Detto tra noi, ti iòdio.

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Incubo abbandona due donne dormienti, 1793, Heinrich Füssli (1741–1825)

Non ho letto il combinato ma conosco le mascherine italiane e dunque, da un punto di vista tecnico-politico, di questo dispositivo antiodico messo in piedi in fretta e furia dal Senato, autore la senatrice, o autrice la senatora, o autiera la senatore Segre, mi pare si possa dire che more religioso intende vietare un sentimento, più che antico consustanziale all’umano, sentimento da cui procede a volte un desiderio, quello di non vedersi aggiro l’inimico o supposto tale; o, nel caso contrario, nel caso dell’amor cha nullo amato, il desiderio di posseder l’amando. Pensiamo all’ira di Achille e agli infiniti addotti. Ma finché però non c’è atto né indotto, la semplice messa in parola di qualche impulso, non ha valore effettuale. Mi spiego. Se dicessi a una ragazza che mi piace esprimo un parere, se le dico ti amo un sentimento, il gorgoglìo delle mie interiora messe in moto da molteplici fattori estetici; quasi di sicuro la desidero e basta e viceversa, può accadere – anche le donne è accertato hanno un’anima, diversa magari ma sempre anima – resta da vedere, first of all, se la cosa interessa alla ragazza, and second, come posso ottenerne il consenso informato (oggi è pericolosissimo lo so, il chièd e ti sarà dàt vale solo in particolari condizioni); così resta da vedere anche se la bontà che i cattolici dichiarano essere il loro spirito guida si manifesta negli atti. Oh sapeste quanti buoni parrocchiani vedo nel mio specchio di Medusa sfuggire alla mano del mendicante o del venditore di stringhe e bindelle negro. Gli è che pensano, Me va’ che mi faccio il culo per guadagnarli i soldi e so di  finanza e ragioneria di golf, di comunioni e di golfini e tu pallido negro che fai dimmi che fai… Rispondo io per il blackie o per l’ultimo generico, Sto sulla strada al freddo o alla calura per portare l’incasso al Peachum di ventura che in cambio mi dia una branda da dormire e un tetto. Sarà che con l’età sto rimbambanendo ma sempre di più quello che posso ci do ai mischini, anche di più, anche se non di rado mi infastidiscono le loro richieste, o il modo, o le facce che chiedono; tuttavia e concludo, mi pare utile che ognuno provveda all’ognuno come può; di là dal fastidio che procura lo zingaro o Chicche e Sia. A me per esempio stanno sul pelo che non ho dello stomaco i circoli velistici, del bridge e del golf, del rotary e l’opus dèi. Ma finché non sparo col mio M40 o Mosin Nagant ( preferisco questo a quello per solito, meno roboante, più preciso) al monsignor Chiappalabilia che sta facendo le sue buche domenicali in clergyman che male gli fo a dirgli,  Bro’ – a fra’– you’re busting my balls – me stai su’ coglioni. Riacchiappando il discorso dal principio mi pare evidente che l’idea stessa di sanzionare un sentimento, significhi voler sanzionare in previsione un pensiero, persino l’idea che ha partorito un certo pensiero. Dunque in primis detti e scritti, vedasi il caso Céline. Ricordo qui che Socrate non fu accusato di pensare e dire le cose che diceva ma di corrompere alle larghe, la gioventù propugnando la sovversione sociale; l’atto quindi, supposto, dimostrabile o reale che fosse; ma Socrate era greco e la Grecia era pagana, figlia del molteplice, del variabile, della differenza che differisce, non del ciclope eterno dentro il triangolo dei suoi bermuda, non della stella del Davide (che il Golia doveva proprio molestargli lo scroto), non del Corano ( presto le donne potran guidare ma col cambio automatico ché la sinistra non sappia se la destra per caso…) Ricordo qui che Socrate fu condannato con un’accusa capziosa, utile alla politica, che non fece onore alla democrazia ateniese e da un tribunale più o meno speciale; ed è questo mi pare cui prelude la commissione Segre. A quando una commissione che giudichi la pornofilia, il piacere (il piacere punto e basta), l’amore pel tacco 12, per la narcisìa, per profumi e balocchi. Non sto scherzando, l’armamentario che fa sferragliare il Senato a distanza puzza di Castel Dant’Angelo ( siori, la dì nol xe un refuso) di Spoletta di Conte Scarpia, il maiale con le mutande etiche. Vardé vardé che un fantasima s’aggira per l’Europa, Saper vorreste/Di che si veste…? (G.Verdi, Ballo in maschera, 3/15) Ohibò benon, da maledetta Tant’Inquisizion. Ricordo qui l’orrore della caccia alla streghe, a Salem ( leggi Hawthorne) e a Washington in tempi non così lontani; e per chi volesse dimenticare che Spinoza fu giudicato e condannato per le sue idee da una tutta speciale inquisizione ebraica; qualcuno dirà che fu solo espulso da Amsterdam, e dannata la sua opera, non bruciato vivo a Campo dei fiori (Rm) come Giordano Bruno; sì sì ma, rispondo con il motto di un prigioniero a Norimberga alla domanda di un collega di scodella che in un vecchio film -ricordarsi quale mah, forse Vincitori e vinti– si domandava, Come è stato possibile – tutti gl’ambaradan di treni, di campi di forni – È solo questione di metodo. Escludo per concludere la lista dei miei odi personali che qui sarebbe troppo lunga ma mi affido in succinto all’efficacia di Paolo Sorrentino…

Tutto quello che non sopporto ha un nome.

