Introduco un tema che interesserà pochi con limite tendente a nessuno. Essere inutile è un privilegio della letteratura, dell’arte in genere, di cui non molti, p.D.n., post Dylan datum, possono giovarsi. Ma non si creda, del Nobel mi occuperei solo il giorno in cui mi venisse assegnato, per la categoria resistenti e reazionari, che reagiscono all’ovvio cioè, al politicamente corretto in nome del dissenso, ossia del trovare il senso distorto delle cose e dei fatti la differenza o l’inganno. Filosofia. Ogni scrittura autentica lo è. Nessuno mi può contraddire che abbia letto Manzoni, Proust e Céline. Più il mio maestro Saramago. Ma la categoria cui mi ascrivo da me con pochi amici di penna, va in direzione esatta e contraria alla politica ricorrente, specie del premiare che, come in politica, premia il già premiato, stabilisce il discrimine tra chi dice sì e chi dice sì. Presume, assume e omologa chi si presume, si assume e si omologa o è lì per farlo. Dunque vengo al dunque. Giorni fa mi imbatto nel manifesto propagandistico di una scuola o corso o seminario o quel che par loro, di scrittura creativa. In tempi di catastrofe, sull’orlo o addirittura dentro la quale molti stanno come bambini stitici incollati al loro vasino, si veda quanti più sono coloro che aprono e chiudono corsi per diventare ciò che non si è, di quanti lavorano esercitando con onore e fatica un mestiere, questo o quello. Per tanto, e per quel che pertiene i mestieri d’arte ci sono più scuole di recitazione che attori in carriere diverse dalla mendicità; più istituti di belle arti che arte, almeno carina, più conservatori di musica che musicisti fuori dalle gallerie metropolitane. Più scuole di scrittura creativa che lettori. Scrittori, quelli non ci sono proprio. Tabucchi è morto e Busi non avrà mai il Nobel, benché lo abbia a mio avviso ampiamente meritato. Nessuno però a Stoccolma se n’è accorto. D’altro il silenzio gentile è cortesia non sempre dovuta. Poi ci sono gli editori che editano di tutto arrogandosi anzi il diritto di determinare cosa sì e cosa no sia da pubblicare e vendere, tra la storia di una mamma in frégola e quella di un ragazzaccio tracotanto tra tanti. I dispensari celtici, le carceri, le sale d’attesa sono pieni di storie, disse Céline dove ora non saprei rintracciare, mi pare in Rigodon. Divagandin don s’impara. Ebbene non sono qui a dire di essere indignato per il pullulare di codeste sesquipedìscuole, non mi permetto di stigmatizzare chi, non avendo trovato lavoro altrove, ma basterebbe guardare all’onesto contadino, al giudizioso fabbro ferraio, tutti mestieri per cui nessuna scuola si apre, di biasimare chi si paga il lesso, ma anche la media chiara con la pizza, insegnando il volo agli asini. Il giro della morte della letteratura non s’è mai fondato su altra scuola che sulla lettura. Lettura dei grandi o meno grandi ma, se uno poco poco avesse letto tutto Dumas, perché la lettura è lavoro su uno o più autori e in questo l’ottocento è, a tuttoggi, il calderone dove ribolle qualsiasi coscienza letteraria; se uno avesse letto, Verne e Simenon, Guerra e pace e Frankenstein, potrebbe con pazienza mettere a frutto quel lavoro con qualche timido tentativo di scrittura. A esser capaci di tramutare il letto in scritto, o di riassettare le lenzuola al pensato con il detto. Bisognerebbe essere passati e ripassati per I promessi sposi, per rendersi in grado di scrivere con un certo gusto una lettera di polemica, ma creativa, al proprio capoccione in ufficio. E senza ricorrere a wow e ;-( e …!!!, o paura di xcorrere i corridoi aziendali, ogni studentista di creatività è animale aziendale, senza paura di essere assalito o perseguitato fino al licenziamento ossia, traduco per gli Itagliesi, mobbizzato o stalkerato prima d’essere fired; senza dubbio il capoccia, ancorché laureato in discipline inesistenti non capirebbe oltre le prime otto parole e cestinerebbe il foglio, ignaro e non grato per essere stato sottoposto a un tentativo di educazione. Lui legge solo i bollettini finanziari e le note informative sulle bottiglie di vino pregiato. E tanto gli basta per arrivare al santo coito di fine settimana. Ebbene, scuole di lettura, quali le scuole elementari e medie e superiori non sono mai riuscite a trasformarsi, farebbero ma la fortuna degli editori dato che se non si formano spettatori non ci saranno teatri, se non ci si educa ad ascoltare è inutile scrivere musica, intendo vera non il frin fren dei menestrelli; se prima, per anni non si è letto, non si scriverà mai. Se prima non c’è ascolto non c’è parola che dici umana [ii]. Ed essere creativi è una virtù senza merito, direbbe il Buddha Sakyanumi; o la possiedi o nessuno te la può regalare che già non te l’abbia regalata. Il resto is nothing but a lot of talk and a badge.[iii] Amen e arrivederci.
