Mi spiace non replicare ad ogni singolo amico – non se ne abbia ammàle – che ha voluto lanciare qui un commento alla modesta quanto paradossale proposta di ieri (paradossale mica è detto, vero Taschera?) in Dieci orsi per ogni rànne’ ; in tutta sincerità mi pare più opportuno postillare all at once i copiosi, almeno per questo modesto blog, quanto assai graditi interventi.
Intanto segnalo i capitoli della Genesi 1, 24-28 e 2 ,19-20 della Bibbia luterana in mio possesso per avvalorare l’orticaria che mi produce il suprematismo antropico asserito da quel testo, a prescindere dai dubbi interpretativi che nei saeculasaeculorum stanno alla base non solo di ogni traduzione ma in particolare, mi fu in anni tiepidi più volte spiegato dal mio maestro dr. Lax, semita e conoscitore degli idiomi complessi quanto ondivaghi del medio oriente, di ogni riversamento da quelli nelle nostre lingue razionali – razionali è una definizione di comodo che uso me da me medesimo per non scomodare nessun De Saussure –; del resto e spostandosi in Europa, chi come alcuni tra noi per un po’ abbia frequentato un medio testo greco sa bene fino a che punto la frase Platone si strinse nelle spalle può voler dire tanto questo quanto Platone indossò il mantello. Quelli che mi leggono sanno fin dove e oltre ami il paradosso, rivelatore di autentico; oso dire di vero.
Fatta l’ouverture salto dritto al finale atto terzo per segnalare l’ANSA delle notte appena passata: è stata siglata da un tal Fugatti la sentenza di morte per l’orsa Mj5, perché ritenuta responsabile della morte del corridor cortese re della strada re della foresta. Responsabile l’orsa di omicidio dunque senza quei dubbi interpretativi che responsabile comporta nella lingua qui dello Zingarelli. Mi scuso ora con i dottori per l’appropriazione indebita di virtù diagnostiche ma, per competente competenza, almeno l’amico Taschera sarà invece d’accordo con me nel dire che la sentenza di morte non desta perplessità cliniche circa la sua pertinenza: siamo in area psichiatrica. E non ho altro da aggiungere circa un fatto alla fine dei conti minore rispetto agli assassini quotidiani compiuti da parte dei bipedi nel dubbio di irresponsabilità. Amen e tanti saluti a sòreta.
Signor Presidente, Signori della Corte, Signori della giuria, siete chiamati ad emettere un verdetto di colpevolezza o di innocenza nei confronti della mia cliente, un’orsa denominata Jj4, accusata di aver aggredito e ucciso un escursionista, il Sig. Andrea Papi, intento a svolgere la sua pratica di running nel territorio onninamente noto come abitualmente frequentato dalla specie Ursidae, a cui appartiene la mia cliente. Non possiamo sapere come si siano svolti i fatti in quanto la mia cliente non ha il dono della parola e l’aggredito è, purtroppo, deceduto. Però possiamo affermare, al di là di ogni ragionevole dubbio, sulla base dei rilievi effettuati sul luogo dell’accaduto e della conoscenza delle abitudini di difesa e attacco degli individui di sesso femminile della specie di cui sopra, che la mia cliente, vedendo correre contro i suoi cuccioli un esemplare della specie Homo Sapiens, armato di bastone, specie a sua volta onninamente nota per la sua pericolosità in quanto a sistematica distruzione dell’ecosistema in cui vive e a sistematica predazione degli esseri viventi – vegetali o animali – di esso ecosistema fino all’estinzione di numerosissime specie animali e al rischio di estinzione di altre altrettanto numerose, la mia cliente, ripeto, madre premurosa e a buon diritto gelosa custode dell’incolumità e della vita dei suoi figli, ha reagito come ci si aspetta che ogni madre reagisca. Quale madre appartenente alla specie Homo Sapiens, non avrebbe difeso la sua prole anche a costo della vita, non solo propria, ma altrui? D’altronde che l’individuo femminile appartenente alla specie Ursidae sia noto come strenuo e temibile difensore della propria prole è noto dai tempi dei tempi. Mi sia concessa una citazione dal componimento di un poeta, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, Carlo Porta:
On’orsa, come disen i poetta,
Che la se veda toe da on cacciador,
O ferì, on orsettin sott a la tetta,
No la va in tanta rabbia, in tal furor
Come la sustrissima a vedè
Don Malacchia con in aria el pè!
Questa significativa similitudine la dice lunga sull’antica conoscenza delle abitudini di difesa e attacco dell’individuo di sesso femminile appartenente alla specie Ursidae. O noi vogliamo credere che il compianto Andrea Papi sia stato aggredito da un feroce orso predatore, quale viene descritto da Marjorie Kinnan Rawling, nel suo romanzo “Il cucciolo”, che narra, tra l’altro, di un povero agricoltore, la cui fattoria si trova ai bordi di una foresta della Florida nel 1870 e che deve difendere il suo magro allevamento – una mucca, qualche pecora, qualche gallina – dalle incursioni della bestia soprannominata Brigante? Ma via! Offenderei la vostra intelligenza se ritenessi per un solo istante che voi possiate credere a una simile situazione. Sta però di fatto che un individuo della specie Homo Sapiens è stato ucciso dalla mia cliente. E la si vuole punire, ma per quale reato? Per essersi comportata da madre – non dimentichiamolo, Signori, da madre! – quale la sua natura la obbliga a fare? Piuttosto domandiamoci quali sono le responsabilità a monte. Il territorio dove si è verificato il fatto è densamente antropizzato, in linea con la millenaria tendenza dell’Homo Sapiens ad espandere la sua presenza dovunque ed in qualsiasi modo. Per placare tardivamente i sensi di colpa dovuti allo sterminio dell’orso autoctono e per darci improvvisamente una veste di difensori degli ecosistemi – forse anche con la non confessata speranza che la presenza degli orsi in Trentino potesse essere un incentivo al turismo – abbiamo realizzato il progetto “life ursus” finanziato dalla UE, importando dieci orsi dalla Slovenia tra il 1999 e il 2002. È ovvio che gli orsi si siano moltiplicati. Quali misure sono state adottate per consentire una convivenza pacifica tra l’orso e l’Homo Sapiens? Quali informazioni sono state date ai turisti circa la presenza e la quantità degli orsi nel territorio? Quali i suggerimenti circa il comportamento da tenere in caso di incontri? Per concludere, Signor Presidente, Signori della Corte e Signori della Giuria, in prima istanza chiedo l’assoluzione della mia cliente in quanto ha agito per la legittima difesa della sua prole, e in seconda istanza, qualora la mia richiesta non venisse accolta, chiedo la chiamata di correo nei confronti del Presidente della Regione e dei responsabili della gestione del territorio.
LikeLike
Ma siamo sicuri che trattasi di patologia psichiatrica e non semplice situazione di indole naturale dell’animale, che ha manifestato un segnale di allarme nel vedere minacciati i propri piccoli??? L’animale, qualunque sia, si sarebbe comportato nello stesso modo, non avendo altri modi per segnalare e difendersi da un pericolo.
Ricordiamoci anche di molti cani, specie i pitt-bull che si comportano in modo similare e forse anche peggio.
Sfortunatamente la storia potrebbe essere questa: l’uomo ha creduto di rendere “umano” l’animale, ma quando si è accorto che ciò era impossibile, l’uomo è diventato simile all’animale.
Ad majora
LikeLike
Non mi sono capito Alessandro: psichiatrico è il dire e fare umano, travestito da autorità.
LikeLike