Tempo di inattualità

 
cdn_well_24004i-2
An Unconscious Naked Man Lying on a Table Being Attacked by Little Demons Armed with Surgical Instruments; Representing the Effects of Chloroform on the Human Body – 1912 – Richard Tennant Cooper (1885–1957)

Quand’io era piccino i’ mi’ babbo tra le tante storie che raccontava e ripeteva c’era quella del diamogli un’aspirina. Da parte dei medici militari di allora, tempo di guerre – raccontava – diamogli un’aspirina era la prescrizione per ogni tipo di malattia che non rientrasse nel novero dei disastri, la blenorragia per esempio, per la quale invece avevano tinture e salsepariglie ; in mancanza però di antibiotici. Si agiva, se si agiva, sul sintomo. Diamogli un’aspirina era la panacea, l’elisir di Dulcamara, voglio credere non tanto per ignoranza totale di medici che tuttavia avevano studiato, quanto per scarsità di medicinali adatti e di medicinali in genere. Ora non voglio farla lunga ché mi pare sarebbe di cattivo gusto aggiungere un’altra goccia al vaso sbeccato e traboccato ma osservo che di fronte alla catastrofe, diamogli un’aspirina, mettiamo in campo le pale, anche di elicottero, e i volontari, bella lì, e soprattutto i condizionali futuri e i participi assenti di una politica per mia ferma convinzione patologicamente sorta da e preparata alle mosche dei consigli di classe in oscuri istituti dell’agrigentino, non di più, e geneticamente dall’altra parte della realtà : oltre lo specchio di Alice in un mondo di trattorie e fettuccine e maglioncini della protezione civile. Alé oh oh alé ohoh. Sai vero la storiella di quell’olandesino che tappò il buco nella diga con un dito. Bella lì.

Un amico con buona memoria ieri mi ricordava che già nei primi ’70 il professor Principe di lettere, al liceo Manzoni di Milano, spengeva i termosifoni in classe e tuonava contro le automobili e faceva a suo modo ostruzionismo al dilagare di Fiat 128 azzurre, catafottendosene ad attreversarle non sulle strisce ma rotolando sui cofani anteriori, tra strepiti e furie dei guidatori. E credo che le cose fossero chiare già nel 1974, anno del rapporto del Club di Roma (→Treccani) sulla salute del pianeta. Qui invece si parla di maltempo e di eventi estremi, cioè si attribusce il morbo agli untori. Non alla formidabile diffusione dell’attuale peste nera: l’inquinamento. L’inquinamento nasce dalla canna del motore che scalda l’atmosfera e patatì e patatà alla fine genera il maltempo, nel senso di mala tempora currunt. Punto. Ora mi pare che sarebbe tempo per la politica di darsi al buon tempo di scendere dal pero ma anche da mezza altezza e di buttarsi a capo basso, intanto a studiare che male non fa dicono, e poi in azioni drastiche non in improvvidenze divine cioè ministeriali.

Per l’Italia mi pare che sarebbe il momento di proibire da subito, ma subito domani, ogni tipo di veicolo a combustione, sequestrare e riciclare il parco pubblico e privato attuale (anche la mia Skoda che mi costò 6 anni fa 10k euro ma che non posso sostituire con un elettrica che di euro ne costa 30/40k se bastano e non li ho ; maaa non mi dire tu che non si può fermare il padroncino con il furgone a nafta di 40 anni fa, farlo scendere e buttargli il furgone in un fosso, ope legis) vietarne da domani la fabbricazione e piegare le industrie, che peraltro sembrano più attente all’elettrico di quel ministretto di poco corso che abbiamo, a installare motori elettrici alle macchinine in fabricazione e punto. Poi smettere di trivellare petrolio e gas. Cioè farsi nemica di petrolieri e dame del FAI con il SUV ma dama di compagnia della sopravvivenza; sempre che si punti ad essa. (Poi si sa l’auto è inquinante in sé, mi ricorda lo stesso amico, datosi che è un cartoccio di plastica e metallo).

Inascoltati e anticipatori c’è una schiera di letterati ambientalisti che fuma di rabbia in articulo mortis, prendi Calvino ma anche Rigoni Stern, ma prendi anche Rosi il cinematorgrafaro: Le mani sulla città denuncia la camorra e il suo senso spiccato per il cemento, cioè per la devastazione del territorio. Sento, oh se lo sento, qui intorno a me il coro degli avvocati del diavolo, dei pigri, degli opportunisti, delle persone dal buon senso fino, perversione di ogni senso, che mi rabàrbarano eh ma Paschca’ tuminsegni eccome si fa di ogni cosa che disturbi il delicato loro equilibrio casa-supermercato-terza puntata di Law and Order. Come si fa’ ; si fa; ma ci vuole il coraggio di essere inattuali. Sono stufo dico di sentire sparare cazzate su fratello sole e matrigna pioggia. L’uomo televisivo, anche come commentatore, è scotòmico: vede la goccia sulla punta del suo naso. Di imbecillità si crepa. QED (→ Wiki)

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
This entry was posted in Al-Taqwīm and tagged , , , , , , , , , , , , . Bookmark the permalink.

