
Two Eyes and Two Heads, Wenceslaus Hollar (1607–1677)
In anni più placidi tuittare si tuittava sempre a vanvera ma di solito le notizie del proprio lavoro, pubblicazioni, eventi e via discorrendo. Ne ho fatto, di questo souscial l’uso che il libraio fa della propria vetrina. Poi ho scoperto essere vetrina per analfabeti, masanielli, sanculotti sculettanti, cretini in servizio permanente effettivo tra i quali hmm… ma cche te lo dico a ffa’. In questo ultimo scorcio di tempo infatti fino ad oggi stesso, Twitter da vetrina s’ha trasformato in pitale in cui, dal più acuto imbecille al professore in preda a rush di demenza precoce, tutti si esprimono e lasciano lì a fementare, defecano cioè, le feci del loro cervellino intestino o mettono agli atti i loro più sconci tra gli atti. E fossero soltanto pippe. Tra questi impenitenti autofornicatori e coprovori naturalmente vi sono figuri loschi come San Vili e compagnia brutta. Poi a cascata i migliori dei peggiori, cioè i pessimi: prefiche senza cadavere, stregoni, fattucchiere antivax, ratti, bucanieri, sabordi e cercopitechi, Per dunque che, e a prescindere da quanto tu mi pensi intelligente e pieno di virtù, me dico che soli è meglio sempre che accompagnati male: far from the madding crowd, via dalla pazza folla. Punto
Il raccontare all’oscuro orecchio della latrina i cupi sogni della notte è pratica tradizionale e possibile ispirazione primigenia della psicanalisi classica. Ci vuol pazienza ed un tantìn di genio e, magari, se ne cava sugo. Anche una centomilalire a botta. Firmato: Otto Perotti Mista Della Madonna
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Non ci caverebbe il me sugo alcuno, né il me si distrae per solito sicoanalizzando l’altrui ano. In altri termini si fottano a numero chiuso. Amen.
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Senzaltro.
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