In questo paese di ingrugniti che dettano legge e con successo perché l’arena cui si rivolgono è ingrugnita quanto e più di loro e perciò fa voti, ieri sera uno spritz di avventura e di arte: Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti ( qui a Lecco, città ingrugnita, al cinema Nuovo Aquilone che va detto del nuovo e dell’aquilone si fa paladino per virtù del suo promotore (don) Davide Milani, coltissimo cinefilo).
Io come sai non faccio il critico tanto che solo la parola mi annoia. Sono di fatto un guardone, sai quanti film ho visto per televisione con mia moglie durante la pandemia, punto di domanda, fai il conto due a volte tre al giorno per quanti giorni, 700 (?) Bon fa 1400 uno più uno meno. Porcherie spessissimo, remake dei remake di soggetti di cui noi anziani scommettevamo a prevedere ( mia moglie è più brava perchè è più critica e annoiata alle volte di me che, dico io, guardo le figure) il prossimo passo, la prossima inquadratura, il prossimo intervento musicale; senza mai perdere. Del resto il cinema oggi è così, un’industria che fa gioire i suoi padroni, le grandi società di affari, solo al constatare gli incassi ( in oltre 190 paesi-Nanni Moretti in op.cit.) Nel film di oggi dietro la pellicola non si percepisce o è raro percepire la gioia di chi lo fa, solo un bieco nulla che piace ai grugni. Me ne intendo e so di che parlo (da tutta la vita lavoro in arte, non mi conosce né riconosce nessuno tranne talvolta lo specchio, sì): il mestiere d’arte, il cinema nel caso, che non è il divertimento ( né l’intrattenimento) di cui gli stolti fanno e accettano la vulgata, è il gioco serissimo dei bimbi più belli, un’effervescente fontana di talenti ( nel film messi nell’inquadratura e non estromessi) di idee, di invenzione, di meraviglia: è del poeta il fin la meraviglia chi non sa far stupir vada alla striglia (G.B.Marino 1569-1625).
Questo compito di stupire è proprio dell’arte. L’arte o sorprende o non c’è, pensa a Morricone, per capirti. Bono. Tutto questo per dire appunto che il film di Moretti è una fontana delle meraviglie: lo stop al collega per dissertare sull’etica del mostrare o no la violenza con allegata telefonata a Scorsese deviata dalla segreteria telefonica, la danza derviscia improvvisata sul set, lo psicoanalista che confessa i suoi vuoti di memoria. Questo per significare oltretutto che il film è un film che non c’è, non sappiamo se ha un soggetto, una trama; è un cubo di Rubik, per usare una metafora, che non ha voglia di manifestarsi in una figurazione ortodossa (prendendo il film le mosse dall’anno delle rivolta antisovietica di Budapest la parola ci sta) ma che si scompone e ricompone su sempre nuovi e appunto sorprendenti e paradossali pattern. Guarda che cos’è la scena d’amore in cui Moretti, in coda accanto all’auto di una coppia in lite, suggerisce a lei che le ripete le battute di un litigio. Da schiantarsi per terra. Eppure il film specie per gli anziani non muove che a considerazioni come quelle di apertura qui; ma… [e fino allo sberleffo (o rebus a chiave) finale [che vabbè, una coppia di quarantenni lecchesi dietro di me non ha per niente inteso e sbuffava (ma chissenefrega, lasciali al loro Il fatto Quotidiano, testata ignrugnita di ignrugniti che ha stroncato il film, al loro Netflix, altra scena nel film da ribaltarsi, ma loro, i due lecchesi figurati se capiscono, muti come marmotte con la stitichezza)]… ma, ma, ma, ma come scrisse Nietzsche, cui il film sarebbe piaciuto e tanto, con il cuore che è una fontana zampillante. Di poeta.
IL POETA E LA MERAVIGLIA
Vuo’ dar una mentita per la gola
a qualunque uomo ardisca d’affermare
che il Murtola non sa ben poetare,
e c’ha bisogno di tornare a scuola.
E mi viene una stizza mariola,
quando sento ch’alcun lo vuol biasmare;
perché nessuno fa meravigliare,
come fa egli, in ogni sua parola.
È del poeta il fin la meraviglia
(parlo de l’eccellente e non del goffo):
chi non sa far stupir, vada alla striglia!
Io mai non leggo il Cavolo e ’l Carcioffo,
che non inarchi per stupor le ciglia,
com’esser possa un uom tanto gaglioffo.
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La coppia dei lecchesi si merita i cinepanettoni!
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Non so che si merita, non lo so
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