Nessuna pietà per i vincitori.

Kiev, 28 agosto
(REUTERS/Stringer)

Tienti forte ché stai per leggere una frase di una trivialità cosmodromica. La frase non è mia ma mi è rimasta impressa, per affetto verso un mio collega della Scala di Malanno, une bel tipo del PCI,  che la usava spesso, magari durante un contenzioso di estetica musicale, come variante del vezzoso chacun à son gôut ; con il suo bell’accento genovese  acculturato però ti sparava lì per lì un bel, c’è chi ci piace il gelato al limone e chi ci piace prenderlo nel culo.  La battutaccia, dalle sue labbra mi arrivava come una soavità di Da Ponte e mi serve a convalidare un argomento la cui versione complessiva e dotta trovi qui in calce nel link al solito Post. Se per caso sei abbonato. 

C’è chi fa, o dis-fa ( sottolineo per separazione il negativo dis- che in latino viene a significare malamente), c’è che si affretta e si adopra, crea opere d’arte o comunque dell’ingegno e che tuttavia  poi si scalmana allo stadio a gridare, ammazzalo. Tra le due persone non c’è contraddizione perché stanno nello stesso sistema e si possono sommare tra loro e via discorrendo. In parole povere, ho sempre creduto e spiegato per conseguenza agli allievi della mia istituzione d’arte, che tra l’artista e l’uomo la differenza è in quello che fa a letto o in gabinetto. E non è conciliabile, del resto il grande e capace produttore di cinema Weinstein si accertò che era  il lupo mannaro che metoo. Ricordo a questo proposito un fatto che uno può credere o non credere. Ero al secondo anno di lavoro alla Scala, appunto con quel mio collega,  e si stava allestendo il Macbeth di Verdi. Direttore Claudio Abbado – forse ne è rimasta qualche memoria – regista Giorgio Strehler – credo del tutto dimenticato anche dagli animali da palcoscenico che abbiano meno di settanta anni –. Bon, in una pausa dalle prove estenuanti mi capita di andare al bagno a darmi una lavata ( il lavoro di noi apprendisti consisteva nel correre come criceti in gabbia). Al piano palcoscenico c’erano due bagni  separati da un sopramattone. Sicché  chi stava nell’uno, sentiva bene ciò che accadeva nell’altro. Allora, io sono di qua a darmi una rinfrescata e a fare pipì, e dall’aldilà sento arrivare inequivocabili rumori di intestino che si libera di gas e altre cose. Che fare, niente, so ist es mi Leben, così è la vita. Fatto sta che  mi arriva anche l’inconfondibile accento triestino del Maestro Strehler che, ah che bella cagata, sbròdola. Ne fui scioccato, allora, perché da sciocco pensavo che il sublime Maestro, il fondatore del Piccolo Teatro, dovesse essere un corpo unico di intellettuale ed artista sublime che tutti gli appiccicavano.  Che il maestro dovesse reprimere l’intestino , anzi che non dovesse averlo per niente, non come noi mortali, lui l’angelo brizzolato e tinto di azzurrino, tanto che ai tempi lo si chiamava la fata turchina. Off the Records , a me era simpatico il fata soprattutto quando gli partiva il detto dialetto con il suo conterraneo Edo Müller, gran pianista. Più tardi mi si è chiarito, e so di sfondare una porta aperta, che invece in tutti noi convivono, magari addentandosi, diversi tipi umani, dai comportamenti differenti, con epifanie del desiderio che confliggono, non per caso direi, con l’immagine che, come  pubblico, dall’opera, dall’arte vogliamo  ci venga restituita di ognuno : di angelo in buona sostanza. Credendoli angeli, il pubblico si identifica con un’immagine che di sé allestisce per supervalutazione dell’usato, che aiuta a piacersi e spesso giustificarsi. Diffusamente, si esige coerenza dall’artista, quella che il poveretto non riesce a trovare perché non si guarda allo specchio. Transeat. Insomma delle somme, l’opera d’arte non è l’artista. Guarda Caravaggio, per dire. Non gli presteresti mai cento euro, sai che mai li rivedresti. E occhio a spiegare, ah spiegare spiegare spiegare, questo o quel brano di musica con i patimenti, the slings and arrows of outrageous fortune, del compositore.