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Hai scritto l’essenziale, Pasquale, su tali grottesche scuole, che hanno fatto la fortuna dei baricchi e di altri meno noti. Eppure, come ben ricordi, un modo per migliorare il proprio scrivere c’è, ed è la lettura attenta, continua, gioiosa dei libri di” Manzoni, Proust, Céline” e di altri nostri amici e benefattori.
Che, poi, “Filosofia. Ogni scrittura autentica lo è” è una verità la cui evidenza ci fa felici.
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La cultura e le vie di crescita intellettuale sono evidentemente altrove e purtroppo spesso non nei luoghi istituzionali dove, per diritto, dovrebbero essere. Scuole e istituti sono stati infatti squalificati negli ultimi decenni, da governi di diverso colore ma concordi nello smantellamento del sistema formativo pubblico, al rango di uffici postali dominati dalla centralità burocratica e a luoghi di intrattenimento e custodia di minori del tutto disinteressati alla loro formazione intellettuale
Che, poi, “Filosofia. Ogni scrittura autentica lo è” è una verità la cui evidenza ci fa felici.
leggere non è mai una colpa, scrivere almeno nel 70% dei casi
Caro amico, citandovi tutti rispondo a tutti. Non devo commentare i commenti, ché sarebbe esercizio inutile, vista la ben temperata punta che ognuno di voi ha fatto al mio scritto. Io vi voglio solo ringraziare per essermi lettori, chè di questo si tratta. Io scrivo per voi e voi mi premiate ogni volta con il piccolo ma bel nobel del vostro stare intorno al fuochino del mio dire. Io scrivo per voi, la mia, letteratura l’ha definita il Generali sere fa, si fa convivio qui ed è per questo che si aspetta golosa ogni volta la vostra presenza che la arricchisce. È letteratura conviviale. Con qualche ambizione socratica. Desolata e allegra. Beviamo.
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è un articolo desolato e bellissimo il tuo, in effetti è vero, dappertutto trovi volantini di «scuola di scrittura creativa», ed è il «creativa» che mi induce in sospetto; secondo me dovrebbero invece essere diffuse e favorite delle sedute per scribacchini compulsivi, come quelle degli alcolisti, sì da indurre i più a non scrivere, che non è il caso; leggere non è mai una colpa, scrivere almeno nel 70% dei casi
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La cultura e le vie di crescita intellettuale sono evidentemente altrove e purtroppo spesso non nei luoghi istituzionali dove, per diritto, dovrebbero essere. Scuole e istituti sono stati infatti squalificati negli ultimi decenni, da governi di diverso colore ma concordi nello smantellamento del sistema formativo pubblico, al rango di uffici postali dominati dalla centralità burocratica e a luoghi di intrattenimento e custodia di minori del tutto disinteressati alla loro formazione intellettuale
Che, poi, “Filosofia. Ogni scrittura autentica lo è” è una verità la cui evidenza ci fa felici.