Non sopporto i vecchi, La loro bava. le loro lamentele. La loro inutilità…

Non sopporto i giovani. La loro arroganza. La loro ostentazione di forza e gioventù…

Non sopporto i bambini capricciosi e autoreferenziali e i loro genitori ossessivi e referenziali solo verso i bambini … come sopportare tutti quelli dediti alla lotta, al comizio facile e al sudore diffuso sotto l’ascella… Non sopporto i manager… Non sopporto i piccoli borghesi… i fidanzati, poiché ingombrano… le fidanzate poiché intervengono… Non sopporto quelli di ampie vedute… poiché boicottano la cattiveria. Quindi, sono insopportabili… Non sopporto i giocatori di biliardo… il commercio equo e solidale… i dolcificanti, gli stilisti, i registi, le autoradio, i ballerini, i politici , gli scarponi da sci… Non sopporto i timidi, i finti misteriosi, i pazzi , i geni, gli eroi… Non sopporto niente e nessuno. Neanche me stesso Soprattutto me stesso. 

Solo una cosa sopporto. La sfumatura. (Paolo Sorrentino, Hanno tutti ragione, Feltrinelli, Mi 2016, pag 9-13) 

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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23 Responses to Detto tra noi, ti iòdio.

  1. Leonardo Taschera says:

    A proposito di pazienza non posso non raccontarti di un detto, che forse però conosci, che ho sentito l’estate scorsa dal gestore dell’albergo dove abbiamo passato qualche giorno a Colle Val d’Elsa, al ritorno da una visita da amici vicino ad Orvieto. Questo signore, che tra l’altro ha una parlata toscana molto forbita, a proposito di un gruppo di ragazzi che avevano ritardato il loro arrivo – previsto per le sette di sera, fino alle due di notte – indispettito della mancanza di riguardo nei confronti degli orari raccomandati (l’albergo, una villa ottocentesca, chiude il chek-in alle dieci di sera), li aveva non poco redarguiti perché “la pazienza è come la piscia: quando scappa, scappa”. Ti puoi immaginare come suona in toscano…

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  2. Leonardo Taschera says:

    Riconosco e omaggio la tua generosità. Chapeau

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    • dascola says:

      Generosità è una parola grossa caro mio. Gl’è che un dibattito serve a battersi e dibattersi, a seconda. È puro lusso tuttavia come stare di guardia profumati di habit rouge. È la differenza che fa l’eguaglianza. O, per dirla con Totò, ogni limite ha una pazienza. Cappelletti di magro, vegetariani.

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  3. Leonardo Taschera says:

    “Ho visto un web.” – “Se l’ha vist cos’è?!” – “Un web, un website! Che piangeva, si lamentava, perché volevan chiuderlo, e non poteva più odiare! Povero web, e povero anch’il website.” – “Aaah be’… Siii be’…”. Il motto di Terenzio recita “Homo sum, nihil humani mihi alienum puto”. Terenzio era del 165 A.C., quindi niente di nuovo sotto il sole quando si fanno affermazioni analoghe. A parte che la frase è tratta da una delle sue commedie e andrebbe quindi contestualizzata, a parte che la frase ebbe un successo secolare come bandiera della tolleranza e dell’accoglienza delle debolezze umane, al punto da essere citata da De Sade stesso per far comprendere come anche la depravazione sia da ascrivere alla natura umana, la frase non contiene apprezzamenti di ordine etico-sociale. Il rivendicare all’odio cittadinanza umana in quanto sentimento mi pare ovvio e scontato. Ma non è ovvio e scontato che la sua propaganda abbia cittadinanza in un insieme di regole etico-sociali. Predicare l’amore è allora equivalente a predicare l’odio? Non esiste differenza fra un cattivo e un buon sentimento? O il buon sentimento deve essere sempre tacciato di peloso – come usa dire oggi – buonismo? E poi, cosa vuol dire umano? Anche il rutto e il peto sono umani, e anche defecare e urinare, ma è altrettanto umano il senso del pudore che ne inibisce la sua esibizione. O dobbiamo accettare l’incitamento – in quanto l’incitamento è umano – a scagazzare e pisciare ad ogni angolo di strada come fanno i cani? Si impari dai gatti, al proposito. E ancora. Anche le ideologie sono umane, ma allora razzismo, xenofobia, antisemitismo, discriminazione di genere e di religione, omofobia e via dicendo – quelle ideologie che hanno scatenato la caccia alle streghe in senso letterale, la crociata degli albigesi, la notte di San Bartolomeo, i genocidi da quello degli Armeni alla Shoa alla più recente pulizia etnica e via dicendo sono da mettere sullo stesso piano di solidarietà, egualitarismo, difesa dei diritti dell’uomo e via dicendo? O questo secondo piano va confinato in una visione dei rapporti umani da Dame di San Vincenzo? Mi si consenta sdegno e indignazione nei confronti di tutte quelle ideologie che negano non cittadinanza umana a quelle contrarie, ma addirittura auspicano l’eliminazione fisica di chi le propugna. Mi si consenta di oppormi a chi grida dàgli al negro, dàgli all’ebreo, dàgli al frocio. E se costoro non hanno il senso del pudore etico-sociale mi si consenta di rinchiuderli nel loro cesso ideologico a scagazzare le loro idee. Ma io e il cittadino comune non possiamo nulla contro la prepotenza di quelle ideologie. O vogliamo applicare i principi del liberismo economico e del mercatismo all’ambito delle ideologie? Vogliamo cadere nella trappola dell’auto-regolazione di un potenziale mercato delle ideologie? Sappiamo benissimo quali danni stia provocando, a livello socio-economico, la mancanza dell’intervento regolatore dello Stato sulle cosiddette leggi del mercato. E vogliamo che lo Stato non intervenga per arginare un pericoloso diffondersi di ideologie distruttive? E piantiamola di fare paragoni che non reggono. Non fa onore all’intelligenza di nessuno paragonare Céline, De Sade e altri ai peti e ai rutti ideologici che vengono esibiti nei siti del web. Così come è fuori luogo paragonare la commissione Segre a quella contro le attività anti-americane partorita all’epoca del maccartismo in piena guerra fredda, o alla più o meno manifesta censura sulla stampa e sull’editoria del periodo nazi-fascista o staliniano. A riprova, pubblica sul tuo sito brani di quegli autori sui quali pensi la commissione possa intervenire per chiudertelo e vediamo cosa succede. Infine un’ultima considerazione, anche se le precedenti esternazioni appartengono forse più alla sfera emotiva che a quella raziocinante, o meglio sono dovute all’abbandono delle regole della scherma in favore dell’uso del randello di tolstoiana memoria. Il problema, oggi, è la funzione e il funzionamento del web: è ormai da tempo che giuristi, sociologi, psicologi, pedagogisti si interrogano su come intervenire per regolare la proliferazione di siti web – e il loro accesso – che diffondono non solo i contenuti di cui stiamo discutendo, ma anche di porno-pedofilia e di violenza sessuale. A tutti questi siti può accedere chiunque, ivi compresi ragazzini di 9, 10 anni quando il controllo parentale è assente, e lo affermo per conoscenza diretta. E ci scandalizziamo per l’istituzione di una commissione che, non mi stancherò mai di ripeterlo, non definisce i confini di un generico sentimento di odio, ma segnala quei siti che predicano l’intolleranza razziale, religiosa, di genere, e non sto a ricordare l’elenco, auspicandone la deindicizzazione dai motori di ricerca? E non mi sembra che i confini di questo tipo di comunicazioni siano nebulosi o equivocabili, né siamo in un regime che abbisogni di alibi per raggiungere i propri fini. Semmai è vero il contrario: è proprio il diffondersi e l’affermarsi di tali ideologie che può portare a regimi siffatti. Rimane però, da parte mia – come ho già scritto nel mio primo intervento – sempre un dubbio che non vorrei divenisse certezza. Siamo in un periodo di grave turbolenza, economica, sociale, culturale, e non è certo una commissione parlamentare che possa arrestarne la conseguente e inevitabile onda di rabbia. Ma qui entriamo in un altro ordine di discussione ….

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    • dascola says:

      In questo sitino vale la regola che chi commenta è benvenuto a prescindere da accordi e disaccordi tra ospiti e padron di casa. A tiepida replica dico che sì almeno il mio è un abito emotivo, deriva di un’attitudine a vedere il peggio in gestazione di ogni cosa e la rovina dietro la facciata. Il mio difetto è di dar libero sfogo ad opinioni in campi diversi da quelli che mi sono propri, ovvero circa l’alieno quotidiano ( già me lo diceva il mi’ babbo che non vi era portato alla politica) che mi suscita quasi sempre amarezza, disappunto, sdegno, orrore e paura. Cassandra. Ragioni non accampo, vedo pericolo e schifo intorno; solo mi riservo il diritto di soffiare ed arruffare il pelo. Del resto sono un gatto. Qui di seguito copio un piccolo pensiero del Cioran , Quando un cane abbaia ad un’ombra diecimila cani ne fanno una realtà…da mettere in epigrafe ad ogni commento sulle ideologie. In Squartamento

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  4. Paolo Prato says:

    Non voglio dimenticare: alla signora Liliana Segre va il mio solidale amore. Il mio odio a chi si è permesso di farle il giardinetto, decorato di scorta.

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  5. Paolo Pratp says:

    L’odio è un sentimento e, come tale, propriamente umano, poiché presuppone il pensare. Non conosco animali che agiscano in virtù dell’odio: l’aggressione avviene per reazione di sopravvivenza a. fame, intrusione, spavento. E la paura è un’altra faccenda. Se, dunque, l’odio è propriamente umano, gli umani devono imparare ad averci a che fare: non a subirlo, ma ad esercitarlo con umanità. Negarlo per legge equivale a tuffarsi negli antibiotici al primo accenno di raffreddore: conosci il tuo nemico, anche se è dentro di te, e fàbbricati uno straccio di immunocompetenza. In tempi in cui si è dolcemente sollecitati a vivere di emozioni (whow l’adrenalina! Come le zanzare.) ci manca solo che ci proibiscano di avere sentimenti e di farci i conti, da umani. Magari insipientes, ma umani. Saluti da Paolo Prato

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    • dascola says:

      Negarlo per legge equivale a tuffarsi negli antibiotici al primo accenno di raffreddore: conosci il tuo nemico, anche se è dentro di te, e fàbbricati uno straccio di immunocompetenza. In tempi in cui si è dolcemente sollecitati a vivere di emozioni (whow l’adrenalina! Come le zanzare.)

