L’irritante, la carogna, il cafone

caduta-di-costantinopoli-1598-1605-tintorettoJacopo Robusti, Il Tintoretto (1519-1594) La caduta di Costantinopoli – Palazzo Ducale – Venezia

La fossa di Katyn, non so forse è ancora il posto accogliente in cui Stalin (1940) ordinò di seppellire i cadaveri dei circa 22.000 prigionieri polacchi ammazzati; classe dirigente, professionisti, nobiltà d’arte, di penna, di antichità, ufficiali e sottufficiali dell’esercito rovinato dai tedeschi. Il progetto era quello e si sa che fu messo in atto, di tagliare la testa alla Polonia, polacco incluso, casomai presto o tardi avesse voluto tirarla su e costituirsi nazione. Patria. De gustibus, non ad libitum sputazzellam…Totò, in Totò, Vittorio e la dottoressa. 

Martedì 29 maggio 1453, all’alba, gli oltre 160.000 uomini del sultano Maometto II, giannizzeri in testa, conquistarono Bisanzio ai suoi nemmeno 7000 difensori; è un paradosso ma la data è assunta come spartiacque tra il medioevo e il mondo moderno; sarà; oggi i ciarlatani stanno riuscendo in un’opra senza nome1 più ambiziosa e perversa, conquistare il mondo. Data da stabilire previo appuntamento, spartiacque tra cosa e cosa, hmmm. 

Alberto Giovanni Biuso in Contro il politicamente corretto, https://www.biuso.eu/2018/08/20/contro-il-politicamente-corretto/  compiuta una grave prospezione dell’argomento in uno dei commenti conclude, L’attacco alla lingua, alla sua complessità, alla sua polisemanticità e anche alla sua durezza, è un attacco a uno dei nuclei stessi dell’esistere, poiché complessa, molteplice e dura è la vita. Un attacco a tutto fronte, proseguo a corollario, per conquistare il mondo, care sorelline dello zucchetto del rabbi Zuckerzacker. Non la date a bere. Sotto il sorriso beota, tra post di torte, tramonti e infanti beanti, assassine pisciate veleno.

Due fatti mi hanno tormentato il sonno l’altra notte, la lettura dolente, per me, di questo  nuovo appunto del Biuso nel suo blog, la concomitanza col convegno dei coccolini di Cielle a Rimini e la scomparsa della gatta l’altra notte. Presagi. Nel sonno un sogno mi ha visitato, sogno da intendersi desolato e agghiacciante quanto il palazzo immenso, fuga di colonne infinita, oscuro in cui m’aggiravo costretto dal sogno a visitarmi io me stesso me, oppresso dalla miseria di volte immense e vuote, di una penombra manoscritta a Saragozza. Dopo un lungo agitarmi, un lampo tale da aprirmi gli occhi sul buio vero delle due di notte, l’apparizione nel sogno della gatta, con il suo balletto di gesti parlanti. La gatta non c’era ancora, rimasta nel sogno, tornata l’indomani mattina, ma del sogno un segno… gatti, si sa sono nunzi degli dèi. 

Ora vengo e mi spiego per quei pochi lettori che si trattengono sul peso delle parole. Parole. Il gesto delle parole. Leggere Brecht in proposito. Lezioni. Poesie. Sogno in chiaro di un incubo antico, dalla rovina di Atene, ma Serse l’irritante contro il greco non potè far nulla, barbaro era e tale rimase, alla caduta di Bisanzio appunto, che del greco invece fu svuotata; il palazzo vuoto, svuotato del sogno è il vocabolario, il greco che appunto il politicamente corretto sta cercando di far fuori, dopo lungo assedio. V’è a carico di chi trova il diavolo nelle parole, la convinzione, corretta peraltro, che le parole sono punte, lame, sono in una parola, ah ah, la nostra stessa costituzione di corpi che mentono, sono una minaccia, una colpa, vittime designate tali. Streghe. Le streghe di Macbeth hanno uno scilinguagnolo da non credersi. Sono invece le nostra cuoche e il nostro alimento. Altroché. Macbeth non capisce niente. Solo uno spadone con dietro una carogna tra cafoni prostrati. 