leggere non è mai una colpa, scrivere almeno nel 70% dei casi
Caro amico, citandovi tutti rispondo a tutti. Non devo commentare i commenti, ché sarebbe esercizio inutile, vista la ben temperata punta che ognuno di voi ha fatto al mio scritto. Io vi voglio solo ringraziare per essermi lettori, chè di questo si tratta. Io scrivo per voi e voi mi premiate ogni volta con il piccolo ma bel nobel del vostro stare intorno al fuochino del mio dire. Io scrivo per voi, la mia, letteratura l’ha definita il Generali sere fa, si fa convivio qui ed è per questo che si aspetta golosa ogni volta la vostra presenza che la arricchisce. È letteratura conviviale. Con qualche ambizione socratica. Desolata e allegra. Beviamo.
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Caro Pasquale,
ho cercato di lasciarti un commento, ma venivo costretto a registrarmi in un sito e tendenzialmente rifuggo da queste registrazioni.
Ti trasmetto quindi il mio commento per e-mail.
Un caro saluto.
Dario
Caro Pasquale,
il Nobel a Dylan non mi ha affatto stupito, visto che da anni la cultura dominante è stata quella televisiva prima e ora è quella configurata dall’opinione degli utenti dei social network. Una cultura senza distinzioni, “a marmellata”, dove ogni cosa equivale ad un’altra e dove l’unico criterio di valorizzazione è il consenso ottenuto dai telespettatori e dagli utenti del web. Almeno da un paio di decenni ci sono antologie scolastiche che trovano nelle contaminazioni aspetti di originalità e di attrazione, dove, per esempio, per indicare il male di vivere del Novecento, sono accostati testi di Montale a canzoni di Vasco Rossi.
Per il resto le scuole di scrittura, le associazioni che propongono seminari e conferenze a pagamento e quant’altro sono esattamente quello che dici, cioè tentativi di sedicenti intellettuali o di chierici, di solito non collocati, alla ricerca di una delle quattro paghe per racimolare il lesso della cena. La cultura e le vie di crescita intellettuale sono evidentemente altrove e purtroppo spesso non nei luoghi istituzionali dove, per diritto, dovrebbero essere. Scuole e istituti sono stati infatti squalificati negli ultimi decenni, da governi di diverso colore ma concordi nello smantellamento del sistema formativo pubblico, al rango di uffici postali dominati dalla centralità burocratica e a luoghi di intrattenimento e custodia di minori del tutto disinteressati alla loro formazione intellettuale.
Un caro saluto.
Dario
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La cultura e le vie di crescita intellettuale sono evidentemente altrove e purtroppo spesso non nei luoghi istituzionali dove, per diritto, dovrebbero essere. Scuole e istituti sono stati infatti squalificati negli ultimi decenni, da governi di diverso colore ma concordi nello smantellamento del sistema formativo pubblico, al rango di uffici postali dominati dalla centralità burocratica e a luoghi di intrattenimento e custodia di minori del tutto disinteressati alla loro formazione intellettuale
Che, poi, “Filosofia. Ogni scrittura autentica lo è” è una verità la cui evidenza ci fa felici.
leggere non è mai una colpa, scrivere almeno nel 70% dei casi
Caro amico, citandovi tutti rispondo a tutti. Non devo commentare i commenti, ché sarebbe esercizio inutile, vista la ben temperata punta che ognuno di voi ha fatto al mio scritto. Io vi voglio solo ringraziare per essermi lettori, chè di questo si tratta. Io scrivo per voi e voi mi premiate ogni volta con il piccolo ma bel nobel del vostro stare intorno al fuochino del mio dire. Io scrivo per voi, la mia, letteratura l’ha definita il Generali sere fa, si fa convivio qui ed è per questo che si aspetta golosa ogni volta la vostra presenza che la arricchisce. È letteratura conviviale. Con qualche ambizione socratica. Desolata e allegra. Beviamo.
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bravo, santo subito (o, come sempre, subíto)! (questo punto esclamativo posso metterlo?) ciao Gabriele
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Grazie, prego. Santo subìto eh sì. Mi accompagni al soglio; è una domanda non un’imposizione. Abbracci in quantità moderata. P.
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