Porcomondo

 

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Paul Fenniak (1965) Theme Park Patron, 2014 

Capirla, a dire si guadagna l’inferno ma a non dire gliela si dà vinta alla folla della fola. Un amico fraterno, o che amico sarebbe, gli amici sostituiscono per scelta fratelli imposti dalla biologia; egli, medico preclaro e per fortuna sua in pensione, questa mane mattina presto 28 aprile 2020, framezzo a’ profumo di biscotti al cioccolato, tè e santioni e porconi ben assestati alla situazione da fantascienza qui e subito, Fase Due attacco al buonsenso, quella che ne vedrem delle belle signora mia, in cui siamo cacciati e starsene accucciati a casa prima che una beghina ti sputi in faccia la sua santa saliva, mi scrive accorato il messaggio che trasferisco qui senza correttivi…

Ho passato la mia vita in mezzo alle malattie peggiori (rilevate e non), pungendomi con aghi, tagliandomi con vetri, toccando l’ignoto. Non sono morto, né mi sono ammalato. Quando creperò non sarà per ignoranza della prevenzione e della profilassi. Così facciano gli altri. Due dita dal cul

ma egli non ha citato, niente distrazione omissione ritenzione, ce lo siamo detto in camera di carità, la perenne virulenza, tira e mola mola e tira del peggiore di tutti i virus, il superstitio stupidis, allevato in vitrio dalla più infettiva delle organizzazioni parassitarie del mondo, la chiesa cattolica. Dicono che il papa non faccia sillaba sulle risoluzioni di questo volonteroso e sballottato governo; per forza, ha le sue guardie del cardinale cui lascia il lavoro sporco di infettare, irorare il paese di scemenza… Ahhhprire tutto e subito, certo lori intendono le le porte al capitale e le gambe alle figliole, che ne sono la diretta premessa e conseguenza e cui l’astinenza di due mesi ha creato gravi disagi all’umettazione vulvare, pensano lori che la fimmina sia carente, pensano invidiosa sempre, e sono lori poverelli de la gesa, ma non sanno ch’elle sono state per secoli così accorte da arrangiarsi da sé e con maggiore soddisfazione, senza l’inutile fardello sulla pancia prima e della pancia poi, ma cu è ‘stu congiuntu, si domandano tutti in deficienza di congiuntivi, capace che la la Lega del chimmenfrega dei ‘L’g’b’t, sì tutta una lega della bega, si infuri perché si discriminano i termini della congiunzione; levata di scudi delle travestite lungo lungo i muri des Monumentalen Friedhof – Mailand, congiunte, molti santipadri lacaniani hanno il loro buco che caresce ma chi sa più che cos’è una congiunzione bella ed asettica, e, ma, se, che. Chissà come le chiamano le maestre allevate, tutte, anche quelle che non ci sono state ( nel senso di cui ante) all’università cattolica; comunioni, forse, segni di pace. Pece, pucciano i diti in miliardi di vibrioni e lo chiamano acqua santa. Inghiottono lostia che le brusi le intesticola. Ma lo sai come si chiama chi sente la voce e vede la luce, ohibò, schizofrenico, tutto certificato dal Merck manual, MDS. Paolo a Tarso TSO. Insomma il pope doce doce e la CEIha Ceiha ullalà fa voci e dice duce al duce. Ora c’è solo da avere ma solo un poco di immaginazione, serve mica Cassandra a confermare, se non sopravviene la reattività dei vermi agli stimoli esterni e contiene i fedeli tutti a casa, ah lo vedrai, chiese e magazzini di pii automonoerotismi, draghi cinesi di auto in corona vairus, fornai che sputazzano sul pane da spezzare, ultime cene ovunque, condomini di ultime cene, assembramenti, verminai, tutti per uno uno per tutti, tutti a respirare scaracchiumi, l’uomo umano è un virus, implantologia virale, vivano tigri, gatti e canguri, capirla questa, o allora cataste di banchi da chiesa e cadaveri in posa, tutti strangolati, da vedere, cianotici, tapestries di alveoli necrotici, lo spirito santo serve mica a rianimare, metodo marzabotto, un’indicazione metodolgica mica di più, dar fuoco a tutto, vroumm, e come in tutti i disastri ma ci saranno quelli che guadagnano, fabbricanti di lanciafiamme industriali semoventi, fuoco greco magnum a kerosene avio, tanto gli aerei sono a terra, napalm, vuuum, frum frum, elicotteri walchirion, sprayers di ipoclorition. Mi piace il profumo del napalm al mattino, dice il colonnello Kilgore/Robert Duvall, I love the smell of napalm in the morning, in Apocalypse now. Mai titolo fu più attuale. I love, love love. L’arte vede lungo. La politica è in corto. Come scrive Gottfried Benn, una cantonata greca. E ancora (Romanzo del Fenotipo, Adelphi pag 45), citando Pascal, cattolico per opportunità –1623-1662 eh, altrimenti la chiesa la sua specialità è l’asado, anche adesso mica credere – Tutte le sofferenze dell’uomo conseguono dalla sua incapacità a restarsene tranquillo nella propria stanza. Stateci, altro che alzati e cammina. Porcomondo.

https://www.youtube.com/watch?v=nx5N-4JvVyk

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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2 Responses to Porcomondo

  1. Biuso says:

    Caro Pasquale, io sono contento che i vescovi italiani si stiano svegliando e rivendichino giustamente il diritto ai loro riti. Vorrei vedere le chiese cattoliche vuote, certo, ma non per l’imposizione di un governo, di un Conte, di un virologo buried e dei suoi colleghi che senza il virus sparirebbero dalla televisione e dai giornali.
    Nessuno impedisce a chi lo desidera di starsene ben serrato nella stanza pascaliana -che è concetto molto più sottile della chiusura da Covid19- ma nessuno può impedire ad altri di uscire, di gustare lo spazio e la luce.

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    • dascola says:

      Mah; non sono d’accordo Alberto; uno è libero di farsi una passiata al molo di Vigata ma non se c’è un epidemia; non è una novità di quest’anno, ma igiene e profilassi da tempo. Ai miei, che sono vecchissimo, bisognava denunciare il morbillo e la scarlattina all’Ufficio di igiene; allora venivano uomini in tuta e disinfettavano tutta la casa, facevano mettere da parti i piatti per i bambini etc. Uno è libero di tuffare le mani in un flemmone, crepi, ma non di infilarle poi nella vagina di una partoriente o nel mio naso. Starsene a casa di Pas(cu)al è libertà che non provoca danni alveolari. La televisione distorce in chiave emotiva i fatti per venderli come spettacolo. Ma non li può creare. Non può creare bombardamenti a Gaza, catastrofi a Manila. Poi basta non guardarla. Anche tuttavia guardare la televisione è un diritto. Jedes Tierchen hat sein Pläsierchen. Purchè non nuocia. Uno ha il diritto di negare un’emergenza, o la portata o la natura di un evento collettivo, Don Ferrante per esempio avrebbe obbiettato anche sul corona virus. Non mi pare di dire cose nuove. Come dice un adagio del Buddha, All’uomo che affoga non importa chi sia a lanciargli una corda. Quanto ai vescovi devono capirsi, se sono sudditi del papa o cittadini della Repubblica e basta. p.s. paraltro il papa oggi ha esortato a obbedire. Lui ha contatti molto in alto che gli devono avere detto cose.

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