Cento di questi Aprili

Conosco assai bene l’esercizio retorico intorno al 25 aprile, esercizio che non ha fatto perdere un etto di peso alla retorica stessa. 71 anni il D’Ascola e, lo sai, rallevato a pane, venticinquiaprili e guarda che cosa indossavano i prigionieri nei campi, ho visto l’esplosione di retorica marxista, maoista, ista pista sista nel ’68; ma il ’68 ha avuto un pregio, fuor di retorica, di sbrigliare certi cavalli dalle lor poste, di portare attenzione davvero a cose antifasciste: in generale un’attenzione a questioni autentiche come quella della repressione femminile, in particolare la legge 194, il divorzio, la pillola per tutte, oggi gratuita e che tanto prurito anale provoca ai movimenti vitaminici dell’ultracattolicismo, epifenomeni di un fascismo inveterato, e nella chiesa cattolica, pensa a CL, e all’interno della borghesia italiana, specie la piccola, la miope, la del tinello maròn, passata spessissimo dalla sezione Agramsci del PCI a sostenere Lega e FDI contro i negri che ci portano via il lavoro … che non vogliamo fare o che ci piace fare grazie a un privilegio… siamo o non siamo tachsisti a Milano e spiaggiatori cortesi da Milano Marittima a Capoliveri ?

Sempre per questioni anagrafiche ricordo, da piccino e da un po’ più grandino, i discorsi dentro le famiglie borghesi, quelle patinate di certi miei compagni di scuola; ricordo un noto commerciante di tessuti, il signor A., ricchissimo mi pareva, megappartamento su due livelli a Milano e villa in Brianza, il tweed si sa che rende dopo la camicia nera e l’adesione a Salò; anche simpatico il tale ma bizzarro: una sera alla sua ricca mensa dove ero piccolo ospite gradito, ma da imbambolare, mi disse, Se chiedi a tuo papà vedrai che ti risponde come me che ci sono cose che si vergogna di avere fatto in guerra. Mio padre riferito della frase, mio padre, medaglia d’argento della Resistenza, ex ufficiale gappista delle Garibaldi e resistente fin dal ’35, un cv di antifascista da paura, lui e la famiglia, mi rispose, Dì al signor A. che non ho proprio niente di cui vergognarmi e che solo essere stato lui repubblichino per lui è vergogna bastante. Ricordo la signora B. che, occhi da Santateresa nell’estasi del reazionario, di ritorno da una vacanza nella Spagna balneare di Franco, mi raccontava di come lì tutto fosse in ordine, le strade pulite, la gente che sapeva stare al suo posto, la polizia che poliziava e che niente sindacati… lì la gente lavora. Ricordo anche il signor C. presso la villa del quale ero spesso ospite in vacanza: una mattina a colazione mi disse beato, Tu sai cos’è un norcino – domanda – il norcino è uno che castra i maiali e li macella… ecco i teroni – il lombardo risparmia sulle doppie – bisognerebbe darli in mano ai norcini, e zic fece il gesto delle forbici. Sapeva benissimo che parte delle mie origini affondano nel profondo sud e capirai che goduria sentirsi assimilare a un maiale. Passi il castrato ma sono vegetariano perbacco.

Il fascismo fu ovunque un’ostentazione furiosa di machismo, violento, truce, odioso, col nero anche tra le dita dei piedi, impomatato, smègmico – si guardi si guardi Una giornata particolare, si legga Gadda La cognizione del dolore – fu la canonizzazione dello stupro – lo stesso che invocava il cattolicissimo ( ma bravo scrittore) Claudel nel ’37 contro i rossi di Spagna – fu sistematico, brutale, schifoso, mafioso quanto lo è oggi quello di altre mafie: le donne sempre nel mirino, sempre, sempre, sempre e la menzogna nel taschino, al bisogno. Ora il 25 aprile, bisognerebbe guardare a mio avviso di sfrondarlo del tutto dalla retorica dei coretti e dei cortei, e anche dalla retorica delle memoria ma poi tutti a casa tutti al mare, e guardare al che cosa e se ha realizzato di utile al paese questa rettorica. Il fatto che oggi si torna a diatribare tra retoriche, tra accuse e volemose bbene, oggi che abbiamo un governo parafascista regolarmente eletto e una classe dirigente di sinistra che si distingue da quella di destra per proclami e strilli fuori labiale, non mi pare testimoni a favore di questa retorica ( riassumibile in un motto: chat and bags). Ognuno vede tuttavia che l’andazzo mondiale non è per niente favorevole alle democrazie liberali ( tenersele strette) che sono una scarsa manciata mi pare, rispetto ai paesi oppressi da una qualche forma di fascismo (tutte le dittature senza distinzioni lo sono e la religione, in questa o quella forma, ne è il combustibile), spesso spaventosa, guarda l’Iran e la Russia, la Cina, il Sudan, la Nigeria, il Congo, l’Arabia Saudita, la Tunisia… macché te lo dico affa’, più fasciste di così è difficile. Nella stessa Europa il quadro a oggi 25 aprile 2023 è cupo, se persino le superdemocrazie scandinave ay ay ay ay canta y no llores.

