Letture – Animale morente

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Andrea Jansens – Thinking is Ok. – http://www.andreajanssens.com/new-gallery-5/

Diciamo che non è colpa sua se vive appieno, ma con sviste sospette, in un mondo dove il possesso, di qualità senza qualità, dà al giudizio forma perentoria, successo. Con il rispetto, la circospezione e l’ammirazione dovuti a uno scrittore che ha sfiorato il Nobel senza convincere la Regale Accademia ad assegnarglielo, presa si sa com’è a partorire premiaturi tra gli iscritti alla Lega adenoidèo-comunista di Transnistria, la lettura di Animale morente di Philip Roth mi ha lasciato l’impressione tanto del talento che esplode quanto del suo farsi risucchiare o sostare sull’orlo di un buco nero, quello del luogo comune. In Animale morente persino la morte è un luogo comune, il solito cancro, il solito ictus, un ballo in maschera; la mitologia americana, figli, familia, padre, Analista, Porsche, pube, libro e maschietta. Ma tant’è, Roth fa parlare un uomo, inutile come nella canzone di Rascela, prufessùr, colto, al solito e, quanto un personaggio di Allen senza-orore-de-se-stesso, o tale che l’orrore di se stesso ha superato la possibilità di dirsi, Oh to’; ma non più o non meno di un direttore marketing, di un finanziere, di un direttore creativo, di tutto il superurbian power. Gibigiàne; il mondo fatto a immagine e somiglianza di un ologramma. Possesso e accumulo. Così l’Iogrillo parlante del libro, un chiacchierone compulsivo, non parla d’altro; di come il possesso, figa tette culo pelo altrui, stia al vertice e nello stesso tempo alla base di ogni intesa sottesa…con prudenza o cade la scure del carnefice, nè Weinstein… tra dominanti umani americani, qui al solito Hey Judeb. Che poi vuol dir tutti, ché la lotta di classe è stata sostituita dalla rivoluzione borghese dei costumi, intesi mutande, gonne e pantaloni, dettaglio che Roth trasmette di sbieco, lasciando all’iperparlante il ruolo di cabalista sociale e di se medesimo, critico del movimento che da noi sfocerà nel ’68 quale caricatura dei moti pel pane, e degli scioperi per le otto ore. Bon, tutto il subbugliòlo borghese a cosa portò, domanda e risponde Roth, se non a possedere pantaloni, capelli, spinelli, bagaglio da copula… qui sfociò nel terrore, uso politico del fucile; il dogmatismo americano, si legga American pastoral, del ribaltone non riuscì a superare l’aspetto tricoteur… scopare, il termine ricorre molto nel breve lavoro di Roth affilato dal lugubre suo sinonimo andare-a-letto, atto questo che la maggior parte di noi compie quasi ogni notte senza che all’andare si associ di necessità il venire. Libro politico, borghese, Animale morente è l’occidente trasfigurato nella testa di questo dr. Kapesh, povròmm consapevole e addomesticato, uomo pieno di Qualità, dunque ohne (eigene) Eigenschaften oh Musil, maniaco sessuale anorgàsmico e persino carente di un Hitler all’orizzonte, di una rabbia, di un’indignazione, emozione, bersaglio; epìtome di chi ha sposato l’arte e la mette da parte, cunnòfilo che invecchia attizzato dalla sua incredibile o ineguagliabile attitudine all’erezione, e che della critica ha fatto il suo far qualcosa che, laggiù, oltreoceano, procura macchine di lusso, appartamenti con pianoforte e tutto un circondarsi e circoncidersi d’arte appropriandosene come fosse figa ma senza produrne come fosse figlia. Come se si potesse possedere un’esistenza senza esserne posseduti, morire. Come si potesse possedere l’arte senza farne parte, finire… Kapesh suona da umile saccente son petit piano, possiede tutte le sonate di tutti ma nessuna lo possiede. Animale morente è la radiografia cinematografica del nostro mondo incapace di sfuggire all’accumulo, al capitalizzare tutto; più che un libro una diagnosi. Infausta benché… non sono riuscito a capire se generosa; forse, compiacente, non saprei. Dunque rileggere Il teatro di Sabbath dello stesso Roth o il Reigen/Il Girotondo di Schnitzler; dove c’è il resto, sarcasmo, ghigliottina, trincea. Finis. Peraltro il libro è altro, oltre, come ogni libro autentico non è uno, ma molti. Così si può leggere qui in https://www.biuso.eu/2018/01/07/roth/  che cosa ne cattura A.G. Biuso il noto filosofo di Catania.

a.  da 26:40 in  https://www.youtube.com/watch?v=JIMdhdndqXk 

b. gioco di parole tra il tedesco Jude, ebreo, e Jude, Giuda in inglese, nota canzone di Lennon-McCartney, The Beatles, 1970 https://www.youtube.com/watch?v=A_MjCqQoLLA&list=RDA_MjCqQoLLA&t=31

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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5 Responses to Letture – Animale morente

  1. Pingback: Letture – Animale morente — Pasquale E.G. D’Ascola | l'eta' della innocenza

  2. Biuso says:

    In colui che bacia la scrittura persino la noia, la ripetizione e la banalità possono diventare disvelamento e redenzione. Grazie, Pasquale.

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