Punto contro punto

Domani farò una gallina, disse l’uovo.

Rembrandt van Rijn – Jan Six

Leggi leggi Jan come verremo travolti, sommersi e soppressi, anzi è già avvenuto il pasticciaccio brutto, dal cialtroni e dai dilettanti

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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2 Responses to Punto contro punto

  1. Leonardo Taschera says:

    In Sardegna, quando era ancora viva la tradizione musicale autoctona, si disputavano annualmente le gare tra i sonatori di “launeddas”. Le gare, che si disputavano nelle varie comunità dell’isola e la cui giuria era costituita dalle comunità stesse, consistevano nell’eseguire una serie di “nodas” (frammenti melodici tratti dalla tradizione popolare e già noti) collegate tra loro da improvvisazioni dell’esecutore. Era proclamato vincitore chi riusciva a dare all’esecuzione maggior senso di continuità tra le parte improvvisate e le “nodas”. Mirabile esempio di cultura musicale di cui il professionista – il nostro sonatore di “launeddas” – era naturale espressione. Confesso la mia ignoranza degli scritti di Chiara Gamberale, ignoranza dovuta a una diffidenza – per usare un eufemismo – nei confronti di chi arriva a diventare scrittore (si fa per dire) essendo prima divenuto proprietario del proprio nome attraverso altri modi di comunicazione, e massima diffidenza quando la via sono i programmi di intrattenimento televisivi. Se vogliamo azzardare un paragone tra la platea dei social e quella delle antiche – ma non tanto (la tradizione di cui parlo era ancora viva a metà del secolo scorso) – gare di “launeddas”, allora la nostra Gamberale ne è la naturale espressione. Che devo dire? Sospendo qualsiasi tipo di giudizio, primo perché, come amo ripetere, sono troppo vecchio per discutere, e poi perché “sono i social, bellezza”, una realtà indiscutibile come qualsiasi tipo di realtà. Certo, non intendo affermare che tutto ciò che è reale sia un bene, parafrasando Hegel. D’altronde le cosiddette élites o non ci sono o, se ci sono, hanno perso la loro capacità di guida o comunque la loro credibilità, probabilmente vissute, dalla marea dei social, come espressione di un potere chiuso e autoreferenziato. E non si può neanche dar loro del tutto torto, in questa stagione di cosiddetta pandemia (perché poi non semplicemente epidemia non capisco) ricca di esternazioni del mondo cosiddetto scientifico felicemente in contraddizione tra loro…

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    • dascola says:

      Mah, sapete Maestro, più che altro pare l’epifania dei Männer ohne EIgenschaften. Il prologo a una qualche rovina: moriremo per l’Ucraina?. Però sapete Maestro non solo come voi sono troppo vecchio per discutere, ma persino di oppore anche al più minimo brusio altro che una sorta di silenzio seminato di così tanti ostacoli interpretativi da non essere crittografabile e dunque decodificabile. Come, del resto, questa nota al vostro commento. Ma ci si intende. E grazie

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