Allora c’è un contenzioso che mi vede del tutto contro chi tira in ballo la balla, la sciocchezza né bella né buona che l’aarte, la mòòòsica sono sopra tutto, al di là delle parti, la trinità, linguaggio universale  bellezza purezza ; e contro certi artisti che alla balla si appellano e sono toccati dalla grazia ma di Putin, e il discorso vale per i tanti quanti che da questo o quel dittatore (tutti maschi se ci fai caso), sono (stati) beneficiati o hanno scelto di lodarlo, allisciarlo, nemmeno richiesti complici di malefatte, solo per  identificazione o, dìn dòn dàn, viltà. Ci torno. Capita dunque che Woody Allen non solo vada a Mosca per un autarchico festival del cinema, in barba alle sanzioni, ma dobbiamo apprendere che si ritrova a dibattersi in un dibattito tra artisti di regime, quel lì neosovietico del Putin, stira loro il pullover, e ah Bondarciuk che grande maestro, (magari chissà, ah Cechov e Tolstoj )   e a Mosca e (san) Pietroburgo e che magari magari, gli si offrisse l’opportunità, un film in Russia ei lo girerebbe ; non so se ha ricordato, a me capitò però di sentirlo dire da chi non dico, il bene che fece Stalin alla cultura aprendo scuole di musica e di ballo e che in Urss ai tempi a scuola tutti. Poi l’Allen, con grande incoerenza corre ai ripari e al Guardian dichiara che Putin, ah orrore, ah obbbbrobrio però però però l’artista e l’arte no, non me la toccate. Ora invece secondo me va toccata. Sia chiaro non si può levare la carta igienica agli Strehler, al cui non si comanda. Ma alle opinioni, a prescindere, sì. Ovvero, i ciula ( pop. sett. persona stupida e credulona) e i carògna ci sono sempre stati e non se ne vedono per ora segni di estinzione ; vero che un uomo che fa un mestiere d’arte è libero, in tutta evidenza di fare l’uomo, persino il maschio, ed esprimere o persino rappresentare qualsisiasi idea o corrente o quel che sia, prendi Marinetti o il Pirandello della lettera al duce : abbagli. Però se sfila sul carro del vincitore deve essere, moralmente e in pratica disposto ad accettarne le conseguenze : che nessuna pietà per i vincitori. Questo se ha carattere e coraggio. Oppure è un Don Abbondio che, per sua stessa ammissione, il coraggio non se lo poteva dare. Un vile. 

https://gift.ilpost.it/gift-1757059356-8e54e491c13f4c19aecee9a5e3ca2559

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1938, 39, 40, 41, 42, 45, 55, 65, 85, 2000, 2025

Per chi volesse imporsi una lettura amena, estiva, tutta un extra dopo le salamelle e le lasagne  di ferragosto, ecco qui il link che segue. È a un articolo di Wikipedia, lacunoso certo ma insomma un riassunto dei motivi e delle conseguenze del conferenza di Monaco in cui, non invento nulla, le potenze della vittoria sulla Germania nel ’18, Francia Inghilterra e mussolinia (l’Italia), consegnarono senza sforzo la Cecoslovacchia a Hitler. https://it.wikipedia.org/wiki/Conferenza_di_Monaco

Un anno dopo, il primo settembre 1939, scoppiò la seconda guerra mondiale. Per chi non ne sapesse di queste storie remote ecco qui il professor Barbero

https://www.barberopodcast.it/008-la-seconda-guerra-mondiale-come-scoppiano-le-guerre-barbero-riserva-festival-della-mente-2014/

Lunedì 18 agosto ( 2025) Ursula von der Leyen sarà a Washington D.C. , così ben pattugliata dalla Guardia nazionale, a pattugliare il Zelensky insieme con Macron, Merz, Rutte, Starmer, Stubb, ragazzi dalla mano di ferro in guanto di velluto ; non ho idea se a Meloni  troveranno e sequestreranno la baionetta nascosta in her purse. Un bel dì vedremo levarsi, oh cielo, un fil di fumo.

 Good Night and good Luck

p.s. Vučić ha definito i manifestanti «terroristi», e probabilmente approfitterà del caos per cercare di soffocare le manifestazioni con la violenza. Il governo della Russia, a cui Vučić è molto vicino, in un comunicato ha fatto sapere che è pronto a sostenere il presidente serbo: «Non possiamo rimanere inerti davanti a quello che sta succedendo alla nostra sorella Serbia». in Il Post di lunedì 18 agosto ( questi sono ancora a sorellaserbia cuginabulgaria, sullo sfondo il mare, magari Mediterraneo, possedere, ah quasi dimenticavo. invadere. La cultura russa, cioè quella fatta da pochi Cechov ha prodotto la svista occidentale che i russi fossero tutti dei Cechov. Del resto solo pochi italiani sono stati Leonardi Da Vinci : giusto uno. N.d.r.)

