Commento di Leonardo Taschera al post di oggi

Senz’altro mi permetto di pubblicare l’ardita requisitoria di Leonardo Taschera in difesa dell’orsa Jj4, mi associo alla richiesta di chiamata a correo del Presidente della Regione TAA, chiamo i lettori a prendere partito e rifletto su possibili altre azioni.

Ai commentatori del post dieci orsi per ogni ranne’

Signor Presidente, Signori della Corte, Signori della giuria, siete chiamati ad emettere un verdetto di colpevolezza o di innocenza nei confronti della mia cliente, un’orsa denominata Jj4, accusata di aver aggredito e ucciso un escursionista, il Sig. Andrea Papi, intento a svolgere la sua pratica di running nel territorio onninamente noto come abitualmente frequentato dalla specie Ursidae, a cui appartiene la mia cliente. Non possiamo sapere come si siano svolti i fatti in quanto la mia cliente non ha il dono della parola e l’aggredito è, purtroppo, deceduto. Però possiamo affermare, al di là di ogni ragionevole dubbio, sulla base dei rilievi effettuati sul luogo dell’accaduto e della conoscenza delle abitudini di difesa e attacco degli individui di sesso femminile della specie di cui sopra, che la mia cliente, vedendo correre contro i suoi cuccioli un esemplare della specie Homo Sapiens, armato di bastone, specie a sua volta onninamente nota per la sua pericolosità in quanto a sistematica distruzione dell’ecosistema in cui vive e a sistematica predazione degli esseri viventi – vegetali o animali – di esso ecosistema fino all’estinzione di numerosissime specie animali e al rischio di estinzione di altre altrettanto numerose, la mia cliente, ripeto, madre premurosa e a buon diritto gelosa custode dell’incolumità e della vita dei suoi figli, ha reagito come ci si aspetta che ogni madre reagisca. Quale madre appartenente alla specie Homo Sapiens, non avrebbe difeso la sua prole anche a costo della vita, non solo propria, ma altrui? D’altronde che l’individuo femminile appartenente alla specie Ursidae sia noto come strenuo e temibile difensore della propria prole è noto dai tempi dei tempi. Mi sia concessa una citazione dal componimento di un poeta, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, Carlo Porta:
On’orsa, come disen i poetta,
Che la se veda toe da on cacciador,
O ferì, on orsettin sott a la tetta,
No la va in tanta rabbia, in tal furor
Come la sustrissima a vedè
Don Malacchia con in aria el pè!

Questa significativa similitudine la dice lunga sull’antica conoscenza delle abitudini di difesa e attacco dell’individuo di sesso femminile appartenente alla specie Ursidae. O noi vogliamo credere che il compianto Andrea Papi sia stato aggredito da un feroce orso predatore, quale viene descritto da Marjorie Kinnan Rawling, nel suo romanzo “Il cucciolo”, che narra, tra l’altro, di un povero agricoltore, la cui fattoria si trova ai bordi di una foresta della Florida nel 1870 e che deve difendere il suo magro allevamento – una mucca, qualche pecora, qualche gallina – dalle incursioni della bestia soprannominata Brigante? Ma via! Offenderei la vostra intelligenza se ritenessi per un solo istante che voi possiate credere a una simile situazione. Sta però di fatto che un individuo della specie Homo Sapiens è stato ucciso dalla mia cliente. E la si vuole punire, ma per quale reato? Per essersi comportata da madre – non dimentichiamolo, Signori, da madre! – quale la sua natura la obbliga a fare? Piuttosto domandiamoci quali sono le responsabilità a monte. Il territorio dove si è verificato il fatto è densamente antropizzato, in linea con la millenaria tendenza dell’Homo Sapiens ad espandere la sua presenza dovunque ed in qualsiasi modo. Per placare tardivamente i sensi di colpa dovuti allo sterminio dell’orso autoctono e per darci improvvisamente una veste di difensori degli ecosistemi – forse anche con la non confessata speranza che la presenza degli orsi in Trentino potesse essere un incentivo al turismo – abbiamo realizzato il progetto “life ursus” finanziato dalla UE, importando dieci orsi dalla Slovenia tra il 1999 e il 2002. È ovvio che gli orsi si siano moltiplicati. Quali misure sono state adottate per consentire una convivenza pacifica tra l’orso e l’Homo Sapiens? Quali informazioni sono state date ai turisti circa la presenza e la quantità degli orsi nel territorio? Quali i suggerimenti circa il comportamento da tenere in caso di incontri? Per concludere, Signor Presidente, Signori della Corte e Signori della Giuria, in prima istanza chiedo l’assoluzione della mia cliente in quanto ha agito per la legittima difesa della sua prole, e in seconda istanza, qualora la mia richiesta non venisse accolta, chiedo la chiamata di correo nei confronti del Presidente della Regione e dei responsabili della gestione del territorio.

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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4 Responses to Commento di Leonardo Taschera al post di oggi

  1. Paolo Prato says:

    Orsi, cinghiali, pesci siluro, persici trota (black bass), trote senza persico, caprioli, mufloni, coregoni/lavarelli, astori, in natura e albanesi, romene, moldove, nigeriane sulle camionali (sostituzione etnica?) . Mi pare tutto lo stesso minestrone, ben lontano da un qualunque riferimento all’ospitalità italica. Profitto, profitto, profitto: nella migliore e più che minoritaria delle ipotesi con un occhio al “turismo intelligente” (bè, ci sono pure le bombe così). Intelligente de ‘sto par de ciùfoli. Cordialità.

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  2. azsumusic says:

    Alla fine delle parole enunciate dal Pubblico Ministero, dalla platea si alzò un solo urlo:

    – Al rogo!

    Seguì un attimo di silenzio.
    Poi, d’un tratto, prese coraggio un certo rumore, come di soffritto, tanto che si iniziarono a sentire dei “si…eh…direi…giusto…ha ragione…vero…” sul pianissimo.
    A un certo punto, questo soffritto diventò più una bollitura e quel che prima fu un caso isolato, diventò un contrappunto:

    – Bruciatela!
    – E’ un mostro!

    E ancora:

    – Sulla forca!
    – Toglietela di mezzo!
    – La faccio fuori io!
    – I miei figli, ho paura!
    – Ammazzatela!
    – Fate giustizia!
    – Si è azzannata tutte le mie galline!
    – Non voglio più trovarmela sotto casa, vi prego!
    – Fuori dai piedi!
    – Ci ha distrutto la vita!
    – Buttatela giù dal monte!
    – Ha provato ad attaccare il mio Tobia!
    – Maledetta!

    La giuria popolare, che parte di quella platea era, sebbene portasse compassione per la bestia, forse più che per l’accoppato, non potè non provare un certo gusto, quello di sentirsi parte di quella folla.

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  3. Françoise Ogéas says:

    Giustissimo. Un caro saluto.

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