Oyfn pripetshik

Era il 1969, paris IV. Nel negozio di una rigattiera ebrea in rue des rosiers che oggi è una furba vetrina da passeggio lunga 303 metri, insieme con un volume di foto proibite della repressione nel ’68, comprai un disco con una ninna nanna antica e dolente, nata come tutte le ninne e le nanne dalla pena fumosa e dura dei poveri senza orizzonte nemmeno locale prima che si dotassero di internazionale. Non so se, anzi non credo sia stata resa famosa dal film schindler’s list ma la canzoncina, oyfn pripetshik, principia così

Oyfn pripetshik brent a fayerl, Un in shtub iz heys, Un der rebe lernt kleyne kinderlekh, Dem alef-beys.

 Zet zhe kinderlekh, gedenkt zhe, tayere, Vos ir lernt do; Zogt zhe nokh a mol un take nokh a mol: Komets-alef: o!

Che io, con istinto e gli adatti paesaggi pascoliani negli occhi e non senza un filo di elementare cattivo gusto, dalla traduzione inglese voglio tradurre,

Brucia il fuoco nella stufa/E riscalda i cuoricini/Rabbi insegna a’ miei bambini/A, b, c

Cari bimbi, strofa a strofa/Imparate ad imparare/Ora e sempre a compitare/A, b, c

Mercoledì 18 gennaio 2012 ultimo scorso e vi aderisco fino al giorno 24, è incominciata una protesta; si osservi il ribbon di sbieco in alto a destra di questa pagina. Una protesta americana, non so se da credere più sentita ma certo più risentita, meno pronta a lasciarsi perdere o prendere in giro, più sicura di essere ascoltata che altrove, più di quaggiù per esempio, non dico in europa ma qui, in quest’oblungo suo closet che è l’italia.

Al vento desertico che soffia su tutto il mondo inteso civile dall’alaska all’ungheria passando per il canton ticino, non parlo a vànvera che non ho mai conosciuto, spiace osservare e può rattristare che anche i nostri cari americani, quelli che tutti noi vorremmo roth e hillman, fratelli cohen, bogart, emily dickinson, allen and law and order, con un disegno di legge, che caro sarebbe anche al nostro ex-caro-leader di steppe purtroppo non ancora estinto lusco, cerchino un modo di legiferare limiti alla libertà di internet, vedere wikipedia; il bersaglio dei patriottoli del diritto societario parrebbe la pirateria o forse chissà la pornologia tra le nuvole; i protestanti temono, mi pare di capire, un altro patriot act con bersaglio reale la nostra cara rete che si troverebbe alla mercé del capriccio dell’autorità, breve della sony. Immaginate intanto l’irruzione dalla fbi, quella delle criminal minds in due siti noti, sono stati oscurati. Gli stati sovrani da tempo non valgono una sovrana, sono fuori corso anche i pennacchi e i mustacchi sotto i quali hanno trovato nei secoli la loro identità; multinazionali a sfondo monetario internazionale sono interessate a comprarli, gli stati non i pennacchi, o sostituirne i parlamenti con altri che capiscano al fin della licenza, edilizia, che il miglior consiglio pollitico da seguire è di amministrazione.

