021/apr/28/crime-against-humanity-arundhati-roy-india-covid-catastrophe

El País 

https://elpais.com/sociedad/2021-05-02/estamos-siendo-testigos-de-un-crimen-contra-la-humanidad.html?prm=enviar_email

WPost

https://www.washingtonpost.com/opinions/global-opinions/indias-sudden-coronavirus-wave-is-not-a-far-away-problem/2021/04/23/f363bda2-a3a3-11eb-85fc-06664ff4489d_story.html

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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4 Responses to Arundhati Roy

  1. Leonardo Taschera says:

    Con tutto il rispetto per le vittime del Covid 19 in India, faccio presente tre fatti: la percentuale, rispetto alla popolazione, dei “caduti nella guerra scatenata dal Covid” in India è uguale a quella dei caduti (ufficialmente) in Italia; in India muoiono di malattie prevenibili e curabili 2.300.000 bambini all’anno di cui 330.000 di dissenteria; sul sito https://www.pimpmytrip.it/manikarnika-ghat-cremazioni…/ si evince che dal 1850, anno di fondazione, il Manikarnika Ghat, il principale Burning ghat della città, lavora giorno e notte, 24 ore consecutive, 7 giorni su 7 festività comprese, cremando dalle 250 alle 300 persone al giorno, e che a Varanasi c’è un altro Ghat per i meno abbienti dov’è quindi ovvio che si cremino i morti per Covid. Da questi dati emerge che chissenefrega se 2.300.000 bambini all’anno muoiono per malattie da noi curabilissime, ma che non mettono a rischio la nostra vita in quanto non infettive, mentre i morti in più per Covid risvegliano improvvisamente le nostre coscienze (?), e d’altro canto la nostra ignoranza riguardo ad usi e costumi indiani: è infatti irrispettoso fotografare le pire (https://www.telegraphindia.com/…/overwhelme…/cid/1813468). Ognuno ne tragga le conclusioni che vuole

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    • dascola says:

      Dunque, fossi un direttore di testata non mi resterebbe che girare questo commento alla signor Roy. Non lo sono e non so in pratica nulla di India di là dal poterla indicare su un mappamondo e aver visto Le piogge di Ranchipur e qualche altro filmino. Il focus del post è su come e perché in Italia (da qui la citazione di Arbasino) si ignora, si omette ( si nasconde?) una lettere apparsa nelle due testate internazionali citate (anche in altre peraltro); se e quanto poi la signora Roy è ignorante dei fatti del proprio paese non lo so. Andrebbe chiesto appunto a lei, il cui giudizio mi ispira una certa simpatia di categoria. Il resto del post di morti non si occupa ma per linee oblique, di quei figuri e figure che per sfortuna del paese qui, sono ancora vivi. E vivi resteranno. La foto è della BBC; la credo meglio della Rai che cerca di nascondere persino un canterino di modesto peso; immagino che gli inglesi sappiano cautelare con ogni permesso la pubblicazione di qualichisia foto. Mi fido che sia così e del resto ho citato come dovuto fonte e copyright.
      Quanto ai link, uno rimanda a un blog di viaggi; non so quale sia il suo peso ma devo pensare che sia superiore a quello del mio. Peraltro ho viaggiato poco e quasi sempre con l’immaginazione, argomento questo, l’unico che conosco benino e al quale ammetto dovrei attenermi. Per natura polemico mi capita però di uscire dal mio campo, errore cui cerco di ovviare pubblicando, ma ormai di rado, parole altrui piuttosto che mie.
      Sempre in ordine di peso, il secondo link è a un quotidiano indiano, il Telegraph, che mi pare governativo a prima vista. Se la lettera della signora Roy li ha toccati o indispettiti, non lo so ma non sono proprio affari miei.

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  2. Paolo Prato says:

    Meno di 2 mesi fa, l’India era data in uscita dalla pandemia. Opinione diffusa tra gli organi di informazione “occidentali”, con ricche pippe interpretative sulla età media della popolazione, la demografia comparativa ed i caratteri protettivi dell’igiene pubblica colà coltivata.
    Note flautate, poi, sulla distribuzione compassionevole di vaccini di produzione Indiana a Paesi bisognosi e squattrinati.
    Alla fine, si deve convenire che il Sole sorge ad oriente e tramonta ad occidente. Anche in Nuova Zelanda.
    Ringraziando il colonialismo inglese, che ha saputo dare il “la” ad uno stato che poteva essere un esempio di armonia, ma che è naufragato nella confessionalità. Lustro di eccellenze e vulnerabile al peggio della miseria.
    Per inciso, non capisco che mai si debba andare a fare a Lugano, visto che Berna ha segato le gambe al segreto bancario.
    Cordialità.

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    • dascola says:

      Leggi la lettera. Quanto a Lugano l’invito di Arbasino era di lanciare per metafora il naso un po’ più in là della propria punta. Invito di più di cinquant’anni fa a scendere dalla bela madunina. Non so dove l’ha scritto. Non ricordo. Berna non c’entra

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