Mi spiace caro mio e cara mia, oggi sarò sgradevole e brutale ma senti, se accetti e inghiotti senza un plissé la lettura delle notizie dall’Iran, dall’Afganistan e dalla Russia e se non ti vanno per traverso i piccoli corollari qui locali – per esempio che nel sacrario franquista della Valle de los Caídos dove i fraticelli si facevano gli orfanelli dopo averli imbriagati, anni ’60 – se non ti indigna che un deputato in parlamento metta mano alla Bibbia per stigmatizzare ex cathedra gli amori non consacrati dallo stigma del triangolo e della colomba, se non salti per aria a leggere degli attacchi alla senatrice Sègre da parte di uno chef bisunto e antisemita, bref, se non sei colto dall’orrore per quello, non mi verrai a dire ora che ti farò schifo io qui imponendoti una barzelletta turpe e rivoltante che mi fu raccontata secoli fa da un notissimo e bravissimo attore fiorentino ormai stradefunto e superomo, per quanto squisitissima persona. Ma insomma ognuno, se è intelligente e di gusto, ha, passa e smussa i suoi angoli deteriori, anch’io; se ne rende conto e chiede scusa a sé stesso, soprattuto per essersi offeso.
Non insisterò ora sul termine che leggerai e che è divenuto comune oggi, non nella mia giovinezza, tanto che le ragazze più timorate ne usano riferendosi, così mi è parso di sentire dire, a sé medesime e alle amiche. Osservazioni parzialissime fuori dai licei, ma non solo. Ebbene la ricetta: per non offendere oltre, la ricetta è ripeto turpe e offensiva e girava nell’ambiente di teatro e di omosessuali, ambiente in cui sono stato senza paure né fastidi, tranne in un paio di occasioni prepotenti alle quali mi opposi con bel garbo. Ma della prepotenza, del dileggio feroce, dello stupro mentale prima che fisico, della prevaricazione, in altre parole dell’abuso, mi pare sia assodato esista, sia largamente diffusa e propalata un’inguaribile, cultura è offendere la parola nell’usarla, quindi diciamola tradizione, costume, farlafranca. Sfondata questa porta aperta, e detto che ai tempi la barzelletta offese il mio femminile (parafrasando un detto tedesco Auch die Frauen sind Menschen-anche le donne sono uomini, dico con sicurezza: Auch die Menschen sind Frauen-anche gli uomini sono donne) si tratta di una ricetta di cucina e alla lettera eccola qui: la figa al mattone.
Udite: si prenda dunque una …vulva freschissima di al massimo 15 anni, la si tagli al carpaccio sottilissima, se ne pongano le fettine tra due mattoni roventi per un minuto e poi le si lasci marinare in (olio limone, pepe, sale al solito) per almeno un pomeriggio. Così come sono nella loro marinatura si avvolgano le fettine ciascuna su una bella oliva grande con una fetta di prosciutto, una foglia di alloro, si fermino gli involtini con uno stuzzicadenti e li si ponga su una fetta di pane casereccio su cui avrete disteso un bella fetta di lardo con un filo d’olio; pepate e passate in forno a 180° per una ventina di minuti. Servite caldissima ma purtroppo sentirete che la vulva avrà ancora sapore di vulva.
È questo sapore di vulva, l’orrore per l’origine del mondo che a mio immodesto avviso suscita e tiene viva l’onta, larvata qui, schifosa lì, di violenza, di sopruso, di abuso, di dileggio, di prepotenza contro donne, bimbi e ultimamente uomini, basta essere indifesi o fragili o intesi tali, cioè donne. Ora mi lancino un fatwa che ci faccio un aeroplanino di carta, ma questi delinquenti iraniani, afgani, la duma, Putin, i popi e tutte le chiese ( vae la chiesa con la sua feroce esaltazione della donna tappata, denaturata, circonflessa, di fatto infibulata, offesa da uno spirito divino assassino – ma i greci non furono da meno –), vorrei che fosse chiaro: sono pederasti in turbante. Pederasti che non a caso oggi fanno i genitali delle donne al mattone sparando loro a brûle-pourpoint. Quindi altro che: blocco navale, blocco delle esportazioni e delle importazioni, ritiro dei diplomatici, delle banche d’affari e di tutti gli affaristi da chilli paiesi, rescissione unilaterale di commesse, contratti, transazioni. L’Iran com’è e gli altri citati vanno fatti fuori.
Con buona pace di personaggi come Massimo Fini che afferamno il contrario, non sono per niente d’accordo che ogni popolo abbia diritto a darsi la forma di governo e le leggi e i modi che più gli piacciono: esiste un diritto non saprei come dirlo, sovrumano, al bello e al buono che se offeso, intaccato, brutalizzato anche da quei genitori che coerciscono – non li si scambi per blandizie i battesimi, i catechismi, le comunioni – i figli a condotte familiari e religiose, è una bestemmia, un delitto di lesa umanità: non di genere. La religione è un delitto. Un delitto da pederasti.
https://www.theguardian.com/commentisfree/2022/dec/09/britain-oligarchs-dictators-fear-us-britain
“Er trucco, per darje a sola, sta ner metterje fretta”.
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Appunto non capisco
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Se si vuole provare a importare il modello occidentale, servono tempi stretti. Vedi il gas, quando lo tagli con le sanzioni, inizi a pensare che “servono risorse alternative” e “sono necessari accordi con altri paesi nel breve termine” oppure che “servono energie rinnovabili” e “bla bla bla”. Si fa di più nella fretta che nell’attendismo. Quindi, si vuol portar l’occidente in medio Oriente? Mettigli fretta, a chi si vuol cambiare, così che questo non abbia tempo per ragionare sull’etica della questione. Se sia giusto o no. Le istruzioni riportano questo: “Portare un giocattolo, così che si divertano. Se poi questo gingillo si sarà spaccato, perchè costruito con materiale viziato, tanto meglio. Meglio perchè, nel frattempo, quel modello sarà già stato riprodotto sul posto”. Insomma, servono giocattoli.
– Forza! Portategli dei videogames! – Subito, Sire.
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Adesso ho capito; non so sia condivisibile ma è raggiunato.
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Tutti i tentativi di esportare la democrazia, con le cattive, dal Vietnam alla primavera Araba, sono implosi con una folta palette di effetti collaterali.
“Nun ce resta che provà co ‘e bone. Ormai se sa come se sta de qua. Come chi sta a vende robivecchi, direi: visto, piaciuto. Se ti piace ‘o prenni, a rischio de prenne ‘a sola. O ‘voi o nun lo ‘voi? Decidete, che stamo a perde er treno”.
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Il mio discorso è un altro mi pare. In Iran la democrazia la vogliono non importare, prendersela. E in ogni modo bisognerebbe trovare un modo per stornare ogni deriva totalitaria nel mondo ( la maggioranza dei paesi se vuoi è un inferno di genrali, sergenti, presidenti guarda il Perù) in quanto pericolosa nel mondo. Nel piccolo non capisco come l’Europa tolleri l’Ungheria. Perchè sennò passa alla sfera rusa? Facciano, poi vediamo come Orban si fa la villa. p.s. però non ho capito niente con tutto questo romanesco.
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