Bisogna immaginare se la rete è una potenza che genera sapere indipendente; ora, il sistema in cui viviamo intende l’indipendenza del singolo come diritto indipendente al profitto economico, dico salvo minori limitazioni; non necessariamente al sapere che, d’accordo con michel foucault, implica potere; il singolo si trova oggi in grado di potere anche senza profitto; ora dunque si tratta non di capire se sapere e profitto sono compatibili o no, ma se il sapere, sia diritto di tutti o di chi investe per il proprio profitto e che, per esso, manipola il sapere. Va bene, non va bene; la rete non pone le questioni in termini di on e di off. La rete propone la molteplicità de facto. Non so se è democrazia ma è un bel vantaggio. La rete dovrebbe far ripensare la proprietà, non esclusa quella intellettuale, ma non credo che le leggi intendano tutelare lo scrittore di favole a copenhagen o il melancolico poeta di grado, né il letterato, cioè quasi tutti quelli che non scrivono thrillers, esercizi spirituali, spiritistici o storielle di tate e giarrettiere. Nella mia opinione, il sapere che si intende sorvegliare e nel caso punire è un sapere spogliato del costume con cui lo si vorrebbe travestito, un sapere commerciabile, non per frenarlo ma per venderne di più. Sapere è sapere fare consenso, in modo da potere manipolare e generare ulteriore consenso, quello che anche qui da noi tutta la carta stampata e le televisioni, unica forma di cultura a macchie concepita, esercitano e si esercitano a esercitare, senza differenze, anzi con l’unica differenza che dalla stampa di regime ti puoi cautelare, è così riconoscibile in fondo, sempre con la patta sbottonata, le gambe aperte e rutta e si porta alla bocca tirando fuori la lingua bocconi di granbiscotti e gianduiotti, mentre dalla gazzetteria democratica no perché inganna con il suo fare educato, equilibrato si dice, dottorale, libero di dire e fare del nulla argomento, del vuoto un pallone gonfiato, del pallone gonfiato un tema di attenzione obbligato quando per sconfiggere qualcuno basterebbe ignorarlo, come la stampa fa della cultura che trasforma in ignoranza programmata e costituzionale di modo che sembri ordinata, come una pizza al take away e non preordinata come l’intervista all’attore di successo; una variante della torre di babele, confondere per dominare. Mondiale la torre ai tempi, mondiale il regime oggi; è dappertutto non si creda, equabile nelle buone democrazie antiche, quelle rimaste, nelle altre è lì da vedere con i suoi parastinchi fiammanti, le maschere antigas, i lanciagranate, fumogene per ora ma non sempre. La stampa, non lo dico io ma lo gridava karl kraus cento anni fa, è una macchina generatrice di consenso à son bon plaisir,  comunicazione.

La legge americana non passerà, non ne sono sicuro ma ci voglio contare perché stimo l’america che pensa e che, quando pensa, pensa sul serio, sicché penserà qualcosa di diverso da un bavaglio, scoprirà che i relatori della legge proposta sono gli ad o ceo o coccoricò della walt disney, non escludo che li arresti l’fbi per evasione fiscale o sottrazione di cuccioli, ma temo che l’evento sollevi il cuore di certe inquietudini europee, la sua, del cuore, inesausta libidine autoritaria già gratificata dal successo all over the world di luschi e bisluschi governi e dall’esempio ungherese, un regime fascista di fatto, instaurato con il consenso democratico e senza che l’europa fiati, fiatasse o abbia l’intenzione di fiatare come ai tempi dell’annessione dei sudeti; non è paradossale tutto ciò e, il regime, oggi piace e perché appaia scintillante, basta che ami il moderno, i mobili chiari, le scarpe di prada, persino un comodino ikea sotto l’icona del padre pio con la barba che sorride a monsignor tiso col cappello da cappellano matto in testa; è ricco in suv il regime, non so se di doppi petti e do di petto ma certo di telefoni palmari, adatti cioè alle palme, in luogo dei telefoni bianchi e dei taxi di lusso fuori dagli scaloni dei grand hotels; mi riferisco all’epoca delle croci frecciate e di quel gommeux del reggente horty che a parte sé stesso appeso a una svastica non resse proprio niente, ohh fu così assiduo e affettuoso il contributo ungherese alla causa nazista che ancora oggi, credo che qualche ossicino semita ben avvoltolato nel filo di ferro giaccia alla fonda in fondo al danubio. Una variante della torre di babele, confondere per dominare. Il capitalismo ha occupato l’olimpo, ci sta da un pezzo, uccide e seduce come un giove qualsiasi e la banca vaticana non è lì per smentirlo, ma per una variante della divisione di yalta. Ite massa est.

Cfr. s.v.p.

http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_del_18_gennaio_2012

http://www.youtube.com/watch?v=KpN55cT52uA&feature=related

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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1 Response to Oyfn pripetshik

  1. Guido F. says:

    Grazie amico mio – gf

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