      Ti ringrazio Paolo per questo sintetico saggio di fisiologia comparata. Quanto alle scorte, boh, atto politico o di officina. Vuolsì così colà dove si pute come si vuole. Risi e bisi rasi

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  6. Biuso says:

    Caro Pasquale, ho cercato di analizzare la questione sul mio sito, dove ho citato anche le tue riflessioni: https://www.biuso.eu/2019/11/11/sui-sentimenti-umani/

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    • dascola says:

      E io ti risposi

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      • Leonardo Taschera says:

        Caro Pasquale, Ho letto quanto scrive Biuso che mi pare una stampa e una figura ( pur con l’aggiunta delle dotte citazioni ) di quanto sostiene Fini. Sono abbastanza meravigliato. Qui qualcuno, a questo punto non so chi, prende lucciole per lanterne. Non ho voglia di tirare di scherma anche con Biuso, sebbene sia curioso di sapere come la penserebbe sui miei rilievi….

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      • dascola says:

        la Commissione può segnalare agli organi di stampa ed ai gestori dei siti internet casi di fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche, quali l’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche, richiedendo la rimozione dal web dei relativi contenuti ovvero la loro deindicizzazione dai motori di ricerca.

        Ecco la conclusione della mozione Segre copiata e incollata, virgolette escluse Leonardo. Mi dispiace ma a me non va. La commissione in sintesi è in grado di individuare i confini dell’odio e metterli all’indice della rete. Dunque niente Céline che domani pubblicherei volentieri per protesta, Bagatelle per un massacro, che in Francia Gallimard si è autocensurato;niente Apollinaire, niente De Sade. Istigazione a delinquere. Mi farebbero chiudere. Mi sanzionerebbero. Mi metterebbero sotto osservazione. Mi segnalerebbero a Metoo. Non voglio essere osservato. Per carità, la polizia osservò per anni dopo Piazza Fontana il telefono di casa mia.; da ragazzo intendo. Ma c’erano morti e bombe e il chachacha della Cia di mezzo, evviva.

        Ora per quanto acutamente condotte le tue argomentazioni non mi fanno cambiare il sentimento di fastidio che provo. Non entro nel merito della signora Segre, lei difende con qualche ragione le sue ragioni, che sono quelle di impedire il ritorno alla notte dei cristalli. E rendere il più possibile intoccabili gli ebrei. Difesa del gruppo. Ci sta. Ma non vedo i prolegomeni( in senso proprio) di notti con o senza cristalli; nel caso ripeto, c’è la polizia. E non vedo perché l’Occidente dovrebbero attenersi a quel mix deteriore di paura e vergogna che i quaccheri anglosassoni cercano di esportare nel sentire comune: non è a caso che si usa la dizione hate-speech. Io ci trovo dentro una svaligiata di padri pellegrini ed emigrati polacchi dentro. Cioè di Bibbia. E, ripeto, a mmia nun mi piaci.

        Io ho sempre sentito parlare di Juives in casa dalle amiche francesi di mia madre; e allora? Non ho mai condiviso il sentimento. Ovviamente. Ma nessuno mai ha censurato quello altrui. Tu dirai era in casa. E dunque?

        Durante il ventennio non ci fu una vera censura sullo stampa libraria. Solo non si pubblicava, così come non si facevano arrivare certi filmi. Ma dov’era il problema, chi poteva e aveva il passaporto o un canale sicuro di importazione si procurava i libri all’estero. In casa dei miei suoceri c’erano tutti i dischi di jazz e tutti il libri inglesi e francesi che volevano. Ma in libreria non si trovavano, per carità nemmeno in traduzione. Paolo Grassi aveva Die gesammelte Werke di Brecht stampate a Zurigo e comprate a Lugano e le leggeva con una pila di guardia antiaerea ad Ancona.

        Caccia alle streghe in America. Si manifestò ai primordi nei modi indicati dalla Segre.Con maggiore acredine se vogliamo, ma portò a far fallire, anche economicamente dico, centinaia di brave persone del cinema e che non pensavano il sistema americano il migliore dei sistemi del mondo e che anzi avrebbero visto con qualche soddisfazione il suo abbattimento. Ma Dalton Trumbo si suicidò per la persecuzione subita. Altri rinnegarono gli amici, Gary Cooper, altri tacquero o bisbigliarono, Henry Fonda. Fu il fenomeno più eclatante di inquisizione del XX secolo. Dopo quello nazista ovviamente e il controllo di Stalin su letteratura e arte. Parlare male di Beria ti portava dritto alla Liubianka.

        Non dico di non sbagliare io, il dubbio di avere il sentimento sbagliato, a non essere scemi è sano, ma a me quella chiusa della mozione Segre fa tremare, a me proprio personalmente di persona, e vi scorgo di fatto il prodromo di nuove cacce grosse; il fascismo antropologico che serpeggia per l’Europa aiuterà. Per ora non cambio opinione. Abbracci.