3 Responses to Tempo di inattualità

  1. Leonardo Taschera says:

    Errata corrige. Non so come fare ad eliminare il correttore ortografico dal computer. Secondo la sua intelligenza artificiale, che evidentemente è a digiuno di latino, ha corretto cupio con copio. Speriamo che in ambito clinico non scambi il fegato per il pancreas

    Like

  2. Leonardo Taschera says:

    Secondo Salgado siamo vicini all’estinzione della specie umana e buonanotte. Non so dargli torto. Tanto per fare un esempio: l’auto elettrica è un’immensa bufala. Non so quante automobili siano in circolazione a livello mondiale né so quanto possa essere il loro incremento nei prossimi anni, soprattutto nei Paesi dove il cosiddetto Pil sta crescendo. Comunque siamo otto miliardi. Vuoi che ci siano meno di due miliardi di automobili? Facciamo pure un miliardo. Dove stockiamo le batterie esaurite? E poi. Le cosiddette terre rare con le quali si concorre a produrle sono inesauribili? E ancora. La ricarica delle batterie non consuma energia e l’energia elettrica non è prodotta attraverso l’uso di combustibili fossili? Prendiamo un’altra fonte di produzione di CO2: l’industria agro-alimentare e quella dell’allevamento, se non erro, la incrementano del 30%. Per non parlare del relativo consumo di acqua che si rivela essere un bene sempre meno disponibile. Secondo un antropologo francese di cui non ricordo il nome, che da trent’anni studia le migrazioni e gli spostamenti dei confini, entro il 2050 – se i processi di mutamento climatico e di incremento demografico avanzano con l’attuale tendenza, e se , come è probabile, aumenteranno i fenomeni di spillover con conseguenti epidemie da virus di cui la non ancora finita sarà un pallido ricordo – avremo due miliardi di migranti che fuggiranno da situazioni ambientali insostenibili; sempre entro quella data l’Africa raggiungerà i due miliardi e mezzo di abitanti la metà dei quali sotto i venticinque anni. “I limiti dello sviluppo” che tu citi è uscito nel 1972 e, sempre a cura del Club di Roma, nel 1974 è uscito “Per uno sviluppo sostenibile”. Lettera morta l’uno e l’altro. Edoardo Bennato cantava in quegli anni “Giù per la discesa”. Evidentemente la specie Homo Sapiens Sapiens è inebriata da un’estasi discesistica che la porta ad anelare un definitivo copio dissolvi. Tanti auguri a figli, nipoti e bisnipoti

    Like

  3. azsumusic says:

    Il grosso dell’inquinamento globale lo producono le industrie, qui come col carbone d’Oriente. Il problema non è solo questo, cioè il cambiamento. Maggio 2008, anno della mia maturità: un mese di pioggia in città. 15 anni fa peggio di oggi? Può darsi, come può darsi che ci sia più gusto, per certi faccendieri, nel realizzare opere post catastrofe anziché prima. Nell’emergenza non si badi a spese, sia chiaro. L’importante è far credere che il buon padre di famiglia ci sia, anche se questo si gioca lo stipendio alle slot machines. Tanto poi ci pensa mamma a inventarsi qualcosa per i propri cuccioli. Insomma, di piogge e terremoti ne è pieno il mondo da quando esiste. Pensiamo alle ere glaciali: si può davvero credere che queste siano state la conseguenza di peti sfornati dai dinosauri? Se ci fossimo davvero tropicalizzati, dico davvero, al pari del Giappone, staremmo in balia dei cataclismi piuttosto che cullati tra piccole pioggerelle. Certo, pure ai tropici si contano i caduti quando giunge la natura per ricordare agli omuncoli di starsene al proprio posto. Eppure le nostre rimangono solo quattro gocce, solo quattro, quattro e ben distribuite. Dei leali spalla contro spalla più che delle mitragliate alle spalle. Di che parliamo? Parliamo del capro! Del Benjamin Malaussène d’occasione. Proprio lui, lui che tutti, tutti quanti, preferiscono accusare per non vedere di cosa son fatti. Fatti di errori, bugie, tradimenti, vendette. Fatti di amore solo per garantirsi un biglietto con destinazione la vita eterna. Fatti di cause e conseguenze disconosciute.

    Like

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s