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Un disagio

Mi palpita il cor né intendo perché, è gioia è dolore non so che cos’è, se un malessere o cosa : un disagio. Me ne sto qui aggrappato ai miei indubbi privilegi. Intendiamoci ottenuti senza sforzo, conquistati da torme di antenati che semplicemente pensarono che l’acqua fosse un bene e un bene per tutti. Conquistarono l’acqua e poi il sapone, lo sciacquone e il bidet. Dopo la fine,  dopo quella dell’impero, delle terme romane, tutte cose fuori dal normale persino nei tanto decantati palazzi imperiali e regi e ducali. I Gattopardi facevano ogni tanto il bagno, per cultura ma non oso immaginare com’erano i loro culi dopo le necessarie faccende intestinali. Né le loro bocche, dopo pranzo. Se c’è una cosa che ha rappresentato il sol dell’avvenire è l’igiene corporale personale. La pulizia è arrivata molto dopo la polizia e non per lo stesso bisogno.

Io sono ancora qui, apro il rubinetto e scorre un torrente di acqua gelata, viene da una fonte montana qui da queste parti, e più si sale, e più ci si addentra nelle Alpi, più quest’oro vero, senza prezzo, di valore inestimabile, scorre fresca, rigogliosa si potrebbe dire, come se sbocciasse ad ogni istante. Sempre diversa aveva intuito quel greco di spirito e abitante presso fiumi copiosi. L’acqua ha il bene di essere femmina. Mi va bene, acqua a volontà ; ma la mia volontà sta piegando il bisogno di ripulirsi a prendere due docce, in questa stagione, due al giorno ma di un minuto e mezzo ; utilizzo un cronometro da bagno ; la somma di tre minuti costituisce il tempo massimo di una doccia a bordo di un sommergibile, per quanto sia tecnologico, per quanto nucleare, per quanto tanto. Ma per lavare un bicchiere mi rendo conto che entro nel campo del lusso, pochi secondi sono centilitri, bagno il bicchiere e la spugnetta per l’insaponare, sfrego ; alcuni secondi perché l’acqua si riscaldi buttandosi via, e poi risciacquo. Da centilitri a litri. Faccio esercizi di penuria se non di miseria, ma è chiaro che si tratta di simulazione.

È a questo punto che non riesco a non pensare alle miriadi di umani che non hanno o questo o quello, tutto. O per natura, perché essa è avara quanto sa essere generosa, prodiga di prodigi dove pare a lei, qui in quest’Europa benedetta, dove è stato possibile dare a tutti perché si è scoperto che ce n’è sempre stato per tutti, a dispetto dei Gattopardi e dei fasci combattenti. A Gaza lavare un bicchiere, ammesso di averne uno, lavarlo è un problema e lavarsi è un problema. Ne sono sicuro. Tra gli orrori della guerra è il peggiore ;  ciò che caratterizza lo stato di guerra è di preciso la sporcizia, il fetore dei corpi abbandonati alla loro condizione primitiva, quando sono ancora vivi. Di quelli morti immaginarsi. Ma noi qui abbiamo di che spendere e spandere, non so quanti tra noi ne sono consapevoli e prudentemente angosciati. Noialtri abbiamo costruito in eccesso sull’eccesso ; non è nemmeno più consumismo ma consunzione di ogni ritegno, prima che di ogni risorsa, un’invettiva alla fortuna naturale di avere l’acqua che ti scorre sotto i piedi quando cammini per esempio su un sentiero alpino. Ma una volta disciolti i ghiacciai, e li ho visti questo luglio ridotti a tabernacoli dell’estinzione, allora le sorgenti boh.La civiltà è stata determinata dall’acqua o ti sei scordato del Tigri e dell’Eufrate. A Gaza non c’è nessun Tigri, nessun Eufrate. Sangue sì, quello scorre. Gli israeliani stanno stabilendo, hanno già stabilito il dominio del fetore, non meno di Hamas prima e dopo e sempre ; i russi in Ucraina stanno stabilendo il dominio del fetore, della contaminazione delle acque. È quello la loro civiltà. Il potere di fare quel che si vuole del rubinetto.

Qui si vive nel privilegio ; a dispetto a volte, quasi sempre nell’inconsapevolezza di essere circondati dal male, dal malessere, dal deteriore e delle carogne, vive e morte, accampate al perimetro dei nostri bastioni. Avere un po’ di disagio mi sembra dunque un sentimento doveroso. E benediciamo il sapone e l’acqua per la pasta.

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Mi par proprio che tutti i mali vengono per nuocere

Il giorno 1 di Agosto, sarebbe stata la data che avrebbe fatto scattare le ennesime tariffe (del) ricatto americane. Ricatto ; la data è stata spostata a muzzo ma, mais vous m’en direz des nouvelles. Il mondo allibisce, credo anche la Svizzera (+39% ¿ su cosa, sul cioccolato? sui Baume & Mercier ?) e credo che i finanzieri di tutto il mondo uniti  si grattino la pera e schiaccino tasti di transazioni alla io speriamo che me la cavo ( non ho letto il Sole24 in merito ma…).