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  7. Leonardo Taschera says:

    Mi sarei comunque divertito di più se fosse stato un incontro di scherma… Immagino la soddisfazione di D’Artagnan quando in “Vingt ans après” in un incontro di scherma con Raoul, il figlio di Athos, il ragazzo viene “boutonné vingt fois en pleine poitrine” contro qualche scalfittura alle braccia del moschettiere….

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    • dascola says:

      Ah voilà allora vuoi fare tu il D’Artagnan; pensavo di riservarmi il ruolo mentre tu, in vesti di cardinale e con la mirada nazi annichilivi l’avversario con il sorriso e lo stiletto tratto dalla palandrana usata come veronica. Ladro.

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  8. Leonardo Taschera says:

    Ho letto attentamente il testo della Mozione Segre che ha dato luogo all’istituzione della Commissione parlamentare con compiti di monitoraggio, contrasto e indirizzo legislativo sul fenomeno dell’antisemitismo e, più in generale, del cosiddetto hate speech. Data la sua complessa articolazione non è questa la sede per riportarla, comunque i riferimenti che la Mozione fa a risoluzioni di organismi sia di livello nazionale che internazionale sul fenomeno sono precisi e ampiamente illustrati. A quanto risulta la Commissione non ha ( e non può avere perché ciò esulerebbe dalle competenze di qualsiasi Commissione parlamentare ) funzioni legislative e tanto meno repressive. Non mi pare quindi che la Commissione possa attentare alla libertà di pensiero, di opinione o di parola. Ma il problema che pone Pasquale a parer mio è un’altro, e molto delicata e problematica la sua soluzione. Qual’è il confine tra libertà di pensiero, espressione e parola e una propaganda atta a tradurre pensiero, espressione e parola in azione? Quanto e quando la parola può arrecare danno alle persone al pari di un’azione? Il vecchio detto recita “ne uccide più la lingua (o la penna) che la spada”, e quante volte abbiamo saputo di suicidi provocati dal cyberbullismo? In altre parole, quando la parola può essere civilmente o penalmente perseguibile al pari dell’azione che potrebbe indurre a compiere? Non ho risposte convincenti a questi interrogativi, ma il problema oggi c’è più che mai e si manifesta anche nei piccoli atti quotidiani. Il prepotente che posteggia la sua auto sul parcheggio riservato al disabile e insulta il disabile che protesta è un esempio di quanto parola e azione si influenzino a vicenda. L’arroganza verbale può essere un fertile terreno di coltura della giustificazione di comportamenti di sopraffazione. E d’altronde dal Deus vult delle Crociate all’esaltazione della violenza come metodo politico propagandato dal Popolo d’Italia di mussoliniana memoria, al Mein Kampf hitleriano agli striscioni degli ultras delle curve sud (per non parlare di Casa Pound nostrana o di A.F.D. germanica ) il nesso tra parola e azione è sempre presente. Semmai il dubbio è ( e non ho sufficienti competenze sociologiche per scioglierlo ) se pensiero, espressione, parola e azioni a loro congruenti non siano un’unica risultante di un’aura culturale, talché è difficile stabilire dove sia il nesso di reciproca casualità. Ma se così fosse, non vedo perché non segnalare come pericolosi gli aspetti verbali di quest’aura vista la retro-azione tra parola e azione. Altrimenti sarebbe come sostenere che, dato il tasso d’inquinamento atmosferico in cui viviamo, essere tabagisti o non esserlo è indifferente. E l’altro dubbio, che in me tende a divenire certezza, è che comunque una Commissione parlamentare possa avere solo funzione di testimonianza, e non certo di contrasto a una qualsivoglia aura culturale. Infine una nota a margine. Per quanto divertenti possano essere le provocazioni di Sorrentino, il cui libro mi riprometto di leggere ( ma comunque spesso la provocazione nasconde un atteggiamento tardo-adolescenziale) e a proposito del suo apprezzamento delle sfumature non dimentichiamo che “la nuit tous les chats sont gris”, dove tutto è uguale al contrario di tutto e che, in situazioni estreme, privilegiare la sfumatura sul bianco e nero può divenire un alibi per non assumere responsabilità di ordine etico-sociale…

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    • dascola says:

      Doctor mirabilis ( non è vocativo ma fa lo stesso via) ho scritto che non ho letto il testo della mozione e mi pare ben motivato e chiaro ciò che dici. Non vado a leggermi la mozione ma non ho motivi per mettere in dubbio le tue impressioni Né, se leggerai, quelle che condivido appieno dai Massimo Fini, persona che stimo e che credo onesta.
      Ecco i link:
      http://www.massimofini.it/articoli-recenti/1892-liberta-e-anche-amarsi-in-azienda
      http://www.massimofini.it/articoli-recenti/1891-pero-l-odio-non-si-puo-arrestare