Ora me ne infischio delle letture di ortodossia analitica esattamente come non credo, detesto, combatto qualunque ortodossia, per istinto di sopravvivenza prima che per convinzione contro una politica che nel correzionale trova la forza e la forma peggiore del proprio essere, in sostanza e sempre, una mascherata più o meno ridondante del controllo e della detenzione. Bref, che il palazzo vuoto e in penombra possa venirmi a dire di sessualità nascoste e concamerate, di uteri e vagine, mi fa, nello specifico, piuttosto sghignazzare, benché sia propenso a considerare il vocabolario onirico costituito sì da un repertorio di a aa ab z y, comune ma non uguale per tutti, a ognuno il suo Zingarelli. È l’uso dell’immaginazione che fa il vocabolario, non l’abusarne e sopprimerla, ovvero è l’uso che fa delle parole segnali, gesti che vogliono intraprendere; il discorso; dunque il senso che sappiamo vuol dire in primis direzione. Per andare dove dobbiamo andare dove dobbiamo andare?Malfatte malfattrici, glandule miiituitarie, sansepolcriste senza il beneficio del peccato, scagliatrici di prime pietre, questi delinquenti del politicamente corretto, dovrebbero essere rinchiusi per qualche anno nel castello d’If a guardare e riguardare tutti i film di Totò ad anello, anche chi non sa l’italiano, così l’imparano; paesaggi senza cime né boschi né acque. Di notte, luce spenta e voce di Carmelo Bene che dice Leopardi. Non è un caso peraltro se il comico in particolare modo, attinge al vocabolario con destrezza per svelare l’inganno dietro la maschera umana, la bestia senza virtù. L’irritante, la carogna, il cafone. Ed ecco la gatta che, priva di parole, col semplice accenno di una zampa o del muso, col gesto del corpo costituisce un vocabolario, aspira al dire. La correttezza politica eccola spiegata, un palazzo vuoto, un meeting di analfabeti comunicandi, comunardi in riviera, liberati da ogni intelligenza. Abbiette zingare senza il beneficio del melodramma, quinta colonna in quarto stato del pensare, stalinisti in tonaca e tanica di benzina, affossatori comuni. Non c’è differenza. Un catino con la pretesa di contenere il mondo. Katyn.

E per finire in bellezza e con qualche tocco d’allegria si guardi e ascolti https://www.youtube.com/watch?v=mS0jYC9rs1c

p.s. dovranno ammazzarmi per farmi dire di colore. Negri.

1 G. Verdi Macbeth  A3/S2  https://www.youtube.com/watch?v=h3wwCml2LhA

2 in Totò, Peppino e la malafemmena  https://www.youtube.com/watch?v=6d_2HzW6rMY

About dascola

P.E.G. D’Ascola ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: "Le rovine di Violetta", "Idillio d’amore tra pastori", riscrittura di "Beggar’s opera"di John Gay, "Auto sacramental" e "Il Circo delle fanciulle". Sue due raccolte di racconti, "Bambino Arturo e il suo vofabulario immaginario"" e "I 25 racconti della signorina Conti", i romanzi "Cecchelin e Cyrano" e "Assedio ed Esilio", tradotto questo anche in spagnolo da "Orizzonte atlantico". Nella rivista "Gli amanti dei libri" occupa da molti anni lo spazio quindicinale di racconti essenziali, "L’ElzeMìro".
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8 Responses to L’irritante, la carogna, il cafone

  1. prapaomag@libero.it says:

    Caro Pasquale,

    eccellente. Così come l’attenzione eretica alle parole (bombe atomiche, altro che stiletti), all’uso della lingua (la cassazione del congiuntivo da parte dei potenti: la Congiura del Congiuntivo), il politicamente scorretto (e, se si comincia a scorreggere…). Sento tornarmi il fiato, dopo aver pensato per anni di essere un insopportevole ed insopportando rompipalle, a sua volta insofferente al limite del patologico. Un poco di compagnia chiarisce che si è ,almeno, epidemia in nuce. Alè, dajje! Un abbraccio. Paolo

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  2. Biuso says:

    Grazie per la splendida risposta, Pasquale. Il tradimento dei “progressisti” -ormai al fianco dei maomettani (sento le ossa di Voltaire rumoreggiare nella tomba)- viene ogni giorno confermato dalla loro abissale distanza dal popolo.
    È quanto si evince anche da due articoli usciti oggi.