 L’Europa, ah l’Europa, qualunque cosa si possa intendere con questo termine così ondivago quanto vaghe ma devastanti sono le onde dei sentimenti nazionali e nazionalistici, sovranisti, populisti, fascisti del fascismo globale che sia detto è un dato antropologico prima che politico, parole di Massimo Recalcati che qualche stima merita, l’Europa mani in alto ( lo ha detto Francesco Costa del Post) e Fantoccia fronte al megagalattico : grazie com’è umano lei. Tra Trump e l’imperatore di Star wars c’è solo una differenza : l’uno è frutto di un fantasticare non tanto lontano dal reale, come sempre, il secondo è frutto, in percentuali uguali, di una concreta demenza senile, che a me pare conclamata,  e di un’officina mentale ricca a dismisura ( e perciò stesso deviante e deviata) ma da Club House di Monza, da Canottieri Lecco, da burraco e barracuda ( attrezzi da pesca n.d.r.) : quello, quella quelli ci derubano, quelli tutti delinquenti, quelli in galera e butta la chiave, quelli signorini, quei gay, quei di colore, quei balordi, e a casa mia comando me e quei lì tutti commiunisti e crucifige crucifige che, pronunciato in americano è irriconoscibile ma vale lo stesso. È insomma tutto l’armamentario, l’écume della reazione,  americana e globale, la schiuma d’onda di  una percezione perversa del mondo : in quanto banda di peccatori da cui solo loro, i buoni, i pii, gli evangelici in abbonamento annuale, si salvano. Si salvassero da sé, porco mondo. E invece no, da veri cristiani, imbracciano la croce e al pari dei conquistadores di ogni tempo, ahi ahi, stanno conformando il mondo a un loro modello unico e intanto, per farsi capire, per far capire che Trump come tutti gli uomini veri e cristiani non è vero che sotto la panza ha una pistolina di otto millimetri ma un Howitzer trainato da 155, ebbene intanto fanno firmare trattati che sono quattro passi sul capestro, giusto per vedere l’effetto che fa la corda, penzoloni ma non ancor al collo. 

 Tariffe ricatto. Non lo dico io che per capire le cose ho solo l’ascolto di voci che ritengo autorevoli, un pelino di senso critico, qualche nozione di storia e geografia e un’intelletto  logico che  tempo addietro era messo benino, oggi è vero fatica epperò mi pare funzioni lo stesso. Non lo dico io, è nozione in circolo che si tratti di ricatto e quel che è peggio è, ma nemmeno un tentativo, una pratica dichiarata per asservire il mondo a una visione unica, in funzione anticinese è l’ipotesi razionale, cioè la più blanda ; ma si tratta di pura voluttà di potenza, la stessa degli Al Capone, degli Hoover,  uguali con badge differenti, dei Provenzano ( del resto si guardino le facce lombrosiane dello staff trumpiano così simili a quelle losche e fosche dei tinti d’ogni tempo e paese). A molti piace però. Così, nel parlamento italiano e nella testa di Meloni & camerati pare che ci sia qualcosa da trattare nell’ambito di questa stagione del ricatto. Ah bè è un modo di fare, di essere, di pensare, tra banditi, che tutto si possa mediare molto italiano, molto Cassibile, molto, la guerra continua, molto siamo con le le-pezze al-culo-però ; però ha infettato Bruxelles, e  questa turpe storiella esemplifica assai bene l’anima europea di oggi, la storiella del poveraccio napoletano che smarchetta e smarchetta, s’arrangia e campa ma ogni volta, affacciabocconi e in balia dell’acquirente che  se lo sta  ohoh ohuhuhahahehehehahhhhh, a quello, con interrogazione ambigua, dice, scusate, ma ‘o ricchione siete sempre voi, è ‘o vero. 