      Ora come te, anche meno se vuoi, conosco il nostro paese. È plausibile che una commissione parlamentare non abbia facoltà legislativa e quindi che, come invece sono portata a pensare d’azzardo, non diventi tribunale speciale. Sì sì però è il fatto che si istituisca una commissione che a me fastidia e molto. Mi pare in altri termini che le leggi in essere, che non son poche seppur vaghe, il diritto razionale nostro è tanto vago nel distinguere e nel concedere facoltà discrezionale quanto quello anglosassone, mi pare, per il semplice meccanismo della denuncia privata, mi sembrano capaci di fronteggiare fenomeni che prendano la strada dell’atto, sia pugno o revolverata. È stato depenalizzato l’insulto ma la bestemmia hmm, e non sono rari i casi di chi si è visto aggredire dalla legge per avere levato il crocifisso dalla classe o solo perchè ha organizzato un gruppo di studio in classe su argomenti non graditi a qualcuno; la diffamazione infine, è altra cosa. Mi pare altresì che la DIGOS e la Benemerita siano in grado da sole di tenere d’occhio, se lasciate fare e non ordinate a non fare, di tenere d’occhio parole e detti potenzialmente pericolosi; anche il povero Adolfo e il Mussolini che citi, se la polizia avesse potuto intervenire e i giudici giudicare, secondo la legge e alle brutte, credo sarebbero stati fermati; anzi il Mussolini sarebbe scappato a gamba tesa se solo l’esercito avesse avuto mano libera e il Re non fosse astato una sciabola in mano agli agrari. Del resto oggi i siti sospetti, non so se tutti, persino dei pedofili sono visti, ascoltati, controllati. Questo non eviterà sempre i reati, il passaggio dal dire al fare, ma almeno costituisce una leggera barriera alla loro esecuzione. È vero peraltro che la generazione cui apparteniamo, nonostante la lieve differenza anagrafica, non solo in Italia, vide lo svilupparsi da opuscoletti di insurrezionalismo bla bla, e le BR e le varie RAF, irlandesi incluse, e un terrorismo appoggiato alla stampella di un’ideologismo scazonte. Ma a chi spara mica serve che sia sensato ciò che scrive o dice. Né che sia sproporzionato il fatto al detto. Leggerai delle sempre più frequenti risse per futili motivi, complice l’alcool forse ma non è detto. E in fondo basta un allakbar il sai, ( dove vai? All’allakbar.) Mi pare di ricordare bene che a parte i poteri straordinari conferiti a De Lorenzo ai tempi dei tempi, a parte il 41 bis e affini, mi pare dico che la Repubblica sia stata capace tuttavia di difendersi bene da degli assassini. È vero, e qui ritorna il discorso che non ho terminato, è vero che l’odio spinto al deliro di allora, i comunicati, le risoluzioni numero N, ricordi, erano affare di poche tigri arraggiate. È vero al contrario che oggi pare diffusa un’aggressività smodata nelle parole, un facile ricorso allo, sta’ zitta ( Calenda a non so chi, una, sul caso Ilva) un abuso dei vaffa, dei cazzovuoi nelle più insignificanti occasioni e anche senza l’occasione(tornatene in Libano ebreo, a Lerner in Pontida, non è del tutto italiano, a Ballottelli a Verona). C’è sì un clima diffuso di intolleranza, fastidio, aggressività gratuita ma non del tutto, offensiva… perdonami ma io credo accreditato il clima dal continuo parlarne. Vedila così: se quattro cani vanno a Predappio a ejaejalalare e nessuno ne parlasse ( la stampa americano importante non riferisce di raduni nazisti che pure esistono) mi pare che i quattro cani finirebbero da dove hanno cominciato o in osteria o in macchina e forse forse, senza annunci, nell’euforia del non sentirsi niente fuori dal loro suv si schiantano a 240 contro un meschinello che tomo tomo cacchio cacchio sta sorpassando in Yaris, un tir che va a 90. E lì ammazzano senza annunci preventivi. Né scuse. E solo il caso può far sì che li peschino.Con ciò aggiungo che a me non dispiacerebbe una rete autostradale pattugliata da volanti cattive.
      In sintesi avrai capito che non esprimo certezze ma il timore, fondato sull’esperienza del vivere in un Occidente allo sfacelo e in un paese confessionale che di tutte le confessioni più in voga e con qualche peso politico ha fatto lo scudo della principale, la vaticana, il timore che di tante erboline si faccia un bel fascio.

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      • Leonardo Taschera says:

        Forse scrivo questa replica più per amore della disputa che per quello del suo oggetto, ma tant’è, mi va di farlo. Vado nell’ordine della tua risposta. Ho letto il commento di Massimo Fini sulla vexata quaestio. Il nostro, a giudicare da quello che afferma, non si è preso la briga di commentare tutto il testo della mozione Segre, limitandosi a citare solamente la denominazione che è stata data alla commissione. Poi, con tutto il rispetto che gli si può tributare, Fini confonde, non so se per superficialità o mancanza di attenta riflessione, diverse categorie di concettualizzazione. Il razzismo o l’antisemitismo non appartengono alla categoria del sentimento quali l’odio o l’amore, ma piuttosto a quella dell’ideologia. Così come l’istigazione a qualsivoglia sentimento non è il sentimento stesso, ma quell’insieme di azioni, verbali e non, consapevolmente elaborate per indurre appunto quel dato sentimento. È quindi ovvio, e sarebbe quantomeno ingenuo pensarlo, che un qualsivoglia organismo – politico, giuridico, amministrativo, burocratico e via dicendo – sia nell’impossibilità di contrastare o, peggio, reprimere qualsivoglia sentimento. La riflessione di Fini avrebbe dovuto vertere quindi, per correttezza metodologica, sulla liceità o meno dell’istituzione di un organismo preposto al contrasto di un’ideologia, o di un insieme di ideologie, non importa se eventualmente accomunate da un sottostante concetto che chiamo, per amor di sintesi, di suprematismo. E avrebbe dovuto vertere sulla legittimità dell’istituzione di un organismo parlamentare, giocoforza espressione del relativo contesto politico, con compiti sovra-ordinati rispetto all’autorità giudiziaria. Comunque qui entriamo nel merito delle funzioni delle commissioni straordinarie che, come ho già rilevato, non hanno dirette funzioni di tipo giuridico-normativo, ma di vigilanza, controllo e indirizzo. La stessa commissione anti-mafia non ha prodotto e non produce disposti legislativi, né ha incarcerato o incarcera qualcuno. Quella appena istituita, nonché forse non servire a nulla, non potrà imbavagliare proprio nessuno: te lo immagini il povero Salvini imbavagliato e perseguitato dal Grande Fratello? Uno che è libero di reclamare pubblicamente i pieni poteri? Cerchiamo di essere seri. Comunque, appunto per essere seri, ricadiamo di nuovo nel già agitato problema del confine tra libertà di pensiero e propaganda, problema che nella nostra amichevole disputa rimane per ora sospeso. Per quanto poi sostieni tu, a proposito del fatto che sia il codice civile che quello penale prevedono precisi reati di offesa alla persona, quindi sanzionabili attraverso gli apparati di polizia e giudiziari, e che tali apparati renderebbero quindi superflua la famosa commissione, faccio presente che i detti apparati, seppure garantiti nella loro indipendenza, sono appunto sotto-ordinati rispetto alle forze parlamentari, che infatti detengono, oltre che l’esecutivo, il potere legislativo. Ed è evidente che la massima sintonia tra potere politico-istituzionale e potere giudiziario può rendere più efficace l’azione di quest’ultimo. Non a caso tu citi l’avanzata dello squadrismo fascista che sarebbe potuta tranquillamente essere fermata se gli apparati di polizia e giudiziari dell’epoca avessero applicato le sanzioni previste: di fatto ciò non avvenne, tranne che a Sarzana, per la mancanza, da parte delle istituzioni sovra-ordinate, di una volontà politica orientata al contrasto dell’ideologia nascente e, anzi, semmai collusa con essa. Infine, per quanto riguarda il presunto dilagare di un qualsiasi comportamento socialmente pericoloso a causa del coro mediatico, sempre a proposito dell’avvento del fascismo, ricordiamoci che, dal ’19 al ’22, alle più di cinquemila bastonature inflitte dagli squadristi agli avversari politici, alle centinaia di assassinii a sfondo politico, alle centinaia di sedi del partito socialista e delle camere del lavoro devastate o incendiate, pochissimo risalto diede la stampa di allora. Per ora mi fermo qui, perché il tema della discussione andrebbe ben più ampiamente sviluppato, non solo, ma per non cadere nell’errore troppo spesso indotto dalla facilità e dalla velocità della comunicazione consentita dal web. Voce dal sen fuggita…e quel che segue.

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      • dascola says:

        Ho sempre ammirato la tua lucida abilità di argomentazione, fronte alla quale sempre mi son detto, Hai solo da imparare. Il rilievo che muovi a Fini non è fuori di luogo, ma v’è da dire, lo riconosco perché lo seguo, è un po’ tipico di Fini arrivare a una sintesi che mescola i campi, ovvero li attraversa aggirando le differenze. In realtà è più emotivo di quanto voglia apparire. Almeno così a me sembra, e di sicuro a volte lascia trasparire una certa quel rabbia nel suo dire.E la rabbia o l’indignazione come si sa fan compiere salti. Mi arrendo per lo tanto al magistero del tuo procedere sul filo, invece, del tessitore. Per fare paragoni da romanzo chi ti scrive sarebbe stato D’Artagnan e tu senz’altro il Cardinale. E torno alle corte su un punto tuttavia, quello della Commissione che a mio avviso, è un modo di affrontare le questioni fuori di luogo. Non a caso oggi Amnesty International ribadisce cantando che è stato fatto un passo avanti per contrastare l’odio. Ovvero, è il mio modo di vedere, auspicare l’intervento dello Stato in una questione grave di civiltà. Mi spiego, potrei, vorrei capire se si intervenisse con urgenza sulle scuole.(Ma lì mi pare proprie sarebbe inutile, ragazzi e ragazze di tutti i colori si mescolano con eguaglianza di scioccheria e baldanza di gioventù) Forse sarebbe utile invece mandare a scuola quella signora che a una bambina di Alessandria ieri ha detto di non sedersi accanto a lei.(Non me ne voglia vostra signoria se per la signora si Alessandria la soluzione di D’Artagnan sarebbe stata un bel paio di piattonate sulla schiena alla zotica villana; questo lamenterebbe il moschettiere, il non potere dare ciò che merita a chi lo merita senza l’intervento regolatore del Re.) Per fortuna una signora lì presente ha detto il fatto suo con vivi accenti. Gli altri trasportati assenti. Ecco se posso dire qualcosa aggirando bellamente il tuo dire, è che ciò che manca totalmente fronte al sopruso, alla vigliacca cattiveria è , dall’altra parte, il bel coraggio civile. Sai quale, quello di Cuore.