Poi apprendo che il socialista Costa in Portogallo ha avviato in pochissimo tempo un programma, osteggiatissimo dalla destra locale, di trasformazione ecologica del paese. Mi pare che il negazionismo climatico, come lo chiama il socialista Sánchez in Spagna, (tutto ne Il país  di oggi 24 aprile) che il dagli all’Orsa del nostro ragionier Fratini in Picchetto all’ecologia, che le cabine di regia per l’emergenza idrica, che il trastullarsi con l’emergenza creata invece dai motori a scoppio e i noi difendiamo made in ita-lì, ecco tutta questa roba andrebbe ricordata il 25 aprile, Per li-be-rar-ce-ne. Non mi ci vi si fraintenda ma volendo, la lotta potrebbe continuare, a guardare in avanti verso il sol dell’avvenire… anche quello di Nanni Moretti of course.

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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2 Responses to Cento di questi Aprili

  1. azsumusic says:

    I cristiani, cattolici, democratici, sono stati parte integrante della resistenza. Dal comitato di liberazione nazionale, tra i cui fondatori si annovera Alcide De Gasperi, all’Austria del sacerdote austriaco Heinrich Maier, alla Germania della Weiße Rose, emerge la storia di Sophie Scholl. La storia di una donna libera e al contempo fedele verso i propri ideali.

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    • dascola says:

      Sì, fuori di dubbio, bello anche ricordare la resistenza dei protestanti anche di alcuni cattolici tedeschi a Hitler, prendi Bonhoeffer, resistenza finita sul capestro. Vero. Nel caso nostrale il mio dito si punta da sempre contro il Vaticano. È inutile ritenerlo una sorta di epifenomeno rispetto a un cristianesimo diffuso e democratico. Il Vaticano ancora oggi, raccoglie la maggioranza, è la maggioranza, avvalla la lega e FDI da una parte e dall’altra ,ma solo per voce di un vecchio papa argentino, fa discorsi genericamente liberali. Io dico sapendo bene che la maggioranza sta con la mamma cristiana Meloni e il chierichetto Salvini. Ma se deve dire la sua, la dice sempre, è per lodare o mallevare appunto iniziative sconce come quella di riservare posti di “osservatori” nei corridoi di ginecologia che portano alle sale, le poche, per le IVG, in ospedali pubblici of course; il Vaticano, per mano di Paolo VI, dicono abbia vinto il comunismo ( forse ma a me è sempre sembrato moribondo da sé) ma sdoganato il fascismo traverso di CL ( in questi giorni a Lecco una mostra su Dante organizzata da un prof. di Cl tal Nembrini, i cui commenti esposti ai canti fanno rabbrividire per il taglio propagandistico e in sostanza storicamente falso, se vuoi te li mando) e prima ancora la setta fascista di Escrivá, l’Opus Dei, e, se non appoggia, non disapprova i Soldati di Cristo. Ai miei tempi il 25 aprile era tutta una sfilata di piccoli comunicandi/e, la città di Milano; io andavo magari a vedere una mostra sulla Resistenza ( du’ palle ma utile), i miei compagni agli avepatergloria perchè le famiglie ( appunto quelle tipo le di A e B citati nel post) non volevano nemmeno che si intendesse che quella era la festa della liberazione. Oggi invero si recupera il ruolo di molti cristiani nella lotta, un po’ perchè non c’è più il principale attore passato e propagandista, il PCI insieme con i satelliti socialisti e repubblicani e azionisti, un po’ perchè con un governo parafascista appunto, è un bene che qualche prete ( il preposto di Lecco p.es.) ricordi i preti resistenti. ( ma poi deve rassicurare le varie sciure innominepatris che “tutte queste persone di colore in giro, meno male che ai giardini di via*** girano persone normali) E i monarchici? E i liberali? La Resistenza fu nel suo piccolo un fenomeno collettivo e trasversale, vero vero. È vero che molti preti anche in Vaticano nascosero ebrei e fuggitivi in genere. Il papa chiuse un occhio o tutt’e due, aveva paura dei tedeschi là fuori la linea bianca di demarcazione tra regno d’Italia e Vaticano, aveva paura sì ma allora? Aveva così paura che il giorno dopo la guerra il Vaticano organizzò con l’Odessa la fuga di piccoli e grandi capibanda nazisti in sud America, via Spagna e Portogallo dove le dittature erano cementate alla Chiesa. Non parliamo poi del sostegno che ogni regime dittatoriale latino americano ha avuto dalla Chiesa, dico, in Argentina e Cile bastò il tacito assenso, il pallido ammicco o la mormorata benedizione. Poi tu mi dirai che i preti operai e via cantando. Lo so ma quelli erano quasi ipso iure fuori dalla Chiesa e passati, anche per le armi, come rojos, comunisti.( guarda il bel film “Francesco” in merito). In conclusione ripeto, è vero ciò che affemi ma è vero in un ambito cristiano “altro” rispetto alla linea ufficiale del Vaticano, per il quale nutro un simpatico astio come del resto per tutte le “congreghe”. Si sta tanto bene senza. Va da sé che questa replica non può né vuole esaurire il discorso. Occorre poi arrangiarsi a indagare, guardare, vedere soprattutto. Un caro abbraccio.

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