C’è in tutto ciò, mi è stato fatto notare, c’è un altro sentimento perverso in ballo. Che l’acquiescenza è riconoscenza ; ma indecente, replico io,  nei confronti di quelli che a tutti gli effetti, gli europei,  forse  con l’eccezione dei nordici nordici, mostrano di considerare dei buoni padroni : gli americani.  Dei padri padroni, in banda ; il tale Mark Rutte, ha fatto l’Edipo senza vergogna e non in setting analitico. Una banda paternalista e patriarcale  che non distingue finalmente tra generi, tuttƏ buonƏ per il waterboarding tariffario, oggi ti affogo, domani ti tiro su e via così. Finché non hai più fiato e fai quello che ti si dice.  Ah bè ma poi l’imperatore si fa una giocatina a golf come succedaneo della confessione. E si calma per un po’ fino alla prossima. Noialtri sempre gambe in aria e palettate di lidocaina cloridrato ( Luan, anestetico locale per ispezioni anali e vaginali), altro che mani, in alto. Senza dignità. Senza intelligenza. Servi persino senza furbizia. Questo, vuoi che io noti,  perché gli americani ci hanno salvato a suo tempo, è ‘o vero, gli americani hanno mollato la pelle qui in Europa, è ‘o vero, hanno fatto il piano Marshall, sì sì, gli americani, e allora domandati, domandati quali americani  ci salvarono :  americani poveri, forse gli americani di Furore, americani di colore anche se bianchi. A prescindere dal fatto che è un sentimento biblico ( e peraltro coranico) quello che non distingue lo ieri dall’oggi, così che Gerico come Gaza, oggi  i loro eredi, di quegli americani, riuniti come spesso gli eredi in una banda, oggi  ci hanno dichiarato guerra ; contro questi dopo ottant’anni ci troviamo  in guerra, non contro i poveri resti, le memorie nei cimiteri alleati. Ma non lo si vuole ammettere. Bon, vous m’en direz des ruines.

p.s. https://www.ilpost.it/2025/08/02/svizzera-dazi-stati-uniti/

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“Asì ha perdido Europa el alma en Gaza”

Dopo averlo ascoltato da El Paìs cui sono abbonato, per tutti coloro che non lo sono ho cercato il riferimento al podcast di ‘stamanae mattina. L’ho trovato e lo propongo ad autorevole corollario di quanto mi sono azzardato a scrivere qui, giorni fa, in Eichmann a Trenord. Sottolineo che la scorsa volta dimenticai di specificare che Eichmann andrebbe richiamato in vita da Netagnau perché il ferroviere sarebbe senza dubbio molto abile nello smistare palestinesi da una rovina all’altra infino alla Endlösung, la soluzione finale, che molti reclamano en alta voz in Israele e a media luz come il tango anche nell’Europa ballerina che, con l’inazione, manifesta la propria patente connivenza con il governo israeliano. Connivenza che senza tanti complimenti si sta stemperando in molle complicità. Non ho strumenti che io conosca per tradurti il podcast – puoi magari metteri i sottotitoli e tradurteli uno per uno – ma non dubito che tu che sei un nerd specializzato sia in possesso di traduttori, trasduttori, guglatori per ascoltare la magnifica conversazione tra Andrea Ricci, corrispondente dal mondo per El Paìs  e Silvia Cruz Lapeña, la conduttrice del podcast. Magnifica, a mio avvviso, ché afferma l’importanza, sempre a mio avviso, di ogni piccolo atto individuale di boicottaggio verso il prepotente. L’ho già detto ma ripeto, è come per la spazzatura, se ognuno fa la sua raccolta differenziata, allora cambia, o almeno si muove qualcosa, in meglio ; almeno alla bell’e meglio. Ai fascisti locali, alle Meloni d’ogni tempo e d’ogni età raccomando di non voltarsi dall’altra parte come Josep Borrell dice, ma di guardarle bene le braccia, le facce, gli occhi, le mani di questa gente affamata, ridotta alla brutalità della fame. E provi a non dire mai più ho fame, o se mai con ripugnanza per sé stessi ; di ripassarsi le facce  fotografate nell’Europa terrorizzata del 1945, sfinita e affamata anch’essa e dell’Italia prosciugata in cioce  e stracci, spinte nel baratro dalle dementi idee di quei dementi che ancora oggi i camerati glorificano con i loro bracci tesi, le loro pistoline alle feste di capodanno, le loro leggi di inconcludente ferocia, i loro anoi. Ahinoi, oìmoi.

( p.s. mi hai trovato retorico eh, sì, ‘u sacciu ‘nu tantillo, ma quanno ce vo’ ce vo’)

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Eichmann a Trenord

Bim bum bam ieri l’altro ho firmato un altro appello, di Avaaz, autorevole, eccolo qua

https://secure.avaaz.org/campaign/en/gaza_famine_loc/?

con la richiesta di boicottaggio, ovvero  in questo caso di sanzionare Israele.

