Dodo, 1638 by Cornelis Saftleven (1607-1681)
Non sempre un commento è dovuto: spesso manifesta l’impossibilità o la cattiva volontà di starsene zitti; più di preciso la voluttà dell’ego sum ergo sum di dirsi svilendo così l’icasticità di un ben trasmesso silenzio. Come in quel racconto di Böll, La raccolta di silenzi del dottor Murke, del tecnico radiofonico che recupera tutte le pause e silenzi tagliati dai nastri da trasmettere e che lui monta uno accanto all’altro e ascolta, mi pare di ricordare. Si suppone che il silenzio abbia un eloquio tra i più spinti.
Ecco dunque perché non ho replicato al commento di Azsumusic ma ecco perchè è valsa di più la replica breve del Taschera rispetto a una mia qualsiasi.
C’è un valore in ciò: che stando zitto, me ha lasciato che si innescasse un lieve dibattito tra terzi. Credo sia un fatto da non trascurare quando un blog smuove altre acque che non sieno le proprie che, appunto non avevano nessuna altra acqua da aggiungersi. E adesso un pochinino di La raccolta di silenzi del dottor Murke ( Gruppo editoriale Fabbri, 1964)
Da due giorni Murke aveva rinunciato per un motivo particolare alla sua colazione fatta di paura: doveva arrivare alla radio già alle otto, co rrere subito in uno studio e cominciare subito a lavorare perché aveva avuto l’incarico dal direttore dei programmi di tagliare secondo le indicazioni di Bur-Malottke le due conferenze sull’essenza dell’arte che appunto il grande Bur-Malottke aveva inciso su nastro. ABur-Malottke che si era convertito nell’entusiasmo religioso del 1945, erano venuti improvvisamente – di notte, diceva – scrupoli religiosi: “si era sentito all’improvviso quasi corresponsabile della interferenza religiosa, alla radio” ed era giunto alla decisione di cancellare Dio – che nelle sue conferenze sull’essenza dell’arte, dimezz’ora ciascuna aveva citato così spesso – e di sostituirlo con una formula che corrispondesse più alla sua mentalità, come era negli anni piuma del 1945. Bur-Malottke aveva proposto al direttore di sostituire la parola Dio con la formula“quell’essere superiore che veneriamo”; si era però rifiutato di incidere di nuovo le conferenze, lo aveva pregato invece di far tagliare Dio dalle conferenze e di farvisostituire:“quell’essere superiore che veneriamo”. Bur-Malottke era un amico del direttore, ma non era l’amicizia la ragione della compiacenza: semplicemente Bur-Malottke non poteva essere contraddetto. Aveva scritto parecchi libri di contenuto saggistico filosofico-religioso e storico-culturale, faceva parte della redazione di tre riviste e di due giornali, era il lettore più importante della più grande casa editrice. Aveva detto di essere disposto a venire mercoledì alla radio per un quarto d’ora e ripetere su nastro “quell’essere superiore
che veneriamo” tante volte quante compariva Dio nelle sue conferenze. Tutto il resto lo lasciava fare all’intelligenza tecnica della gente della radio.