    Il primo sul Fatto Quotidiano, dove Beppe Grillo nota anche lui la massiccia presenza dell’opposizione al meeting dei potenti (cattolici e laici) di Rimini:
    La lettera di Beppe Grillo al Fatto Quotidiano “Che strana opposizione scomparsa tra le lobby”
    https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/che-strana-opposizione-scomparsa-tra-le-lobby/

    Il secondo è l’editoriale di Norma Rangeri sul manifesto, nel quale invita ad andare In piazza contro il ministro della vergogna
    https://ilmanifesto.it/in-piazza-contro-il-ministro-della-vergogna/
    Ma non so quanto potrebbe giovare all’opposizione scendere in piazza con alla testa soggetti quali Roberto Saviano, Eugenio Scalfari o Asia Argento.

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    • dascola says:

      Caro Alberto, e Cacciari, dove mi metti Cacciari, destituito prima come bell’uomo e dopo come filosofo, cattedra di Verzè & Salute. Oggi sul tardi mi divertirò con un commento ad hoc alla sua uscita più che rabbiosa in uno dei consueti avatar in mezzobusto. Vedi che stanno facendo ciò che preconizzo da qualche giorno, le serpi si rivoltano. A te un caro abbraccio. Tu m’en diras des nouvelles

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  3. Biuso says:

    Delle tante onde del tuo fiume di parole, scelgo il finale, anche perché sintesi di quanto hai pensato:

    “La correttezza politica eccola spiegata, un palazzo vuoto, un meeting di analfabeti comunicandi, comunardi in riviera, liberati da ogni intelligenza. Abbiette zingare senza il beneficio del melodramma, quinta colonna in quarto stato del pensare, stalinisti in tonaca e tanica di benzina, affossatori comuni. Non c’è differenza. Un catino con la pretesa di contenere il mondo. Katyn”.

    Sono sempre stati una farsa, la farsa del dio che muore per gli umani (!!), ma spesso hanno attinto la forza del pensiero, tramite la fonte greca, la traduzione in greco dei miseri concetti biblici.
    Ma a Rimini…a Rimini è esattamente e soltanto ciò che tu descrivi.
    Come dicono i politicamente corretti, “si dovrebbero vergognare”.

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    • dascola says:

      Sì forse troppe caro Alberto,in piena improvvisa, esondanti. Per quanto riguarda la farsa e benché non sia di preciso la mia partita, di dèi morti sepolti, smembrati, squartati, rinvivìti, assunti al cielo o viceversa, tu meglio di me sai che ce n’è a vagonate nei mitologemi all over the world. Quindi non è nemmeno da escludere che per alimentare e completare il proprio mito personale, è costume comune ai paranoici, lui stesso o i suoi evangelisti, abbiano preso a prestito i pezzi per creare il Frankenstein leggendario che tutti sappiamo. O Maometto non si fece Mosé per folgorare gente totalitaria per natura, mica Greci o Romani; è la differenza tra Oriente e noi, noi Greci dico. Se non ti assumi al cielo non ti credono. Anche gli Augusti si inventarono genealogie divine. Ma sappiamo che ormai Roma era in declino. Gli imperatori cinesi e giapponesi, imperi non avrebbero retto a bastonate non si fossero fatti figli del cielo. Guarda, il comitato centrale del partito comunista cinese in qualche modo recita ex cathedra coeleste, la propria politica. La gente prima crede, ma del resto crede al Bingo nei bar tabacchi, poi tacita l’intelligenza, quindi acconsente; la vicinanza di un dio, anche se se ne sta chiuso in una città proibita come la più grande delle signorine grandi firme, per osmosi a distanza fa di ogni cialtrone un similoro del Reno. Il Greco con i suoi difetti fu la vera rivelazione al mondo di come avrebbe potuto essere. La vittoria di Salamina ritardò soltanto lo sfàkelos. Poi,come diceva Céline, tutti cinesi. Non ho nulla di personale ma li conosco un po’, almeno i cinesi e in loro vedi proprio che l’autorità autoritaria, il Kamikaze o lo stupratore seriale di Nanchino, è interiorizzata. Non è un caso, la parola filosofia non esiste.

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