Di persona personalmente, stante la mia propensione all’inutile e al superfluo,  boicotto e sanziono Israele da quel dì vedremo. A che serva un appello e a che cosa le sanzioni bah, forse che sì forse che no, e sei inutile tu pure se te tu t’impegni a produrti nel blà blà del tanto peggio tanto meglio, diciamo del qualunquismo depresso e depressivo di chi vede andare tutto a rotoloni regina, quindi… quindi nel 1935 per chi non lo ricordasse, cioè i più i molti e non fingere tu di avere una memoria della storia che superi se mai il periodo della tua ultima quindicina a Villasimius, quindi nel 1935 la Società delle Nazioni, ovvero forse l’Inghilterra, si prese la briga di sanzionare l’Italia per l’invasione dell’Etiopa : blocco di qui blocco di là. L’invasione per inciso fu densa di fatti orrendi e cruenti, bombardamenti con il gas, rappresaglie, decimazioni persino di cantastorie, casomai fossero veicolo e aiuto alla resistenza etiope. Un mio parente apparente da Reggio Calabria, non so in che grado dacché della mia famiglia paterna il terremoto del 1908 spazzò via con l’acqua e con il fuoco tutta la documentazione di origini ( ¿ Noto, Catania, Messina ?), tale Tito Minniti, col grado si tenente e forse protestante come la mia bisnonna accertata,  asso dell’aviazione regia, fu abbattuto, catturato dagli etiopi, fu torturato e castrato, decapitato il cadavere (atto documentato questo da un volontario egiziano pro Etiopia del tempo) e questo con una missione e un sentimento di vendetta che mi par proprio il minimo di legge. Al mio antenato fu titolato l’aeroporto di Reggio, almeno fino a qualche tempo fa. Sanzionare l’Italia allora  fu l’atto minimo di diritto per la distruzione, la violenza, gli stupri esportati dall’italia regia e fascista  a un misterioso regno africano e  altro che faccetta nera bell’abissina ti daremo un altro duce e un altro re,  caro Montanelli in articulo mortis. Atto dovuto sanzionare. Parimenti  tuttavia non si pensò di aiutare la Repubblica di Spagna contro i fascisti di Franco. Ma si sa che la politica è fatta col punching ball. Chi mena più forte vince e ‘ndo cojo cojo, s’è visto ieri come la signora Von der Leyen le ha buscate da Trump che chissà  le ringhiava ti piace eh ti piace troia. E lei, sì sì. In coda a tutto ciò e sempre ai tempi Rodolfo de Angelis, musichiere in voga ( Ma cos’è questa crisi, E se non fosse vero) scrisse, nel ’37 stesso le strofette irrisorie, cioè di poco prezzo, per sfottere la Società e l’Inghilterra, Sanzionami questo. Vabbuono, si sanziona e poi si perdona di solito. Tutto il mondo è paese e simmo ‘e Napule paisà

Oggi Israele andrebbe sanzionata, atto dovuto contro il prepotente che come tutti i prepotenti esercita il diritto alla vendetta, e mi pare prova provata, body of evidence, non interpretazione. Dieci  italiani per un tedesco  chiese Hitler dopo via Rasella (1944). Netagnào ha stabilito il record : a divisioni fatte il risultato canta 46,1538462 palestinesi (circa 60.000  gli uccisi ad oggi) per ogni israeliano, di quei 1.300 del 7 ottobre di due (2) anni fa. La vendetta è una pulsione forte si sa e si sa che i signori della bìblia sono forti in materia. Il libro più venduto nel mondo dopo L’amica geniale, è tutto un manuale di terrorismo, a partire dalla strage dei primogeniti egiziani messa in atto dagli angeli del principale colpevole, quello ardente di roveti e di rabbia impunita. E peraltro impunibile. Dio è la proiezione di ogni istinto feroce e devastatore,  signori miei, Gott ist ins uns. E a tutto il bipede israeliano rinuncia tranne che alla vendette e al suo Gott degli eserciti. Talmente tanto che le vittime di un tempo pare proprio che abbiano imparato la lezione dai loro antichi carnefici ; o Gaza non ti ricorda i ghetti di Varsavia, Lublino, Sbudellapest, dove con metodo i nostri soci attuali della EU buttavano nel Danubio con le pietre ai piedi i giudii che ancora erano vivi da qualche parte. Hanno imparato ed essendo di natura finanziaria, hanno messo a frutto. Si spara per sparare, tanto i proiettili li fornisce la comunità di confratelli americani, si spara ad altezza uomo che si sa è un’altezza variabile. Si spara ma, osservo come metodo secondario. Il metodo è l’assedio della fame, la spersonalizzazione data dall’immiserire e spostare di qua e di là, direi per gioco, come faceva Eichmann, che, fosse vivo, andrebbe messo a capo di Trenord per farle funzionare.  Se lo scopo di Israele, mi pare evidente, è quello di far fuori Gaza, due tre milioni, Netagnau dai, tutti accoppati : in riga per file di dieci lunga la spiaggia e come direbbe un pensionato leghista alcolico, tatatarattattà. Lo scopo della guerra è la conquista territoriale, di solito, o la ritorsione ovvero l’annientamento del nemico.  Netagnau va per piccoli passi e quindi per ora tronca i passi ai piccoli. Come ai tempi del faraone. Al resto pensano gli angeli dell’IDF. Ma si capisce, sono dei fustacchioni, non pochi i biondi glaucopidi come Paul Newmann e parlano con la erre. Vabbè basta. Spara spara, Hamas resta e, sia chiaro, con un progetto altrettanto concentrazionario e reazionario  di quello dei suoi nemici in kippa. Il popolo è femmina e subisce. Lo fa da secoli. Non c’è ragione né modo né centro antiviolenza che possa cambiare qui e adesso il qui e adesso. Non mi pare. E firmo.

