Non mi interessa averla e non ho idea se sia scontata o improbabile la sua vittoria ma, dopo le recenti ostentazioni, il signor Trump, ossia Zanni Donaldo mi costringe soavemente alla tastiera, assicuro per la prima e ultima volta. Zanni, ma dalla comicità ferina, come spesso i servi cui qualcuno abbia abbia fatto scoprire l’uso di forchetta e coltello*, è fuori di dubbio che egli sia destinato a passare alla storia, non saprei dire se come il peggiore degli sbruffoni entrati e rimasti in Casa Bianchi o come il peggiore tra i delinquenti che non di rado la affollano. Apoplettico potenziale il bipede in oggetto, sicuro consumatore di lorstrane T–bone steaks, potrebbe oltre che alla presidenza essere un possibile candidato alla gótta, al diabète e infine all’ictus; del quale alle conseguenze esiziali, stormi di praticoni della marina militare lo sottrarrebbero così bene che pochi, potrebbero rilevare una differenza tra le sbavature di oggi e lo sbavare del domani; differenti solo i bavaglioli.
Per altro il bipede piace, recita al meglio, ovvero è proprio nella parte cui ambiscono con scarso successo tutti gli Zanni nostrali, e tutti i loro non radi sostenitori, dal più infimo sguattero dell’invettiva su su su fino ai più potenti tra i maestri blasé, quelli che polli non sembrano ma solo in virtù delle cravatte a ruota di pavone e della disinvoltura da borgomastri kantiani con cui indossano il loden. Per il resto nessuna speranza di esito fatale nelle padùli qua giù; mangiano meglio i locali e defecano di conseguenza, anche se qualche volta con modeste ma redimibili difficoltà.
On the other hand solo i gazzettieri eurotropàici, i corrieri della repubblica serva, potranno sospirare di sollievo dopo la poco o molto probabile vittoria della signora Clinton, così opaca da risultare invisibile anche alle proprie radiografie. Ella firmerebbe le stesse scellerate provvidenze del suo imparruccato avversario e forse anche del suo parrucchiere, con una differenza; non nasconderebbe, anzi, con orgogliosa sicurezza ostenterebbe le unghie brillanti di rosso. Smalto? Non per certo.
* in occasione della sua morte mi approprio di una definizione dell’amico Paolo Poli.
ho apprezzato il tuo brioso scritto; ma vorrei un chiarimento: da dove deriva il nome (o cognome) «Zanni»?
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Certo Marina, non tutti gli americani sono così; è vero e non ho detto questo anche perché un po’ li conosco, quelli simili, in tutto se non in meglio, a me e te a noi pochi. Ma NON sono l’America. L’America ha prodotto Hillman ma Hillman la rappresenta molto poco. Forse l’America, ma non ho mezzi per stabilirlo se non a spanne, è il suo cinema. Da cui è sognata, svegliandosi ogni mattina nell’incubo disordinato da cui è abitata nel quotidiano. Il suo, meraviglioso, cinema, si vada a vedere Heil Caesar, è il contrappasso ordinato del suoi incubo. ( Si noti, nel filmo, l’episodio del messaggero Lockeed che, per convincere Mannings, il protagonista e direttore degli immaginari cinestudii Capitol, a lavorare per il futuro, gli mostra orgoglioso la foto del fungo all’idrogeno a Bikini. Mannings, preferirà il proprio periclitante circo di finzioni.). La richiesta per ogni dove nel mondo è di violenza, tortura, prevaricazione, i topi stanno divorando se stessi in tutti modi ( avrai letto che la virtuosa Air France minaccia di sanzionare le proprie hostess se rifiuterrano di indossare velo e pantaloni all’arrivo dei voli a Teheran, il PD frantuma la Repubblica nata dalla Resistenza ma il PD guadagna in consensi, not to mention il suo piccolo devastatore nipote; non allungo l’elenco delle miserie e degli orrori; ho cominciato la giornata infliggendomi un rapporto sul piano di tortura della CIA; dico infliggere perché occorre sapere di tutto fino alla sofferenza, sempre minore di quella dei tratti di corda, così di nuovo in auge; Manzoni e Beccaria, poer’ nani). La richiesta alla politica è di garanzie in tal senso, di proibizioni, di atti violenti, dal più piccolo al più grande, che garantiscano il benessere di pochi o di chi lo ha già, che garantiscano il sonno della ragione. I sogni, intesi come utopie, mi paiono in briciole, tranne che nel cinema, il cinema funziona ancora da specchio catartico. Finché c’è arte, finchè c’è il sapere che essa genera e il sapere da cui è rigenerata, filosofia, c’è sopravvivenza ma è per la loro evaporazione che il potere lavora. E il peggio, mi spiace dirlo, sono Cassandra ma non mi diverto anche perchè c’è sempre la minaccia di un Aiace, ch’anco tardi a venir è alle porte. Ascolta King Arthur di Purcell. È sorridente.P.
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Zanni o Zan bergamasco, dal 1559 circa è accertata proto-maschera della nostra Commedia dell’Arte. Forse il nome è semplice dialetto per Gianni, Zuan. Non ti faccio la spiega, guarda in Wikipedia, c’è un articolone o, se ti vuoi giovare ti segnalo questo link.Abbracci. P.
http://www.uilt.it/compagnie/2275/TEATRO_VIAGGIO.html.
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Che Donald Trump rappresenti la pancia degli Stati Uniti, nessun dubbio. Che la signora Clinton forse direbbe, ma certo non farebbe, nulla di diverso se tornasse alla Casa Bianca per la porta principale, altrettanto dicasi. Eppure, nel mio inguaribile ottimismo di stampo ottocentesco/romantico, vorrei poter credere che non TUTTO il popolo statunitense è rappresentato da questi due signori. Pensarlo sarebbe come affermare che tutto il popolo italiano è rappresentato da Renzi e Salvini. Anche noi – io, te, molti, anche se non moltissimi altri, esistiamo. Siamo una piccola minoranza che può fare poco più (o anche meno) che imparare libri a memoria… ma esistiamo. Devo poter credere – magari fideisticamente, così, senza prove, ma solo un barlume di speranza – che anche in mezzo al popolo degli Stati Uniti ci siano persone che non si sentono rappresentate da nessuno dei possibili futuri presidenti. Che poi questo ci serva soltanto a salvare l’anima, e l’umanità vada comunque a catafascio, è senz’altro possibile e – per come vanno le cose al momento – perfino probabile. Come amo ripetere, anche i dinosauri si sono estinti.
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Ti confesso, Pasquale, che Donald Trump è il mio candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Spero sinceramente in una sua affermazione. Quest’uomo, infatti, incarna l’autentica identità degli States, i loro “spiriti animali”.
Lo fa molto, molto più della signora Hillary Rodham in Clinton, la quale -meravigliosa definizione- è “così opaca da risultare invisibile anche alle proprie radiografie”.
Il popolo statunitense non è quello disincantato, depresso e (più o meno) colto che appare nei film di Allen, è quello che Trump rappresenta meglio di ogni altro. “Zanni Donaldo for President”, quindi.
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Me lo aspettavo Alberto e rido di gusto: sarà così vedrai e la cosa non mi né ci tange, non siamo né gazzettieri né sciure daghela avanti un passo, per commenti contristati del giorno dopo. Piuttosto ricordo malamente un motto di Gorbaciov, se precedente o in seguito al tracollo non saprei dire, né in quale occasione fu espresso. Si prenda per buono, perchè buono mi pare, che disse, Il mondo è un camion che corre all’impazzata verso un burrone e senza autista.
Credo che sia una espressione di ottimismo.Un carissimo abbraccio
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