…. mais aussi parce que maintenant j’étais détaché d’eux. D’eux, c’est-à-dire de moi. Nous désirons passionnément qu’il y ait une autre vie où nous serions pareils à ce que nous sommes ici-bas. Mais nous ne réfléchissons pas que, même sans attendre cette autre vie, dans celle-ci, au bout de quelques années, nous sommes infidèles à ce que nous avons été, à ce que nous voulions rester immortellement. Même sans supposer que la mort nous modifiât plus que ces changements qui se produisent au cours de la vie, si, dans cette autre vie, nous rencontrions le moi que nous avons été, nous nous détournerions de nous comme de ce personnes avec qui on a été lié mais qu’on a pas vue depuis longtemps (…) On rêve beaucoup du paradis, ou plutôt de nombreux paradis successifs, mais ce sont tous, bien avant qu’on ne meure, des paradis perdus, et où l’on se sentirait perdu.
Marcel Proust – Sodome et Gomorrhe – Nrf. Gallimard pag. 859
Bellissima la tua traduzione, Pasquale. E Marcel Proust va sempre all’essenziale, all’archetipo e insieme al quotidiano. L’andare del tempo è il paradiso perduto. Il «Verweile doch, du bist so schön!» (Fermati, dunque, sei così bello!) (Faust, vv. 1700 e 11582) è la grazia dell’istante, che quando diventa struttura e nucleo di un processo ci dà l’unico paradiso possibile, sì possibile.
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Oddio, bellissima. TI ringrazio Alberto. La grazie dell’istante…già.
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Vedi di piantarla con ‘ste lettere in bergamasco, che tanto non lo capisco… grazie.
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…ma anche perché adesso ero distaccato da loro. Da loro, vale a dire da me stesso.
Desideriamo appassionatamente che vi sia un’altra vita dove saremmo identici a quelli che siamo qua giù.
Ma non riflettiamo sul fatto che, anche senza attendere quell’altra vita, in questa, in capo a qualche anno, siamo infedeli a quel che siamo stati, ovvero a quel che volevamo restare, all’infinito. Anche senza supporre che la morte ci modificasse più di quei cambiamenti che si producono nel corso della nostra vita, se, in quell’altra, incontrassimo il me che siamo stati, ci sottrarremmo a noi stessi come da quelle persone con cui abbiamo legato un tempo ma che per tanto tempo non abbiamo più visto. (…) Paradisi se ne sognano molti, o piuttosto numerosi paradisi successivi, ma questi, e molto prima che si muoia, sono tutti paradisi perduti, e dove ci si sentirebbe perduti.
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