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L’ElzeMìro di Martedì 22 Luglio

Mille+Infinito-Titolo da definire

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BAMANTI
Desideria Guicciardini-L’Elzemiro alla sua tastiera

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L’ElzeMìro di Martedì 8 Luglio

Mille+Infinito-La fotosintesi del malumore

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Desideria Guicciardini-L’Elzemiro alla sua tastiera

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L’ElzeMìro di Martedì 24 Giugno

Mille+Infinito-I Negromanti

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Desideria Guicciardini-L’Elzemiro alla sua tastiera

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Questions de peau

Chiaro che puoi pure lasciar perdere le questioni di pelle. Che sono sì e no questions de peau. Questi sono tempi infatti  in cui la propria pelle è propria, a me pare, soltanto quand’è en promenade de beauté,  si esibisce al meglio, o  al contrario, sfoggia indifferente magagne patologiche. Altrimenti la pelle dell’Ognuno, inclusa quella di chi crepa per pallottole, proiettili e V2, e guarda tu quindi se da un punto di vista hegeliano o hobbesiano, pare sia  oggetto da porre all’obbedienza de lo Stato (che) si pone fine supremo e arbitro assoluto del bene e del male (→Wikipedia); ossia di una disciplina etica,  non diversa  da quella dei mormoni o degli amish, degli evangelici, fenomeni locali che suscitano chissà il sorriso o lo sghignazzo delle credenze con maggior successo di pubblico. Però, Lor signori, come cantava Marco Pannella, alle più grandi società qui e altrove,  sembrano orientati  a imporre le stesse condizioni di prima della rivoluzione francese, le dello stato pontificio, di tutte le società correzionali,  oppressive e – o non sarebbero è ovvio reazionarie – e in fin dei conti di annusapatte e guardoni spulciombelichi, di pedofili istituzionali con e senza turbanti. Condizioni, le stesse imposte a ungari e iraniani, a israeliti o russi, alla totalità dei luoghi musulmani, cioè ovunque vi siano persone sforzate o consenzienti a un credo onnipotente, a una radicale ostilità al vivere nella molteplicità dei suoi fenomeni. ( giorni fa, pochi, da un ragazzone africano che vendeva libri a una cantonata, ho sentito parole terribili circa un Lorenzaccio, cosa rara qui nel lecchese lecchìno, che passava di lì travestito da Bardot a St.Tropez nel 1960 : quello non è un uomo e el Quran non  permette queste cose). Su per i vetri insaponati li vedrai e vedi in cordata i famigliari d’italia a dire che no, che loro no, ma che loro embè dius lo vol, cioè glitagliani, la sensibilità, la prudenza, l’iosonocristiani ;  ma sotto un lettino di rucola il carpaccio è sempre  lo stesso : la sottomissione, che piace whatever wherever. Al sangue e ai parrocchiani di tutto il mondo uniti. Cui il dubbio che ad altri non garbi, o non si pone, o si pone  come inciampo da asfaltare. Sono loro tuttavia gli altri ma non lo sanno. Loro sono gli sgarbi e spesso gli sgorbi. Tutto questo certo si sa, non è una novità. 

