Circa il commento in calce al post con l’intervista a Maria Serra da Le Figaro di ieri, Venerdi 29 luglio, pubblico qui un colorario.
Ho letto il curriculum di questo Fracassi , che non conosco ma che come ex direttore di Sport illustrato e una serie di pamphlet, alla Peter Kolosimo direi a giudicare dalla copertine, non mi pare stia alla pari con una politologa, Maria Ressa, che egualmente non conosco, ma che per un Premio Nobel, un curriculum umano, accademico e istituzionale piuttosto pingue e da ultimo per il riguardo di una testata internazionale sono convinto pesi sulla bilancia di Brenno più della sua spada. Quanto alla questione della sventurata no vax, no comment. Durante un’epidemia mi pare che uno non abbia diritto a nessun tipo di obiezione circa le provvidenze da adottare. In entrambi i casi la convinzione di avere, come si dice, di aver mangiato la merda del mago e quindi di saperla più lunga assai dell’universo mondo e della stampa internazionale non fa di un Don Ferrante esperto di checché, nonostante il diritto democratico di dire la sua, dal fornaio, dal barbiere, al bar sotto casa e morire. Va bene, certamente è democratico ma non oltre. Con ciò, punto.
«.. Il pane verrà a buon mercato ; ma vi metteranno il tossico per fare morire la povera gente come mosche. Già lo dicono che siamo troppi ; l’hanno detto nella giunta ; e lo so di certo, per averlo inteso io con questo orecchi da una mia comare , che è amica di un parente , d’un guattaro d’uno di quei signori.»
Alessandro Manzoni, I promessi Sposi (1827) cap. XII parte prima, pag 23_ Il forno delle grucce – V. Batelli e figli – Firenze MDCCCXXIX
ecco perché sei andato a Lecco…
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Ma sai si trattava di andare in un posto dove sopravvivere ai costi di Milano e avere tanta acqua a disposizione. Il prossimo trasloco sarà, mi ripeto, per le Azzorre o le Canarie.
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mi riferivo al Manzoni…
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L’ho inteso l’ho inteso: in effetti sono un lettore ossessivo dei Promessi Sposi. 24 volte con questa in corso dell’edizione ventisettana; molto interessante soprattutto dal punto di vista linguistico, scrive in fiorentino di primi ottocentto che anch’io talvolta ho delle difficoltà a leggere. E da quello strutturale. Tagliò un sacco, si fece cioè un editing rigoroso a dispetto della bontà del contenuto. Un bravo. NOn so se lo sai ma per l’edizione illustrata AM stilò una sosrta di breviario per l’illustratore e lo stampatore, breviario in possesso della braidense. In esso AM precisa e che illustrazioni mettere e come devono essere nel testo, dal punto di vista grafico; fece insomma il grafico e l’art director. Un po’ come Verdi fu rigoroso con l’Aida nell’indicare la regia. Ma non esistono più persone così. In sintesi AM pensò che le illustrazioni dovessero un compendio visivo al testo per guidarne la lettura.
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