The Return, 1950 – Stephen Greene (1918-1999)
Farla breve. Ricordo molto bene il mio primo e tutti i successivi sentimenti di noia e frustrazione di ritorno dalla Francia – di depressione, ma ancora la parola non mi era chiara – , e al varcare la frontiera con la Svizzera; la Svizzera costituiva solo una dilazione dei cento passi sul miglio verde che ci avrebbe riportati in Italia. Non eravamo emigranti o da emigranti di lusso capivamo poco ma immagino che un calabrese, dopo la Germania, il Belgio o icche è al paese non avesse che poca voglia di tornare. A far cosa?
Già sotto il tunnel del Sempione mi sembrava che il treno si mutasse in tradotta. Una tradotta per poveri di spirito, uni, cattolici – loro –, provinciali, filistei, proni. Contrari all’aborto perchè inconsapevolmente consapevoli di esserlo. La stessa sensazione anni e anni dopo sulla vera tradotta che mi portava a Udine, al mio battaglione del Genio – no dico, è ovvio – 104° Torre di Remanzacco. Rispetto alla vita autoproclamata civile, con le sue ingordige, la sua microbiologia pullulante, il suo distacco dal resto del mondo la Francia in generale, e Parigi nello specifico, sapeva allora di libertà dal bisogno di mentire, di arrangiarsi, di infurbirsi. Sapeva di bagaglio leggero. Chi stava con me in compartimento non sembrava condividere il mio disagio a dover smettere di parlare il francese, in favore di quell’argot multidialettale, oggi multimediale, che costituiva l’italiano dei più. L’italiano pezzente senza pezze. L’italiano gratta e vinci. L’itagliano.
Ma non avevo letto Flaiano che nel 1950 al ritorno da una viaggio simile, con un unico nodo di stringhe scrive, Triste ritorno in Italia, che appare un paese di giocatori di totocalcio. Squallore. Da Ventimiglia a Genova grassa signora che chiede un passaggio. Forse vuol fare una marchetta. La lascio in un caffè di Genova, dopo aver preso un panino. Ennio Flaiano – Diario degli errori , 26, pag 19 – Adelphi.
Et voilà chères dames et messieurs l’Italia vintage del 1950, di oggi
Non credo che leverò la mascherina anche se me lo diranno. Non voglio respirare l’alito dei microbi. Unica fortuna, Amazon a permettere di andare lontano.
Si battone per l’Idea, non avendone – Ennio Flaiano – Diario degli errori , 29, pag 19 – Adelphi.
1. La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica.
2. È ugualmente assicurata la reciproca libertà di comunicazione e di corrispondenza fra la Santa Sede, la Conferenza Episcopale Italiana, le Conferenze Episcopali regionali, i Vescovi, il clero e i fedeli, cosi come la libertà di pubblicazione e diffusione degli atti e documenti relativi alla missione della Chiesa.
3. È garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
4. La Repubblica italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità.
Il testo riportato è quello dell’Art. 2 del Concordato tra Stato italiano e Vaticano del 1984 che ribadisce, anche se in forma diversa, i contenuti dell’Art. 2 del Concordato tra Stato italiano e Vaticano del 1929. Il Comma 3 è in evidente conflitto con il ddl Zan in quanto qualsiasi persona, compresi gli appartenenti al personale ecclesiastico, faccia propaganda sulla fondatezza c: attolico-morale del legame matrimoniale eterosessuale può, secondo il ddl in questione, venire incriminato. Quindi il problema è il Concordato, bellezza. Trovo sconfortante che tale trattato esista ancora e che, anzi, sia stato rinnovato nel 1984 sotto la Presidenza Craxi. D’altronde Craxi è stato l’iniziatore di quel processo che ha portato a poco a poco la sinistra e poi il centro-sinistra a prendere il posto della Democrazia Cristiana. Quindi, nessuna meraviglia. Vedremo cosa produrrà il sorriso di Draghi….,ma credo che si ispirerà al famoso motto del Conte Zio: …troncare e sopire, padre molto reverendo…
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Impeccabile ma… triste appunto. L’Italia è un paese triste, non fosse il paese delle meraviglie che tutto si perdona appunto come la chiesa( minuscolo)
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