Allora un mesetto  fa, un Pieroni di Siena, ridotto a un tubo con della ciccia intorno, ha deciso di farla finita e la legge fresca di stampa della Regione Toscana gliel’ha consentito. Consentito, già. Lo Stato etico lì in agguato sta ancora impugnando quella e altre disposizioni regionali ; forse perché in esse percepisce l’attacco al Leviatano – il mostro di Hobbes appunto che tutti hanno visto e vedono senza accorgersene e anzi desiderandone più imponenti avatàr –. Mostro che pare stia gestando una legge sul fine vita, dicono, da discutere il 17 luglio, e che regolamenti il cosiddetto suicidio assistito ma, aggirando con abilità gesuitica  la questione posta dalla Corte Costituzionale, il legislatore etico prevede più che altro il diritto statale ai palliativi,  la pietà dell’azienda sanitaria territoriale, o forse degli hospices privati e convenzionati  e in dove che l’anima sia salva e le ditte sanitarie salvino un ulteriore grasso profitto. Non lo so, lo temo. Resterà certo il diritto alla pistola, chi la possieda ché altrimenti non si può acquistare,  quindi al catafottersi come Monicelli (ma non solo), ai sassi in tasca e via per l’onde alla Woolf, al gas per uso domestico o, per i più coraggiosi, allo smettere di alimentarsi : nella RSA dove fu ricoverata mia madre demente, l’ho visto fare questo,  da una signora di nobile e solido carattere  che si morì  di fame. Nella prassi migliore un mio amico anestesista mi spiegò che bastano 4 cc di morfina, ma la morfina non te la puoi procurare eppoi l’endovena come riesci a fartela è un quesito ; certo c’è  il cocktail letale del film di Almodóvar, The room next door-La stanza accanto, esso sì praticabile, a essere chic come la Swindon e bravi a navigare nel dark web per procurarselo. In ogni modo occorrono le mani libere : chi sia inchiodato in un polmone d’acciaio o non si sia grado di premere un pulsante o agitare un cucchiaino, è fregato. Insomma l’eutanasia alla Freud pare proprio un privilegio. Di mezzo c’è la Costituzione che, mannaggia, dovrà decidere di una poveretta, toscana pure, ma che non ha per l’appunto mani libere per premere gli stantuffi da sola. E quindi? 

Ecco che di recente ho richiesto al mio medico curante di passarmi un po’ al setaccio ;  non sto a dirti ma grazie alla farmacologia sto bene e gli ambiti notori in cui l’età interviene a infastidirti sono sotto controllo ;  a preoccuparmi invece sono i singhiozzi del cervello : no, ricordare ricordo, ma cose, fatti, persone e persino gesti, moltissimi o parole, tutte al trapassato  remoto ; anzi riaffiorano particolari di una voce, un’espressione sepolta dal tempo. Mi sorprende invece, scrivendo o parlando, l’inciampo improvviso su  una parola di cui conosco benissimo la periferia, i significanti, ma non il centro, il significato : che parola è, non la trovo, non la trovo. Nel conversare mi rintano in sorrisi di convenienza : non so in che pagina del vocabolario potrò perdermi. Il neurologo allora :  intanto una rm encefalo, poi una profilazione psico e poi vedremo, ha detto. Ovvio che mi auguro che non trovino i segni dell’Alzy o di altra enfermedad ma se li trovassero, quello è il punto. Voglio saperlo per tempo. Perché nel caso, non voglio RSA, né tubi, né maggypeggy, né respirazione bocca-macchina, e soprattutto nulla che nuoccia ai miei figli, alle loro borse esigue, alle loro vite faticose, e al loro buon gusto ; infine a mia moglie. Un padre o coniuge sbavante e infagottato nel pannalone non lo si augura a nessuno. Nemmeno ai deputati etici, ai cuori accesi da Gesù, ai medici di CL che fanno soffrire i pazienti in tanto in quanto la sofferenza è il momento più importante della vita, dicono. Ora badami a me : non è questione di dignità ma di splendore da cogliere e conservare. Per quel che mi riguarda, nonostante i moltissimi nonostante che ho subito e superato finora, posso dire con Rainer Maria Rilke che essere qui è splendore di Abeti svettanti a respirare rauchi…

DIE HOHEN TANNEN ATMEN

Die hohen Tannen atmen heiser
im Winterschnee, und bauschiger
schmiegt sich sein Glanz um alle Reiser.
Die weißen Wege werden leiser,
die trauten Stuben lauschiger.

Da singt die Uhr, die Kinder zittern:
im grünen Ofen kracht ein Scheit
und stürzt in lichten Lohgewittern, –
und draußen wächst im Flockenflittern
der weiße Tag zu Ewigkeit…

a condizione di esserci. Se del corpomente, se ne va la mente allora poi, restano se guardi ai poveri cuori delle donne  da svuotare  i sacchi di quei corpi corrotti e a suo tempo magari amati e goduti per cose vastase ; ché o non c’è nessuno disponibile a occupare il ruolo di chiusino degli amati intestini o se c’è, è pagato, e non tanto profumatamente per farlo. Insomma alla donne resta il morto vivente da tenere a cavallo. Necrofilìa. L’amore dei figli è altro, è in sostanza amore di sé alla rovescia. Vabbè la pianto qui. Ma sia chiaro che non sarà un parlamento, un fratello di taglia, un sindacalista, un saggio, un professore di attualismo a decidere della mia vita fine. Ovvio che ci penserà la natura senza tante storie e mi auguro come tutti  che mi conceda l’arresto cardiaco ma, dovesse attardarsi o distrarsi dal compito, allora, bé, allora non potrò che pensarci me da me. La pelle e tutto il resto sono mio.

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