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      • Leonardo Taschera says:

        Visto che la cosa mi diverte (e spero diverta anche te), che ti rifai a D’Artagnan, che mi sarebbe piaciuto praticare la scherma, e che posso solo praticarla in astratto, attraverso la schermaglia verbale, replico un’altra volta. D’Artagnan è, nella realtà romanzesca e nell’immaginario collettivo, un uomo di spada e Massimo Fini, nella realtà attuale, un uomo di penna. L’abilità dello spadaccino è dovuta, oltre che al dominio della tecnica, alla capacità di dominio della vis necessaria al combattimento (rabbia, collera, sdegno, aggressività e via dicendo) in funzione del suo incanalamento nelle regole della tecnica, che non solo ne risulta vivificata, ma arricchita di nuove soluzioni, le quali comunque allargano l’insieme delle regole di riferimento senza contraddirle. Per l’uomo di penna vale (e non ho l’umiltà di dire “secondo me”) lo stesso principio. Nel momento che un qualsivoglia sentimento gli fa perdere il controllo della propria abilità dialettica al punto da confondere categorie diverse di concettualizzazione, il risultato non è affatto una sintesi ma un confuso pasticcio metodologico. Con una aggravante. Lo spadaccino risponde a sé e al suo avversario, l’uomo di penna – per giunta con ambizioni di maître à penser – risponde al pubblico cui si rivolge e, attraverso le affermazioni risultanti dal detto pasticcio, lo induce in errore rivelandosi quindi un cattivo maestro. Oltre a tutto nel caso specifico il nostro non è un ragazzino (come lo era D’Artagnan) ma un navigato giornalista con cinquant’anni di carriera alle spalle. Quanto poi alla legittimità di intervento dello stato nella materia di cui discutiamo, mettiamoci d’accordo. Intanto, in un sistema di governo democratico di tipo rappresentativo che – come è onninamente noto – pur non piacendo così com’è, è pur sempre il meno peggiore dei sistemi fin qui sperimentati, lo stato è un’entità espressione dei suoi cittadini, pur con tutte le ovvie, e spesso inaccettabili, gradazioni di incompleta rappresentatività dei cittadini stessi. E, in un sistema di governo a democrazia rappresentativa, il cittadino delega allo stato l’esercizio della forza coercitiva attraverso l’applicazione delle leggi che le sue articolazioni istituzionali sono chiamate a far rispettare. Altrimenti, la piattonata che tu auspichi un novello D’Artagnan possa infliggere alla madamina schifiltosa dubito sia espressione di coraggio civile ma piuttosto una scivolata verso il ritorno al farsi giustizia da sé e di conseguenza alla legge del più forte. E d’altronde tu stesso invochi la presenza di “volanti cattive” sulla rete autostradale, e un intervento nelle scuole a proposito dei problemi che la famosa commissione vuole affrontare. Ma la polizia stradale è appunto una articolazione istituzionale dello stato così come la scuola. Un ultima nota. Nell’esempio che porti circa i rapporti tra l’intenzione e l’atto (per intenderci le possibili profferte d’amore verso una ragazza) , e che, analogamente, porta anche Massimo Fini a proposito del divieto di rapporti amorosi tra dipendenti della stessa azienda, le problematiche che ne derivano riguardano rapporti interpersonali che non sono paragonabili ai rapporti tra intenzione e atto quali si ipotizza possano verificarsi nell’ambito delle ideologie di cui si discute: razzismo, antisemitismo, xenofobia e via dicendo. Nel momento in cui l’ideologia non rimane all’interno della speculazione di pensiero, ma si tramuta in propaganda politica, come ormai avviene da tempo, l’ideologia è già atto. E chi se non un’istituzione statuale può farne da argine?

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      • dascola says:

        Et à la fin de l’envoi tu touches, Scaramouche. Je me rends monsieur et Je vous serez mille fois serviteur. Chapeau.

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  9. Biuso says:

    Caro Pasquale, condivido per intero la tua apologia dell’odio. Proibirei l’odiare soltanto ai proibitori dell’odio ma a quel punto i loro sentimenti -e anche, credo, le loro intelligenze- sarebbero gravemente impoveriti. Altro infatti non credo che sappiano fare.

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    • dascola says:

      Eh caro amico, io ti ringrazio intanto per l’adesione e per l’auspicio. Le cose in realtà girano altrimenti. In parole povere, il danno del bispensiero, o meglio dell’omopensiero, si fanno sentire, serpeggiano ognidovemente. Mi pare che, noi a parte e Fini, leggilo nel suo blog, pochi si rendano conto dello sfacelo dei principi, dell’89 se vuoi e più oltre delle conquiste pagate a caro prezzo fino a non tanto tempo fa, cui stiamo andando incontro. Mi pare che si stia approntando, un mattoncino alla volta, un vasto edificio vessatorio, di Restaurazione. Tu capisci da solo che anche ciò che ho scritto potrebbe essere sanzionabile. Poi finirà a tarallucci e vino perchè spero che prevalga l’istinto e la capacità tutta italiana di dire ma llassa pèrde’. Però, però. I segnali ci sono. la Chiesa è quella di sempre. O non sarebbe chiesa. È un cancro, un’incrostazione come sulla chiglia di una nave. Per questo il nostro paese non riesce a navigare. Noi siamo vaticani anche dove non sembra. O ci si illude. Ora e sempre resistenza. Abbracci Psq

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